Non sono solo le aziende che promuovono i dipendenti a soffrire di questo principio. A volte anche gli imprenditori non ne sono esenti.
di Marco F. Picasso
L’articolo del nostro esperto di economia che abbiamo pubblicato il 25 giugno scorso ci riporta drammaticamente ai tempi della crisi americana del ’29. Dopo quella data le cose non sono migliorate se non peggiorate e ci attende un’estate di incertezza come risulta dal quadro preoccupante emerso all’assemblea di filiera. Le stesse misure auspicate (ma non adottate) non sembrano portare alcun beneficio.
E intanto aziende grafiche chiudono. Altre sono assai preoccupate per il continuo calo di fatturato, e solo le più accorte stanno investendo idee e quel poco di liquido che resta nel cercare soluzioni che diano nuovi sbocchi.
Ma sono poche le aziende che cercano veramente sbocchi innovativi, che non sono necessariamente legati alla carta stampata, ma più in generale alla comunicazione.
Molti tipografi hanno infatti dimenticato che il loro è sempre stato un lavoro di comunicazione, non quindi un semplice riprodurre fogli stampati a richiesta del committente.
Molti, troppi, stanno battendo strade che se qualche anno fa erano nuove, oggi sono affollate, rischiando così altri bagni di sangue. Ci riferiamo al web-to-print tanto di moda in cui le ‘novità’ nascono come funghi (secondo l’erroneo principio dell’imitazione).
Queste considerazioni ci riportano alla realtà del vecchio (1969) Principio di Peter sull’incompetenza. In sintesi: “un dipendente tende a salire fino al proprio livello di incompetenza. Da questo principio discende che ogni posto chiave tende potenzialmente ad essere occupato da un incompetente, un soggetto cioè in grado di creare più problemi di quanti possa risolverne. Il che spiega molte cose sul funzionamento di parecchie istituzioni.” (tratto da «IL PRINCIPIO DI PETER » di Carlo Anibaldi cui rimandiamo). Traduciamo pure ‘dipendente’ nel cosiddetto imprenditore che cresce fino al punto di incompetenza e incapacità di crescere innovativamente. Per mancanza di idee e di competenze.
Molti tipografi, bravissimi nel loro lavoro, hanno dimenticato, nei tempi d’oro, la necessità di una ricerca continua, di aggiornarsi non in tecnologie ma in conoscenze e idee precedendo la concorrenza, non imitandola.
Ogni bravo tipografo oggi, con la scarsità di richiesta di carta stampata che gli dia buoni margini di guadagno, dovrebbe cercare altre strade, piuttosto che le solite: abbattimento dei prezzi e corsa alla fornitura online.
Soluzioni ci sono, ma non ne esiste una uguale per tutti.
Ognuno, con la ricerca e le idee, deve trovare la propria, anche e soprattutto in funzione del suo mercato di competenza e delle sue capacità imprenditoriali e tecniche.
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