Dopo gli editoriali di aprile e giugno, improntati soprattutto alla necessità di prepararsi ai cambiamenti (Prepariamoci al meglio) e contro l’immobilismo di molte (troppe) aziende grafiche italiane (Paura di cambiare), prendo spunto, per questo editoriale estivo dal congresso IFRA di Bari: l’allarme dai media, per il crollo dei quotidiani e il timore che internet e TV soffochino la stampa.

Ma è tutto vero? Partiamo dal fatto che in Italia, quotidiani e riviste soffrono realmente della concorrenza dei media visivi e informatici con una quota di pubblicità nettamente a favore della TV in controtendenza con i Paesi industrializzati., come deninciato dal presidente di Federgrafica, Piero Capodieci.

Siamo, purtroppo a livello di terzo mondo culturale. E questo non ci fa onore. Il degrado culturale italiano è ben visibile ovunque e nulla si fa per stimolare la lettura. è di questi giorni una ricerca da cui risulta che i maggiori utenti di playstation e videogiochi non sono gli adolescenti, ma gli adulti. Tornando all’allarme di Bari, gli addetti ai lavori vedono i quotidiani destinati alla scomparsa o quanto meno a vivacchiare, prevedendo la loro sostituzione da quotidiani e riviste su internet.

Eppure ci sono, proprio in Europa, casi opposti. In Germania, che non sta meglio dell’Italia in fatto di economia e di editoria, l’editore Axel Springer, guidato guarda caso da un italiano, vende 3,3 milioni di copie al giorno del quotidiano popolare Bild. Axel Springer è un editore multimediale, ma la quota giornali supera quella televisiva. Il 2008 è stato un anno record; il 2009 non sarà altrettanto buono, ma farà utile. In Gran Bretagna situazione analoga per The Economist, proprio quella testata che tre anni fa preconizzava la scomparsa dei quotidiani entro il 2043. E ha chiuso il bilancio 2008 con un utile netto da record.

Tutto questo non avviene per caso. Ci saranno pure delle ragioni. Alcune sono certamente in una popolazione che i giornali (ma anche i libri e le riviste) li legge; altre stanno nella capacità di capire per tempo, e prima degli altri, cosa vuole il cliente: la Bild Zeitung sarà un giornale popolare, ma le sia pur poche pagine dedicate alla politica sono efficaci, serie e approfondite, tanto da far dire che “senza la Bild non si vincono le elezioni“. Infine gli investimenti mirati e nelle aree giuste, come hanno fatto i tedeschi verso l’Europa dell’est.In un’intervista, il presidente di Axel Springer non lo dice, ma tra le righe lo fa capire: in Italia siamo un po’ troppo provinciali.