Asia Pulp & Paper (APP) ha avviato una intensa operazione globale per la salvaguardia delle foreste e la produzione sostenibile di cellulosa e carta.

Come annunciato con una breve nota pubblicata nel mese di maggio, abbiamo avuto l’opportunità di visitare il siti forestali di Sumatra in cui Asia Pulp & Paper (APP) ha avviato un ambizioso e importante progetto per il ripristino delle foreste originarie, la coltura di alberi per la produzione di polpa legno senza alcun taglio dalle foreste. In più, in collaborazione con Greenpeace, WWF e istituzioni ed enti governativi, ha avviato un programma per la sostenibilità sociale delle popolazioni dell’Indonesia, collaborando attivamente alla realizzazione di comunità agricole sostenibili e indipendenti.

Chi è APP

La sede di Sinar Mas a Gicarta

La sede di Sinar Mas a Giacarta

APP (Asia Pulp & Paper) – società del gruppo Sinar Mas che possiede banche, assicurazioni, aziende agro-alimentari e immobiliari – è il più grande gruppo industriale di produzione di cellulosa e carta con piantagioni e stabilimenti in Indonesia e in Cina, con una capacità produttiva totale di circa 20 milioni di tonnellate di cellulosa, carta e prodotti derivati, commercializzati in oltre 120 Paesi. La maggior parte degli impianti produttivi vantano la certificazione “Chain-of-Custody” concessa da SVLK, LEI e PEFC.
Dei vari siti produttivi di carta e polpa di cellulosa abbiamo visitato lo stabilimento Indah Kiat Pulp & Paper Tbk a Perawang, nella provincia di Riau dell’isola di Sumatra di cui riferiamo a parte.

Acqua e non fuoco

piantagioneTutto è iniziato nel 2013, quando i quotidiani e le tv del mondo informavano sui drammatici incendi di foreste e aree torbiere dell’isola di Sumatra in Indonesia. Ma non solo quelli: la caligine provocata dagli incendi a Singapore e Malesia stavano compromettendo le foreste del sud est asiatico con danni sul clima mondiale, di cui forse stiamo avvertendo le conseguenze in questo settimane.
In realtà le iniziative per la sostenibilità da parte di APP risalgono a qualche anno prima e recentemente è stato anche siglato un accordo tra Indonesia e UE per la sostenibilità forestale.
Contrariamente a quando si può pensare le regioni a cavallo dell’equatore nel sudest asiatico sono soggette a periodi di siccità e molto vulnerabili agli incendi. In particolare Sumatra la cui regione centrale è occupata da vasti territori di torbiera, un combustibile naturale particolarmente infiammabile, che ancora in anni recenti hanno subito devastazioni dovute al fuoco. Incendi a volte anche dolosi per far spazio a piantagioni di palme da olio. (1)
APP si è quindi impegnata, collaborando attivamente con il governo centrale e l’amministrazione provinciale, in varie operazioni di salvaguardia, ripristino e cura dell’ambiente.
A parte gli incendi, si calcola che la deforestazione nel mondo provochi emissioni di CO2 più del doppio rispetto alle emissioni di tutto il traffico mondiale (2). Nel recente incontro sul clima a Parigi si sono prese alcune misure che tuttavia lasciano perplessi molti ambientalisti in quanto potrebbero dar origine a speculazioni non sempre molto chiare (3).

La roadmap

APP ha deciso quindi di farsi parte attiva nella riduzione delle emissioni di gas serra globali, con una serie di azioni e sostenendone i costi. Ma come abbiamo potuto constatare, le sue attività vanno oltre e si estendono alle comunità locali e al benessere della popolazione e dei propri dipendenti che nel mondo sono oltre 80.000. indah kiat
Nel giugno 2012 APP pubblicava la “Sustainability Roadmap Vision 2020”, un percorso verso la sostenibilità, pietra miliare nella storia della più grande azienda di carta e cellulosa dell’Asia e tra le prime al mondo.
«Questa operazione – ci ha detto Danilo Benvenuti direttore regionale Europa di APP – ci ha impegnati in un viaggio che pone la sostenibilità ambientale al centro strategico di ogni aspetto del nostro operare. Una via non facile e siamo consapevoli delle sfide che abbiamo davanti a noi. Il 5 febbraio 2013 abbiamo pubblicato la nuova Forest Conservation Policy, la nostra nuova Politica di Conservazione Forestale, la cui più significativa parte è stata l’annuncio dello stop immediato del taglio delle foreste naturali in tutta la nostra catena di approvvigionamento. Il nostro obiettivo è chiaro: no alla deforestazione
E infatti è su questo aspetto che concentriamo la nostra visita a Sumatra. Con un volo di circa due ore da Giacarta ci portiamo a Pekanbaru, capoluogo della provincia Riau in cui opera anche la cartiera Indah Kiat.
La nostra visita monitorizza i tre aspetti operativi in cui agisce APP: il ripristino della foresta originaria con la salvaguardia delle specie vegetali e animali che erano a rischio estinzione; le piantagioni controllate di eucalipto e acacia per la produzione sostenibile di cellulosa; il sostegno delle comunità locali con progetti agroalimentari sotto il controllo di esperti agronomi.

