È consuetudine che in prossimità dell’Ostensione della Sindone (primavera 2010) si movimenti un repertorio di scienziati che interpreta l’immagine dell’Uomo crocifisso generata da una straordinaria radiazione di luce o addirittura da pipì di cammello.
Altri, invece, che si tratti di un’immagine patacca – un falso – e argomentano le loro ricerche con impronte di calchi di metallo, di gesso e di uomini – a caldo, a freddo, colorati con sostanze le più diverse e curiose.
La natura rivela la sindone
Per il Laboratorio di Tipografia Sperimentale dell’Armus curato da Francesco Pirella invece, l’impronta sindonica è autentica, generata cioè da un processo di eventi naturali e simultanei, replicabili e comparabili con le ipotesi sindonologiche ritenute interessanti.
L’Archivio Museo della Stampa di Genova studia e conserva impronte: da quelle di microrganismi di novanta milioni di anni a quelle metropolitane, dalle sindoni “in vitro” parziali dei volti (storico quello di Giorgio Tanasini) a quelle dei corpi, inclusa l’autosindone.
Qui sono conservate inoltre le “Perpetual Ikon” di miti della cultura contemporanea, dall’astrofisica Margherita Hack al bioingegnere Vincenzo Tagliasco, dai poeti Mario Luzi e Edoardo Sanguineti allo scrittore F. Biamonti, dallo scenografo Emanuele Luzzati al sociologo A. Abruzzese, dall’editore tipografo Enrico Tallone al musicista Luciano Berio e, ultima in ordine di tempo, quella di don Andrea Gallo, esposta alla Biennale di Venezia 2011.
Ma cos’è la “sindone” di Pirella? In pratica è l’uomo tipografato, in cui l’uomo è matrice, gli olî speciali che Pirella ha inventato e usa, sono l’inchiostro, l’aria è il torchio e… voila, esce l’immagine del soggetto stampata. L’Archivio Museo della Stampa, recentemente trasferito ai Magazzini dell’Abbondanza al Porto Antico di Genova, comprende una vasta raccolta di “sindoni” che nel futuro saranno l’unica testimonianza tangibile e reale di personaggi vissuti nel XX e nel XXI secolo.
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