Con il suo commento di fine mese (ottobre) in diciannove punti, il nostro esperto esamina la situazione mondiale dei mercati, partendo da USA, per venire in Europa e in particolare Germania e Gran Bretagna. Giungendo in Italia, purtroppo, si mette (si fa per dire) le mani nei capelli. Vediamo i suoi ragionamenti.

di Vittorio E.Malvezzi

Rieccoci a fine mese a tirare i conti e vedere un po’ come va. Come al solito ti darò dei flash e poi sarai tu a trarre le conclusioni. Cominciamo il giro dagli USA, ci piaccia o no dopo il 1492 molto parte da li.

1. Obama l’han preso con le mani nella marmellata, quel baloss! (birbante, dalle mie parti). Sta continuando a menarla con la storia dei grossi successi ottenuti dalla sua amministrazione riguardo alla disoccupazione. 1 USA-unemployment-risultati interventi - wealthdaily
Non dimenticare che l’economia US poggia per più del 70% sui consumi e se la gente non lavora, non ha neppure i soldi da spendere. E tutto vien giù. Diciamo pure che fossero tutti pettegolezzi quelli che mettevano in dubbio l’attendibilità dei dati ufficiali riguardanti la disoccupazione. Il grafico che vedi è costruito con dati ufficiali, facevano parte del programma di salvataggio annunciato direttamente da lui, il sommo capo. Sono 3 linee: la rossa ci dice come siano andate e stiano andando ancora le cose, l’azzurra come si paventava sarebbero andate senza l’intervento, la blu … trombe ed effetti speciali … sono i mirabolanti risultati annunciati per giustificare i provvedimenti eccezionali. Fra questi non dimentichiamoci il famoso QE, cioè la bazzeccola di almeno 85 miliardi di dollari buttati sul mercato mensilmente con il riacquisto del debito pubblico americano. Guardando il grafico, verrebbe da concludere che lo stimolo ha prodotto una situazione peggiore di quella prevista come catastrofica nel caso non si fosse fatto nulla. Uno molto cattivo, più di me, potrebbe dire che allora forse conveniva non fare nulla !

2 fiducia cons US 

2. L’Università del Michigan con la Reuters, butta fuori tutti i mesi un indice molto atteso come segnale del sentiment, la Fiducia del Consumatore. Il dato preliminare di ottobre è al livello più basso da 9 mesi.
Tributo la doverosa ammirazione a una burocrazia che a fine mese mi dà già un dato che solo per eccesso di professionalità chiamano “preliminare”. Siamo alle solite, faccio sempre riferimento a quanto detto sopra.
Se il consumatore non ha fiducia evita le spese non strettamente necessarie e il Dettaglio langue.
Con le conseguenze sul PIL già viste.

3. Sempre a proposito della fiducia cerco un secondo parere al numero uno delle indagini statistiche. 3 US Gallup Confidence Index
Eccoti il grafico sulla fiducia del consumatore, secondo i tecnici della Gallup. Da una parte una università come quella del Michigan e dall’altra gente che quando mastica numeri sa come digerirli: entrambi concordano su una situazione che è ben lontana dalle sparate dei mercati finanziari. Drogati proprio da quel QE che scarica cascate di dollaroni ogni mese.

4   PMI USA 4. Tu potresti ora obiettarmi, con ragione, che io sto parlando guardandomi indietro: a ciò che è stato in un recente passato. Ma per il futuro, mi chiedi? Come sempre sono molto cauto a parlare del futuro, anche se qualche considerazione è già emersa circa le conseguenze. Ma c’è chi dati alla mano riesce a fare delle estrapolazioni con una esattezza incredibile.
I grafici del PMI (
Purchases Manager Index) della Markit, seguono l’andamento del PIL anticipandolo di uno o due mesi. Il Purchases Manager Index è un indice che ottengono interpellando i capi uffici acquisti sui loro programmi per i mesi a venire. È chiaro che se gli uffici acquisti non pensano di acquistare, le conclusioni sull’andamento futuro dell’economia sono molto chiari. L’indice ha un preciso punto di break-even a 50. Sopra le cose vanno bene, sotto marca male. Nella fattispecie siamo ancora sopra 50, ma sta scendendo verso il limite.

