È un aforisma, leggo tutto tranne i libri, di Camillo Cuneo, arti-ista con un rapporto particolare con i libri e le lettere. E con la Cultura.

bruttobelAndiamo a trovare Camillo Cuneo nel suo rifugio in un bosco a Favale di Màlvaro, valle secondaria e poco frequentata dell’entroterra ligure in Fontanabuona, terra di ardesie e emigranti.
Favale forse detiene il record dell’emigrazione, iniziata già in quel fatidico 1492 con Cristoforo Colombo. Nell’800, tra i favalesi che raggiunsero ‘la Merica‘ vi furono nientemeno che i genitori di Amadeo Peter Giannini fondatore nel 1904 della Bank of Italy, e José Mujica figlio della favalese Lucia Cordano ex presidente della Repubblica di Uruguay. E ogni anno, l’ultima domenica di giugno gli emigrati o i loro discendenti si ritrovano in questo sperduto borgo che le cronache hanno citato recentemente solo per la imponente frana del Monte Ghirfo che ha isolato gli abitanti per settimane.
Sarà l’isolamento naturale, sarà anche la leggenda che vuole il nome del paese derivato dal latino medievale col significato di ‘fiume avvelenato’ perché i residenti ne avvelenavano le acque per evitare gli invasori, romani, lanzichenecchi o saraceni che fossero, qui non è facile arrivare, ma è facile meditare.

L’opera non è in vendita

L'articolo che un quotidiano dedicò a Cuneo dopo l'incontro con Woody Allen

L’articolo che un quotidiano dedicò a Cuneo dopo l’incontro con Woody Allen

L’incontro con Camillo Cuneo, scultore, attore e musicista dell’avanguardia genovese che qui ha trovato rifugio dal 1996 perché qui può esprimere in libertà completa la sua arte, viene da un aneddoto che ci racconta il poeta della tipografia, l’editore Alberto Casiraghy.
Con il suo gallerista si trova a New York dove espone alcune sue opere tra le quali il pezzo unico irriproducibile “L’inevitabile conseguenza del Bignami” antitesi dello spessore culturale, una pagina del noto manuale pressata nel plexiglas con dietro il nulla. All’esposizione Woody Allen se ne innamora perché esprime l’essenza americana e vuole acquistarlo e il gallerista è felice di presentargli l’Autore. Ma il famoso regista non lo degna di uno sguardo e lui offeso dichiara che l’opera non è in vendita.
«Ma non volli venderglielo solo per quel motivo – ci dice – all’epoca si sposò la sua figlia adottiva… e io per i pedofili non riesco a tifare

E questo denuncia immediatamente il carattere di Camillo Cuneo – che come Allen è di famiglia ebraica, e per di più genovese. Il fatto ci intriga e vogliamo conoscerlo di persona a costo di perderci nelle valli evitando accuratamente di abbeverarci al fiume.

Casa della Gratitudine

Nella Casa della Gratitudine, come recita il cartello che ci accoglie, insieme a gatti e galline, entriamo in un mondo surreale, fatto di fini lavori di falegnameria, utili e inutili, come ci piace definirli.

Mensola componibile

Camillo ci mostra come si incastra la robusta mensola componibile

Quelli utili sono ad esempio robuste ed eleganti mensole componibili; quelli inutili, o presunti tali, le lettere, caratteri tipografici in legno sagomati per essere composti in parole o frasi. Tra i tanti esempi, anche illustrati nelle immagini, citiamo l’OCCHEI scritto proprio così, realizzato per rendere la grafia secondo la pronuncia “per gli africani che vengono da noi e devono imparare la lingua”. E mentre siamo lì, giunge una telefonata che gli commissiona proprio l’OCCHEI. Il caso, si dice.