Elefanti e farfalle

L'autore alle prese con il giovane Bubu

L’autore alle prese con il giovane Bubu

La prima parte del programma ci porta all’Arboretum, area di 173 ettari classificata come foresta protetta, in grado di ripristinare le caratteristiche ecologiche originali, che ospita 135 specie di piante da fiore molte delle quali endemiche e medicinali, 16 specie di palme, e numerose specie di alberi da frutto e da legname, tuttavia non utilizzate a uso industriale. Tra i principali mammiferi Arboretum ospita anche l’elefante (Elephas maximus), l’orso malese del miele (Helarctis malayanus), la scimmia dalla lunga coda macaco cinomolgo,  (Macaca fascicularis), e diversi mammiferi di piccola taglia, tutti endemici dell’isola. Ovviamente sono presenti pitoni e una varietà notevole di uccelli, insetti e farfalle che farebbero impazzire i collezionisti.
Arboretum è anche un laboratorio didattico a uso delle scuole, ed è curato da agronomi ed esperti forestali e laboratorio per Università e enti di ricerca.

Laboratorio del seme

APP e i suoi fornitori lavorano senza sosta per migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse e la qualità della pasta di legno. Negli ultimi anni, la ricerca si è concentrata sul miglioramento genetico del materiale vegetale, sulla gestione dei vivai e sulla riproduzione, sull’identificazione delle cultivar più adatte a ogni terreno.

I semi di acacia sono accuratamente selezionati

I semi di acacia sono accuratamente selezionati

La visita alla cartiera Indah Kiat inizia appunto dai laboratori e ai vivai APP per la ricerca e lo sviluppo in silvicoltura. Qui si analizzano e si selezionano i semi di eucalipto e acacia, che saranno piantati nei vivai da cui saranno poi trasferiti alle vaste aree delle piantagioni controllate. Si noti infatti che a partire dal 1° febbraio 2013 è stata sospesa ogni attività di abbattimento delle foreste naturali in attesa del completamento delle valutazioni HCVF e HCS. Negli ultimi anni, la ricerca si è concentrata sul miglioramento genetico del materiale vegetale, sulla gestione dei vivai e sulla riproduzione, sull’identificazione delle cultivar più adatte a ogni terreno, sulla limitazione delle perdite di materiale legnoso nella movimentazione e nel trasporto.
vivaio1Le piantine allevate nel vivaio sono poi trasportate alle piantagioni in aree identificate con analisi satellitari, supportate dagli studi in loco, e candidate a divenire piantagioni.

Piantagioni controllate

L’approccio HCS distingue tra foresta naturale e terreni degradati su cui sussistono solamente alberi di piccola taglia, arbusti o erba, e opera una classificazione della vegetazione in 6 categorie distinte dalla foresta ad alta densità (HK3), foresta di media densità (HK2), foreste a bassa densità/in rigenerazione (HK1), foreste in rigenerazione (BT), boscaglia recente (BM) e terreni disboscati/spogli (LT). Per APP, la soglia HCS viene definita, a seguito delle analisi in campo, nell’ambito della categoria denominata vecchia boscaglia (BT).
protezione incendiAttraversiamo le nuove piantagioni di cui possiamo farci un’idea panoramica osservandole da una della torri per il controllo e la prevenzione degli incendi. La professionalità di questa importante funzione si è avvalsa della consulenza dei servizi anti incendio di Canada e Sud Africa: da questa torre, e altre dislocate nei punti strategici, il monitoraggio è continuo e attento. (4)
Da qui possiamo renderci conto della crescita delle piante destinate in parte alla produzione di cellulosa. Il terreno è ricoperto da fitti boschi in cui l’altezza, e la tonalità di verde, delle piante ne indica l’età: dai primi appena giunti dai vivai agli alberi di sei mesi, di 4 anni fino ai 6 anni, età in cui sono pronti per il taglio, quando saranno sostituiti dai nuovi arrivi.
«Lavoriamo con The Forest Trust (TFT) e un numero di altre organizzazioni non governative (ONG) e rappresentanti istituzionali per sovrintendere all’implementazione della FCP e monitorare il nostro progresso in tale direzione – ci spiegano i nostri accompagnatori – Operiamo in un’area particolarmente sensibile e il capitale naturale è alla radice del nostro stesso capitale economico. Le istanze per noi sono: il clima, la conservazione del pianeta, la comunità, il commercio e siamo determinati a trovare il modo di indirizzare queste quattro istanze per prosperare in armonia l’un l’altro.»