5. Ultimo dato ufficiale per questo mese in USA. Come vedi riporto i commenti originali in base ai quali nel 2011 il numero di quelli che hanno ricevuto il sussidio governativo ha superato il numero dei lavoratori occupati. Per amore della precisione aggiungono: dipendenti pubblici e privati. 5 Census Bureau

Europa a due marce

6 SENTIX 6. Attraversiamo l’oceano e veniamo in Europa. Vediamo subito come butta qui col sentiment. In Germania lo analizza proprio una società che trovi su sentix.de . No comment: come sempre una figura (qui a sinistra) vale mille parole.

7. Tiriamo un po’ il fiato con l’indice ZEW. L’acronimo corrisponde in italico a Centro di Studi della Congiuntura e da agosto sta salendo, anche se recentemente ha perso molta convinzione (v. grafico a destra). 7 Zew

8 IFO8. La diagnosi viene confermata dal secondo indice importante in Germania l’IFO che è stato creato addirittura da uno statista idolo della mia giovinezza: il ministro Ludwig Erhard.
Anche l’Ifo è un indice di fiducia degli operatori economici e sia pur rallentando, continua a mantenersi positivo.
Non dobbiamo dimenticare però che entrambi questi due dati sono riferiti alla sola Germania, quella che odiata e ammirata, ormai è il sostegno di tutta la baracca europea.

9. Per curiosità, ma non solo per quella ammetto, sono andato a vedere che cosa succeda in quella Europa dove l’Euro non viene usato.

Indice PMI UK

Indice PMI UK

 Ti presento anche qui l’Indice PMI, che tra l’altro dimostra la possibilità di raffrontare situazioni non altrimenti commensurabili. Questo grafico (a sinistra) analizza la ricchezza delle famiglie britanniche. Bisogna dire, senza spingermi oltre in ulteriori commenti, che dove non c’è l’Euro le cose sembrano andare meglio. Parlo di trend naturalmente, dato che stiamo esaminando come stiano andando le cose.
In effetti la situazione è ancora ben lontana dall’essere soddisfacente anche oltre Manica, considerando quanto l’Indice sia ancora sotto 50.

10. Visto che stiamo parlando di PMI, vediamo ora un dato aggregato relativo all’intera area EU.

Indice PMI EU

Indice PMI EU

Nel grafico che ti presento (a destra) sono abbinati i tracciati del PMI e del PIL così che possiamo renderci conto di quanto sia prezioso questo indice nella sua semplicità di concezione.
Il termine anglosassone GDP è l’acronimo tradotto letteralmente del nostro termine PIL: Gross Domestic Product = prodotto interno lordo.
Il grafico ha appena superato la linea di 50 e sta tirando un po’ il fiato.

E in Italia guai a tagliare le spese

11. E arriviamo in Italia. Il benvenuto ce lo dà una statistica delle chiusure, per fallimento o altro motivo, delle attività su suolo nazionale.
Fonte affidabile il Cerved, che si definisce gruppo leader in Italia nel campo della Business Information.
Come puoi vedere parlare di lacrime e sangue per gli anni appena trascorsi, non è solo rettorica.11 cerved

12. Cassa Integrazione.
12 CIG Un nome temuto che una volta era ricco di contenuti spesso solo negativi. Oggi è ancora un indice da tenere d’occhio nonostante i grandi tagli all’occupazione.
Perde un po’ di significato l’Ordinaria per il prevalere di altri strumenti alternativi.
Per questo è opportuno considerare la CIG insieme alle varie forme di cassa.
Il trend commisurato all’andamento stagionale e al trend dello scorso anno, presenta dei miglioramenti evidenti, anche se non bisogna dimenticare le precedenti premesse.

