Dal 24 marzo al 3 giugno 2012, la Biblioteca Leopardi di Recanati ospiterà la mostra di una nuova e artistica edizione dell’opera Batracomiomachia di Giacomo Leopardi, volume è composto da sei xilografie incise su tavole di legno tagliato di filo nel formato di millimetri 250 per 2000, impresse su carta di cotone Hahnemühle di millimetri 390 per 2120. L’edizione completa consta di trentanove esemplari raccolti in scatola intelata.
L’Associazione Nuova Xilografia, che Angelo Dragone ebbe a definire “operativo cenacolo a due” (Gianfranco Schialvino e Gianni Verna), nasce nel 1987 con l’intento di promuovere la più antica forma di stampa con mostre, conferenze, seminari e con corsi di insegnamento. Nel 1997, in occasione del decimo anniversario dell’associazione, è nata SMENS, unica rivista oggi a essere composta con caratteri mobili e stampata in tipografia e che utilizza, per le illustrazioni, matrici di legno. A Smens inviano i testi e le immagini scrittori, poeti, artisti e studiosi da tutto il mondo.
Da anni la Nuova Xilografia propone esposizioni di Bestiari: l’esordio fu alla galleria “Il Quadrato” di Chieri, con presentazione di Nico Orengo; l’ultima è stata al Museo Mallè di Dronero con il titolo ”Bestiae”.
Perché la Batracomiomachia e perché la xilografia
La scelta di illustrare la Batracomiomachia – come ci spiega Gianfranco Schialvino – è stata dettata dall’affascinante storia della guerra dei topi e delle rane, molto cruda e violenta, che con le schiere armate, le battaglie, i duelli, le figure ora altere ora meschine dei protagonisti, i morti e i feriti dilaniati lasciati sul campo, è adatta a raffigurare nei modi più pittoreschi i due eserciti antagonisti.
Gianni Verna, nella sua interpretazione a metà tra il tono aulico e il dissacrante, sulla scia dei versi di Omero liberamente tradotti da Leopardi (leggere qui il Discorso di Leopardi), ha voluto dare una forma moderna all’iconografia delle vignette.
Iniziando con le Muse sulle “Eliconie cime”, raffigurate come ragazze abbigliate in abiti moderni, e, a seguire, Atena che depone l’egida per indossare un tubino bianco; la silhouette di Topolino inviato speciale di Walt Disney come osservatore; sugli scudi per spaventare gli avversari, i topi hanno la testa della medusa e le rane quella di un gatto; il principe Rubatocchi «che di Marte parea la viva imago», che piomba nella mischia su una vecchia motocicletta “Fulmine”; per finire con i topi che, scampati allo sterminio che dei compagni hanno fatto le chele affilate dei granchi, si dirigono verso “Topolinia” a cercar salvezza.
Le citazioni poi spaziano dal mito al Rinascimento: per il verso «Vedete colaggiù quei tanti e tanti, / emuli de’ centauri e de’ giganti?» le figure sono tratte della lotta dei Lapiti; Francisco Goya è ricordato per i corpi mutilati appesi agli alberi dei “Disastri della guerra”; da Antonio Benci detto il Pollaiolo, Verna ha trasformato la “Battaglia di nudi” in una lotta tra topi e rane; infine per celebrare la vittoria delle rane sui topi è stata scomodata addirittura la Nike di Samotracia.
Nell’attuale situazione artistica, l’incisione è dichiaratamente in crisi, sia per la parte economica sia per quella espositiva: da decenni i Musei, anche quelli meno importanti, non allestiscono mostre di incisioni. Poche le eccezioni, Rembrandt, Dürer e Picasso, talvolta Goya. Verna si è guardato quindi indietro di cinque secoli, per confrontarsi con gli xilografi italiani e tedeschi, Tiziano e Dürer in testa, che intagliavano tavole monumentali, con processioni di nobili e guerrieri e archi trionfali atte a riempire le stanze dei castelli.
La sua scelta è di dare uno scossone alla convinzione stantìa che le incisioni debbano essere piccole, rare e preziose, sì da conservarsi chiuse in cartelle e cassetti.
«Lasciamo il piccolo formato a un collezionismo geloso e segreto, – conclude Schialvino – e torniamo ad apprezzare i grandi fogli appesi alle pareti, magari straripanti di colore. E a chi obietta che fatte così le xilo somigliano ai poster che invadono le camerette degli adolescenti rispondiamo che sì, il futuro della xilografia è proprio questo, lo stesso scopo per cui è nata sette secoli fa: dare un’immagine ad un’idea, e darla a tutti, al giusto prezzo.»
La presentazione al pubblico è prevista per sabato 24 marzo alle ore 17 presso la Sala “Franco Foschi” al Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati, dal professor Antonio Prete dell’Università di Siena farà un breve intervento sulla “Batracomiomachia” e sugli animali nell’opera di Giacomo Leopardi.
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