Con una nuova tecnica spettroscopica si potrà leggere tra le pagine di un libro chiuso e effettuare analisi non distruttive sui materiali.

Una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che al Massachusetts Institute of Technology – il mitico MIT di Boston – è stata realizzata una tecnica che permette di individuare i caratteri tipografici nascosti nelle pagine di un libro chiuso (o incollato). Quella cattiva è che con questa tecnica i captcha per la sicurezza dei siti web e anche dei pagamenti con carta di credito non saranno più sicuri.
Ma occupiamoci al momento della notizia buona. Buona per chi? Pensiamo solo ai tanti testi di codici deteriorati dal tempo e dall’incuria nelle biblioteche. Allagamenti (chi ricorda l’alluvione di Firenze?), incendi, umidità che incolla le pagine. Attualmente i restauratori di libri hanno compiti ardui e laboriosi. Se il sistema messo a punto dai ricercatori del MIT andrà in porto, sarà un grande passo avanti nel ripristino di testi antichi.

Spettroscopia di terahertz

Secondo quanto emerge da un articolo pubblicato dalla rivista scientifica Nature Communications, e riportato da Galileo News, la tecnica si basa sulla radiazione infrarossa, o più precisamente sulla spettroscopia di terahertz con lunghezze d’onda tra le micro onde e l’infrarosso, tale da penetrare nel materiale, anziché essere riflessa o totalmente assorbita.
La lunghezza d’onda della radiazione elettromagnetica di teraherz è in grado di ‘rimbalzare’ dopo aver superato l’ostacolo (ad esempio pagine di un libro chiuso, ma anche altri materiali come il legno, alcuni metalli o i fotopolimeri) e quindi di riportare alla luce ciò che si nasconde dietro.
Le onde riflesse vengono quindi raccolte da un sensore – e qui sta la novità – in grado di interpretarle e tradurle in segni leggibili. In questo modo i caratteri di stampa possono essere interpretati e letti senza sfogliare le pagine.
Naturalmente il sistema del MIT è ancora in fase di sviluppo: ad esempio occorre risolvere un problema fondamentale, quello del cosiddetto ‘rumore di fondo’, in quanto la radiazione riflette tutto anche la colla, la polvere o lo sporco tra le pagine.
archiginnasio_musicalIl prototipo messo a punto dei ricercatori è comunque già in grado di ripulire il testo dal rumori di fondo e dai test effettuati su spessori per ora limitati a pochi fogli sovrapposti, i caratteri tipografici sono stati rilevati e letti con una buona precisione. Resta da vedere quando il dispositivo sarà in grado di interpretare materiali più sofisticati e di difficile lettura. Gli algoritmi finora sviluppati in collaborazione con la Georgia Tech per ripulire il rumore e per implementare la risoluzione sono a buon punto e fanno pensare che la strada sia quella giusta per arrivare a soluzioni più avanzate.

Sicurezza informatica

Tornando alla notizia cattiva, con questa tecnica i captcha non saranno più sicuri e potranno essere interpretati anche da uno strumento, mentre oggi servono a identificare che chi entra in un sito sia un umano. «Se si pensa che molti siti web fanno uso dei captcha, – dice Barmak Heshmat del Mit – il test che usa lettere distorte per distinguere tra un visitatore umano e un robot, il nostro algoritmo potrebbe cambiare gli scenari futuri della sicurezza sul web.» captcha
Ovviamente la tecnica del MIT ha suscitato l’interesse di istituzioni culturali come il Metropolitan Museum di New York, che ha la necessità di guardare all’interno di codici e libri antichi senza toccarli.
Anche nel campo industriale sono prevedibili applicazioni utili ad esempio per effettuare analisi non distruttive dei manufatti senza che rimuovere le coperture.
«La spettroscopia di terahertz – dice Barmak Heshmat – è un campo relativamente giovane e in rapido sviluppo. Attualmente il nostro algoritmo è in grado di leggere fino a 20 pagine ma il segnale acquisito è talmente debole che non può essere interpretato in maniera corretta se non per le prime nove. Ma nei prossimi anni sarà disponibile una migliore tecnologia teraherz e potremo a mettere a punto uno strumento in grado di leggere ancora più in profondità.»