Produzione industriale

1 Produzione industriale

13.  Produzione Industriale. Istat ci presenta un grafico con la produzione che cade in agosto. Due considerazioni che permettono una interpretazione positiva del grafico. Innanzi tutto agosto è un mese un po’ particolare per il numero limitato dei giorni di lavoro. Inoltre il trend si muove in un canale ascendente e fino a quando il grafico non romperà i supporti, le indicazioni restano positive.

14. Occupazione. La situazione è grave anche fermandoci su dati aggregati.
La disoccupazione delle fasce più deboli, giovani in prima linea, non è ancora sull’orlo di una rivoluzione solo perché per ora regge il sistema delle famiglie.
Ma i fondi si stanno esaurendo e nonni e genitori non vivono in eterno. Per di più anche il dato aggregato, pur nella sua drammaticità, non la racconta tutta.  

Indice occupazione

Indice occupazione

Parlo del dato che abbiamo considerato prima: la CIG. È una forma di non occupazione che non viene considerata negli altri stati europei.
I tecnici attribuirebbero un altro 2 / 2,5 % da aggiungere alla disoccupazione.

15. Lasciate ogni Speranza. Questo sembrerebbe il messaggio gravissimo che arriva da Italia Oggi, anche se le motivazioni sono ineccepibili.

Lasciate ogni speranza

Lasciate ogni speranza

 Sembrerebbe proprio che in Italia sia impossibile tagliare le spese: si pensa solo ad aumentare la tassazione.
Come se un imprenditore di fronte a un bilancio che non quadra, invece di ridurre i costi, si presentasse compunto dai clienti dicendo che dovranno pagare di più e senza fare tanto gli schizzinosi su servizi e prodotti.

16. Quel che è peggio è la conferma che arriva da una fonte estera e qualificata.
Qualcuno che è al di fuori da una strumentalizzazione politica e che parla sapendo che cosa dice.
Il prof.Orsi è spietatamente chiaro sul futuro dell’Italia, con una previsione che va oltre il breve termine. Che entro l’anno il nostro PIL possa leggermente migliorare, non esclude la diagnosi della London School.  16 Radio Londra

17. Indice di Fiducia del Consumatore.

Indice di fiducia del consumatore

Indice di fiducia del consumatore

  Sic stantibus rebus non ci dovrebbe essere meraviglia di fronte alla improvvisa caduta dell’Indice di Fiducia che dopo un tre mesi di rialzi si riporta vicino ai dati di inizio estate.
Il che è ancora più grave di quel che sembri, perché a giugno improvvisamente, senza alcuna spiegazione preventiva, Istat ha cambiato il sistema di calcolo, producendo così una decisa eterogeneità con conseguente impossibilità di confrontare i dati su una stesso grafico. In realtà è come se fossimo tornati ai livelli di marzo/maggio.

18. I dati delle vendite al dettaglio fanno sospirare.
Qualche timido segnale nei grafici, se non decisamente positivo, almeno si evidenzia il rallentamento delle negatività.  

Indice vendite al dettaglio

Indice vendite al dettaglio

Ma il comportamento dei consumatori, secondo gli addetti ai lavori segnala riduzioni dei consumi meno che economici con spostamento verso i discount.

19. Passando alla Cina, per finire,  abbiamo qualcosa di decisamente positivo e tenuto conto della ampiezza del mercato, è motivo di speranza a livello mondiale. Il PMI che era sceso sotto quota 50 nei mesi passati, si riprende e si riporta decisamente in territorio positivo.

19 PMI Cina

PMI Cina

È tutto per questo mese. Le conclusioni, quelle almeno che qualcuno non ha già avanzato nei commenti precedenti, puoi trarle tu. Con calma.

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