mensole4Ma per Camillo il caso non esiste «È l’Universo che ti risponde» ci dice convinto, perché questa è la sua filosofia. Il nostro corpo non è che l’abito da lavoro dell’anima. Quando si muore non si fa altro che cambiare il guardaroba. E da qui nascono i suoi aforismi, o il suo dizionario e i dis-proverbi, e altri scritti (che si trovano in internet); è la parte intellettuale del suo lavoro alternato a quello di art-ista, vale a dire -ista degli arti, braccia e gambe.
Ma alla base di tutto è l’anima. L’anima in cui Camillo crede senza ombra di dubbio, forse anche influenzato dai ripetuti viaggi in India, ma forse no «A 14 anni ero imbarcato come mozzo sulle navi di Gardella – racconta. Ho visitato 27 Paesi fuori dall’Europa. La prima volta che sono arrivato a New Dheli nel 1984 alle 5 del mattino con il 120% di umidità e quei 3 odori che ci sono in India, fritto, incenso e… vabbè, fritto perché friggono tutto, incenso perché lo mettono dappertutto e il resto perché all’epoca le fogne erano a cielo aperto; bene dopo aver sentito quella triade olfattiva pensai “Eccoci di nuovo a casa”

L’arte viene dall’anima

Anima che alcuni ascoltano, mentre altri preferiscono la mente o, peggio, il corpo. Un artista può esserlo solo con gli arti. Oppure con la mente. La vera arte però deve seguire l’anima.
Ma seguendo la sua filosofia di tipo taoista, l’anima evolve. Non tutte le anime sono uguali e devono raggiungere la perfezione attraverso una serie di esperienze di crescita. Questo comporta, naturalmente, la metempsicosi, che Camillo non mette in dubbio, anche suffragando le sue idee con esperienze reali e concrete.
«All’età di 5 anni guardavo mia mamma e mia nonna e non so cosa dentro di me diceva “Stavolta quella lì è tua mamma e stavolta quella lì è tua nonna”; all’età di 6 anni entrando a scuola per la prima volta, sentendo l’odore delle tempere dei pastelli della varechina dei bagni, pensai “eccoci di nuovo qua”
E aggiunge «I medici e gli scienziati non credono nell’anima, studiano tanti libri per diventare medici e in tutti questi libri non c’è mai scritta la parola “Anima”; poi si laureano e vanno a lavorare in ospedale… magari in quel reparto che si chiama “RI-ANIMA-AZIONE”». Paradossi della vita.

cultura o Cultura

Spessore culturale, parodia satirica della cultura senza valore

Spessore culturale, parodia satirica della cultura senza valore

Ma restiamo nell’ambito del tema: i libri, le parole, la cultura.
Camillo Cuneo ci tiene a far sapere che non ha la terza media e in proposito ci narra un aneddoto: «Da bambino tutti mi guardavano in maniera strana… a scuola i bidelli, i compagni, il direttore, l’economo, tutti mi guardavano in maniera strana, per quello che dicevo per quello che facevo. Poi un giorno la maestra fu sostituita da una supplente, anche lei mi guardava in maniera strana e dopo due giorni decise di mettermi nelle classi differenziali. Bene, anche lì i bambini spastici, down e ritardati… anche loro mi guardavano in maniera strana
Eppure parla fluentemente l’inglese, parla di relatività e meccanica quantistica con cognizione di causa; conosce la storia e la geografia non per nomi e date, ma per fatti e motivazioni.

Un libro imbullonato al muro del soggiorno

Un libro imbullonato al muro del soggiorno. Sotto un’agata incastrata tra le pietre

I suoi libri imbullonati, come “Spessore culturale” sono la sua risposta alla cultura presuntuosa e pretestuosa. E a proposito cita quella che per lui è la frase che più lo ha colpito, detta in dialetto da un contadino semi analfabeta: «Ma Camillo, tu che sai tante cose, che hai tanta cultura; belìn, ma da dove si comincia ?» Lo ha abbracciato.
Sa essere artigiano, non perfetto, ma preciso, e sa essere poeta e filosofo. Duro con i prepotenti, i furbi e gli ignoranti – ha una collezione di cartelli ‘rubati’ o acquistati agli zingari ai semafori, la cui analisi meriterebbe un articolo a sé – ma si commuove davanti a un migrante che ha perso tutto, che è stato maltrattato e che china il capo in silenzio per la vergogna di dover chiedere un po’ di pane. Aiuta chi ha bisogno veramente, e non lesina durezza con chi fa il furbo (“la furbizia è il surrogato dell’intelligenza“) o chi è pigro.
Non legge libri, dice, ma legge la Natura e l’Uomo. Saluta e rispetta gli alberi del suo bosco, e questi gli danno funghi e frutti in cambio. I suoi gatti lo adorano e lo rispettano, anche quelli che ha raccolto randagi, come quello che lo ringrazia quattro volte prima di prendere il cibo che gli offre. Verificato.