Siamo felici qui

Le comunità della provincia Riau coltivano tra l'altro l'albero della gomma

Le comunità della provincia Riau coltivano tra l’altro l’albero della gomma

Prima di rientrare è d’obbligo una visita a una delle tante comunità locali che hanno in concessione terreni in cui vivono e che coltivano in proprio, sempre con l’assistenza di agronomi. (5)
Quella che visitiamo è una piccola comunità di nove famiglie che qui coltivano frutti tropicali, tra i quali domina la papaia, legumi e altri prodotti ortofrutticoli che vendono ai supermercati del capoluogo. Notiamo anche numerosi alberi della gomma la cui raccolta sia pur artigianale dà un’ulteriore fonte di guadagno.  A questo proposito la loro preoccupazione maggiore è l’incostanza del clima, fatto che denota come il degrado delle foreste abbia realmente causato quel cambiamento climatico che noi tendiamo ancora a sottovalutare. In queste regioni comunita_signorasull’equatore e influenzate dai monsoni, si alternano la stagione secca e quella delle piogge. Eppure oggi il clima non è più così prevedibile, e i raccolti possono essere compromessi da un lungo periodo di siccità o, peggio, dai nubifragi tropicali. I telegiornali che mostrano le città invase dall’acqua, non si soffermano invece sul fatto che intere regioni possono nel frattempo perdere tutto il lavoro di una stagione.
Nella comunità ci accolgono alcune signore, mentre figli e mariti sono al lavoro nei campi e che ci salutano con molta cortesia al rientro per la pausa pranzo. Dopo averci offerto frutta d’ogni genere e le immancabili bottiglie d’acqua, si intrattengono brevemente con noi rispondendo alle domande dei giornalisti. Prima di lasciarci chiediamo sono sono felici. La nostra interlocutrice ride di gusto e ammette: «Sì, qui stiamo bene e siamo felici, perché viviamo in un ambiente immerso nella natura ma ben gestito e confortevole. Le scuole non sono molto lontane e i nostri figli sanno di avere, se lo vogliono, un avvenire nel loro Paese.» La lingua di comunicazione è la bahasa indonesia, la lingua ufficiale appositamente creata per uniformare la comunicazione in un Paese che con i suoi 300 gruppi etnici conta 500 lingue e dialetti diversi. Ma praticamente tutti i giovani sono in grado di conversare in inglese.

NOTE

(1) Nel 1997 oltre 6 milioni di ettari di aree forestali di Sumatra e regioni limitrofe furono distrutti producendo oltre un miliardo di tonnellate di emissioni di carbonio e provocando un indice PSI record di 226 a Singapore, con conseguente riduzione della visibilità e gravi problemi di salute in gran parte del Sudest asiatico. La causa principale era dovuta a incendi delle torbiere, vaste zone coperte di materia vegetale parzialmente decomposta che, quando secca, diventa infiammabile. La combustione rilascia massicce quantità di carbonio nell’atmosfera e rende coltivabili queste aree, di cui l’Indonesia è ricca. Per questa ragione, gli europei prima gli indonesiani dopo, hanno devastato le foreste primarie di Sumatra per il legname e la produzione massiccia di olio di palma, largamente usato nei prodotti alimentari e cosmetici.
(2) La deforestazione e la degradazione di foreste rappresenta il 20% delle emissioni globali di CO2 causate dall’uomo. In confronto le emissioni di CO2 di tutto il traffico su terra, aereo e marittimo ammonta al 13%.
(3) Nell’accordo di Parigi l’articolo 5 del testo riferisce di un meccanismo, chiamato REDD+ per definire la riduzione di emissioni dovuta a riduzione della forestazione e della degradazione forestale. Secondo quanto riportato in un articolo su La Stampa di Torino “Attualmente un albero tropicale ‘vale’ circa venti centesimi dollaro sul mercato internazionale delle emissioni, al netto dei costi, dato un prezzo di mercato di 2 dollari per tonnellata della CO2. Chi ci guadagna? Principalmente compagnie private, spesso straniere, con competenze specializzate nel mercato REDD+. Quasi mai sono comunità indigene o comunità locali. C’è di peggio: negli anni passati sono occorsi numerosi esempi di sciacallaggio da compagnie straniere che hanno comprato pezzi di foresta dalle popolazioni per pochi spiccioli.”
(4) Per quanto riguarda la protezione delle torbiere dai pericoli di incendio, con la consulenza di esperti olandesi APP ha realizzato una serie di canali all’interno dei quali ha allestito una serie di piccole dighe, che permettono all’acqua di mantenere umida la superficie del terreno e la torba.
(5) Per questa attività APP Asia Pulp & Paper ha creato la Fondazione Belantara che opera in collaborazione con WWF e Greenpeace per il coordinamento delle attività di conservazione del paesaggio, individuate da APP come aree critiche nel 2014 nelle isole indonesiane di Sumatra e Kalimantan per complessivi un milione di ettari. Alla Fondazione lavorano 160 professionisti dei settori agricolo e forestale; il progetto Belantara ha dato vita a 25.000 aziende agricole e ha creato 90.000 posti di lavoro. Tra le attività collaterali produce biogas per ridurre le emissioni di CO2 e fornire energia alle comunità locali.