Nella politica italiana la comunicazione sta impazzendo: un excursus, assolutamente fuori dai canoni, sulla pubblicità e la comunicazione in vista delle elezioni di febbraio.

Questa volta lasciamo stare i tipografi, che già avranno il loro daffare – buon per loro – quando dovranno stampare volantini e manifesti per i candidati a Camera e Senato, oltre che per le Regioni Lombardia, Lazio e Molise.
Soffermiamoci invece sulla fantasia (poca) dei vari concorrenti al Parlamento.
Premesso che la cosiddetta Seconda Repubblica era nata con l’intento di eliminare i troppi partiti che c’erano prima di Mani Pulite per formare due, o al massimo tre, grandi gruppi di coalizione e rendere il paese governabile. Questa intenzione, o speranza, è stata invece completamente disattesa. Il risultato è che il numero di partiti, movimenti e accessori vari è cresciuto a dismisura con un proliferare senza ritegno per prendere contributi (nostri) dallo Stato. Inutile elencarli tutti anche perché è dura star dietro a tutti i cambiamenti che avvengono in tempo reale.

Ciò che ultimamente sorprende, se ancora riusciamo sorprenderci, è un filo comune per la maggioranza delle nuove sigle in cui la parola Italia, solo la parola, non il suo bene, intendiamoci, la fa da padrona.
Dopo “Italia Futura” e “Futuro e Libertà per l’Italia”, è stata la volta di “Italia. Bene comune” e la ben nota “Scelta Civica… per l’Italia”.
Chi invece non nomina direttamente, bontà loro, il Bel Paese (e potrebbe essere un suggerimento per altro un partito… caseario) e preferisce la Patria è “3L – Lista Lavoro e Libertà per la patria”.

Ma il più ‘originale’, si fa per dire, e che ispira queste righe, è “Fratelli d’Italia” (in pratica solo un fratello e una sorella).
Naturalmente sui blog gli sfottò non mancano: la ‘scelta civica’ in alcuni casi è diventata ‘scelta cinica‘ e ‘per l’Italia’, ‘per i Tagli‘.
Nel nostro piccolo, ai ‘Fratelli’ suggeriremmo di aggiungere un ‘Italia s’è destra‘, tanto per dare maggior senso alla loro scelta.
E a quel giornalista in pensione che ha presentato un fantomatico “Vogliamo vivere” avremmo preferito un “siam pronti alla morte”. Anche se, anche in considerazione dell’ultimo nato (per ora) il “Partito lotteria” dovremmo cambiare il verso in “Siam pronti alla sorte”, tanto più che i governi da tempo promuovono le sale per slot machine dove disoccupati e pensionati buttano i pochi soldi che gli stessi governi hanno la bontà di lasciar loro in tasca.
Marco Picasso