La differenza tra crisi e opportunità c’è ma è sottile. Il fatto è che pur essendo un tormentone che va avanti da decenni, sembra che in realtà si preferisca vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto. E per il mondo della stampa è sempre quasi vuoto. Perché?

Un nostro articolo del 2015 sulla crisi della stampa in Italia, aveva ricevuto parecchi commenti a sottolineare quanto sentito fosse l’argomento.
Che lo sia tuttora è confermato da un recente commento che ci dà spunto per queste riflessioni. Spunto che colleghiamo al Tour “Taga interpreta drupa” in corso in queste settimane nelle scuole grafiche italiane.

Il vice presidente Taga Italia, Adalberto Monti, illustra le ultime novità tecniche della stampa

Il vice presidente Taga Italia, Adalberto Monti, illustra le ultime novità tecniche della stampa

Eravamo presenti alla prima uscita dei tecnici Taga Italia al Fassicomo di Genova e siamo rimasti colpiti – e delusi – dalla totale assenza di stampatori, imprenditori o tecnici. Vero è che questo primo ‘tour’ è rivolto principalmente a docenti e studenti; ma riteniamo che molti stampatori – soprattutto piccoli e medi – dovrebbero ‘correre’ a sentire il parere di esperti al di sopra delle parti e non condizionati dalle aziende fornitrici. E con loro iniziare una analisi, piuttosto che limitarsi alle lamentele.
I tecnici Taga dedicano tempo e risorse per aggiornare il mondo della stampa sulle tecnologie e sulle linee guida della buona stampa. Ma se chi opera nel settore non sente la necessità di tenersi informato, è poi inutile che si lamenti e accusi tutti, dai governi ai fornitori, di non aiutarli.

Prestampa, stampa e dopo stampa illustrate davanti a una sala vuota

Prestampa, stampa e dopo stampa illustrate davanti a una sala quasi vuota

Partiamo dall’ultimo commento: «Sono un artigiano grafico, ho letto con grande interesse sia l’articolo pubblicato, che i commenti postati. Tutto molto interessante e purtroppo vero. La crisi nel nostro settore esiste ed è grave, un piccolo esempio è il fatto che questo articolo lo sto leggendo da un video di computer e non su una rivista patinata. Voi giustamente vi siete adeguati alle nuove tecnologie e inviate i files della vostra rivista tramite e-mail, costa meno che stampare e azzera le gravose spese di spedizione…» Questo per sottolineare che la comunicazione cambia. Ma poi il commento tocca un punto dolente che sentiamo da anni: «Stampatori e rilegatori sono là a spolverare le loro costose ed avanzate macchine, anni per imparare un lavoro non facile, anni di sacrifici per pagare mutui o leasing di macchinari che erano il tuo futuro… ed ora tutto si riduce a un files inviato in allegato PDF… no carta, no grafica.» 〈a essere precisi questo sillogismo non è corretto – ndr〉
Come dar torto a queste considerazioni? Già, ma che la comunicazione cambia e diventa multimediale, questo lo si sapeva da tempo. Se gli imprenditori hanno preferito ascoltare i venditori di tecnologie, piuttosto che chi guarda il mondo della stampa obiettivamente dall’esterno, di chi è la responsabilità?
Vogliamo dire che alcune aziende che vendono macchine fanno vedere un mondo in rosa? Assolutamente vero. Ma parlando con un imprenditore che ha saputo nel tempo non seguire le mode, ma prevenire i cambiamenti, il suo commento a tali lamentele è stato drastico: «Questi sono imprenditori destinati a chiudere
Dispiace riportare frasi così dure che possono aggiungere crisi alla crisi, tuttavia un medico serio ha il dovere di diagnosticare la malattia, non nasconderla, come dice il proverbio*. Ma poi anche curarla.
Ed ecco che entrano in gioco i volontari di Taga Italia che lavorano per fare luce dove per molti è buio. Ci associamo con le nostre critiche per cercare di dare una scossa a quanti continuano a sperare in riprese che non verranno mai, se non altro perché in tutti i casi il mondo cambia e la comunicazione evolve e dà nuove opportunità.
Ma allora? Mandiamo le costose offset ai ferrivecchi? No, ma cerchiamo di capire il mercato, anticipare le sue necessità, ed essere in grado di proporre ai clienti, le industrie, i brand, la distribuzione organizzata, le associazioni culturali, quelle soluzioni tecniche di cui hanno bisogno e che non sempre conoscono. Se questi stampatori, capiranno che il loro compito è quello di comunicare – e non di mettere inchiostro sulla carta – allora potranno guardare avanti con fiducia. Altrimenti è meglio che cambino mestiere.

* “Medico pietoso fa piaga purulenta”