Classe ’39, tipografo per vocazione. Linotipista, prima alla Notte di Nino Nutrizio e poi al Corriere della Sera di Giovanni Spadolini, Angelo (Rino) Crespi, ha conosciuto i tempi d’oro della composizione meccanica e del giornalismo. Non era per lui raro doversi presentare nell’ufficio del direttore con le bozze degli articoli prima di passarli ai macchinisti.

Esterno dell'atélier di Rino Crespi

Esterno dell’atélier di Rino Crespi a Trezzo d’Adda

Un pomeriggio, presentandosi nell’ufficio del direttore della Notte, vide Nutrizio piuttosto giù di giri ed ebbe la spontaneità di farglielo osservare: «Dobbiamo far quadrare il bilancio altrimenti qui si chiude. Dammi qualche idea.» Il nostro ci pensò e fece una sparata: «Dottore, non mi dia del matto, ma vi viene uníidea balzana: perché non fa sbarcare i Marziani in Brianza?»

Detto, fatto. Qualche giorno dopo la Notte uscì con titoli cubitali di alieni che erano stati avvistati a Gallarate. L’idea balzana ebbe successo e il giornale del pomeriggio di Milano riuscì a riprendere quota, almeno per qualche tempo.

Il diploma d'onore conquistato come tipografo a La Notte

Dopo aver avuto a che fare con Spadolini ‘uomo di grande cultura e di grande umanità’, Rino Crespi pensò che era giunta l’ora di mettersi a lavorare in proprio nella sua Trezzo sull’Adda, invece di fare il pendolare su Milano. E andò così a lavorare nella storica tipografia del nonno mettendosi in società con il fratello «che di stampa non sapeva niente, ma aveva un gran fiuto per gli affari», con tanto di Linotype acquistata dall’Eco di Bergamo, e una Nebitype per i titoli, una piano-cilindrica, l’immancabile Stella e una piccola platina. La classica tipografia con affiancata la cartoleria (che ci ricorda tanto un altro ‘amico di piombo’ in quel di Pesaro).

Oggi Rino Crespi ha un sogno e tutti noi dobbiamo stimolarlo affinché lo realizzi.

Comporre e stampare un libro rigorosamente in piombo, stampato su torchio e possibilmente su pregiata carta a mano. Pensava a una storia della stampa, ma di quelle ne sono già state scritte tante; magari qualcosa che si riferisca a Trezzo e all’Adda. Tanto saranno copie numerate a diffusione limitata. Il Comune di Trezzo e il circondario dell’Adda dovranno essere fieri dell’iniziativa, per cui è più che auspicabile il loro intervento concreto per la sua realizzazione.E noi ci associamo nell’appello a tutti coloro che vorranno collaborare, con idee, materiale, stimoli e aiuto anche nel contribuire alla composizione. Sarebbe un ottimo inizio per gli “amici di piombo” e una dimostrazione che il Tipografo esiste.
Ma intanto le macchine devono restare e non andare disperse. Anche quelle che non saranno direttamente impegnate nella composizione, stampa e rilegatura del libro: potranno così costituire un piccolo museo della stampa, a futura memoria del mestiere di una vita.