“Sviluppo e Innovazione. Idee esperienze e policy per la competitività del Paese”: il nuovo libro di Vito Cozzoli *, spiega affrontare seriamente il tema Industria 4.0.

In Italia, in questi ultimi anni, si è realizzata una svolta importante, non adeguatamente percepita dall’opinione pubblica. Parlare di Industria 4.0 è diventato un must, sembra quasi uno slogan da spendere al di là della congruità dei contenuti. La realtà è diversa, e l’impressione di enfasi nasce per il fatto che molti ritwittano l’imperativo senza averlo approfondito e neppure ben capito. La realtà è che, malgrado molti non mostrino di essersene resi conto, in Italia, in questi ultimi anni, si è tornato e promuovere politiche di sviluppo. La transizione cui ci troviamo davanti è di portata epocale e rappresenta uno di quei momenti storici in cui occorre mutare identità.

Vito Cozzoli autore del libro edito da Jovene Editore

A raccontare questo nuovo corso è Vito Cozzoli, nel suo nuovo libro “Sviluppo e Innovazione. Idee esperienze e policy per la competitività del Paese” (edito da Jovene Editore).

Competitività del sistema

Il testo è una raccolta selezionata dei suoi interventi nel periodo in cui era capo di Gabinetto e costituisce, al riguardo, una interessantissima testimonianza. Cozzoli è stato uno dei protagonisti di un nuovo corso della politica italiana, in cui si è finito di navigare a vista, come per troppo tempo s’era fatto nel passato, e si sono poste le basi per una ripresa dei livelli di competitività del sistema Paese.
Il punto di osservatorio di Cozzoli è il campo d’azione in cui ha potuto profondere impegno e mettere a frutto la sua cultura polivalente (anche se fondata sulle solidissime basi giuridiche di Avvocato Cassazionista, già Capo dell’Avvocatura della Camera).
Dalla coinvolgente lettura degli interventi dell’ex capo di Gabinetto si ricava come l’impegno per la trasformazione radicale dell’industria, all’insegna dell’integrazione digitale dei processi produttivi, sia maturato attraverso un percorso costante e di estrema attenzione all’evoluzione tecnologica in atto.
Lo sforzo per l’innovazione – ed è qui il salto di qualità operato da Cozzoli & C. – s’inquadra nel recupero di una vision, nella ritrovata consapevolezza che il futuro di un Paese dipende dalla strategia. Negli anni tracciati dagli interventi di Cozzoli, la politica nazionale ha abbandonato la logica della competizione al ribasso, basata sulla riduzione tout court del costo del lavoro. In un paese che ancora riscontra un insufficiente rapporto tra spesa per la ricerca e lo sviluppo e pil, si è capito che bisognava voltare pagina. Disegnare un modello di domani in cui si possa evitare un declino scadenzato dall’obsolescenza di modelli di impresa destinati in pochi anni a essere posti fuori dal tempo.

Modernizzazione digitale

Nella prospettiva costruita dal Mise di Cozzoli e dall’Esecutivo nel suo complesso, l’innovazione e la modernizzazione digitale dovevano essere sia lo strumento per ridare slancio all’industria manifatturiera, sia per creare quelle città-infrastrutture che sono le smart city, nel cui ambito soltanto possono essere coniugati al meglio logiche di sviluppo sostenibile e di impresa 4.0, di riconversione ed efficientamento energetico, di valorizzazione dei giacimenti culturali. Un percorso che, se venisse condotto con la necessaria coesione politica, istituzionale e socioeconomica, potrebbe rappresentare una piattaforma per il recupero almeno parziale dello stesso divario meridionale. Si è lavorato molto e con efficacia, in questi ultimi anni. Il problema, spesso, nasce dal fatto che i tempi della semina non coincidono con quelli del raccolto.

Digitale come fattore di sviluppo

Il libro di Cozzoli, impreziosito da una acuta prefazione del presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, permette a quanti hanno interesse a comprendere azioni e processi della politica, oltre le diatribe e le polemiche da talk show, di arricchire le proprie conoscenze con la testimonianza di chi ha contribuito a guidare lo sforzo di rinascita del nostro Paese.
Nella sua prefazione il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella richiama un tema che attraversa come un fil rouge molte delle sezioni in cui è articolato il volume, relativo al cambiamento digitale come fattore di sviluppo e all’importanza di investire nell’innovazione.
Un tema con il quale l’Autorità Antitrust si confronta quotidianamente nella consapevolezza che lo sviluppo dell’ecosistema digitale e il sostegno all’attività innovativa delle imprese è una delle fondamentali vie attraverso cui passa la ripresa e il recupero di competitività del Paese.
La digitalizzazione dei contenuti e delle reti e la straordinaria diffusione di Internet costituiscono una discontinuità che sta conducendo a una profonda trasformazione sia delle abitudini dei consumatori che dei modelli di business delle aziende. Il fenomeno non è limitato al settore delle reti di telecomunicazione, dell’informatica e dei contenuti immateriali, ma che incide trasversalmente su tutti i settori economici cambiando irreversibilmente le filiere produttive, i rapporti B2B nonché le attività commerciali al dettaglio e i comportamenti di acquisto dei consumatori. Su tale terreno, gli interventi raccolti nel volume si lasciano apprezzare per la consapevolezza del rilievo cruciale che dette trasformazioni rivestono in termini di possibile maggiore concorrenza e sviluppo, e per l’avvertita urgenza di attivare un effettivo switch-on tecnologico del Paese verso la diffusione di competenze digitali.
Dall’altro, gli stessi interventi colpiscono per la visione ampia dei problemi, per l’idea che una politica effettivamente rivolta a sostenere lo sviluppo esige di mantenere aperti e rafforzare tutti i possibili canali attraverso cui può passare l’innovazione, infine per l’appassionato impegno profuso nella realizzazione di un piano organico di misure teso a promuovere uno sviluppo industriale “abilitato” dalle tecnologie. Come ricorda l’autore “Oggi insomma, più che mai, vale la massima che ha ispirato i grandi innovatori: ‘Chi non cambia non è fermo: va indietro’ ”. C’è in effetti un grande spazio per l’innovazione digitale nel Paese, e un grande impatto potenziale che potrà generarsi sul sistema delle imprese, specie se anche i settori più tradizionali riusciranno a cogliere le straordinarie opportunità che le tecnologie offrono.

* Capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico dal febbraio 2014 al maggio 2016.