In una survey di ACIMGA emerge come il settore converting sta vivendo l’emergenza Coronavirus. I produttori di macchine per il packaging offrono assistenza a distanza, il settore regge, ma il blocco delle frontiere si fa sentire. Un appello per trovare migliori soluzioni.

In un comunicato l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di macchine del packaging, printing e converting, ci offre un quadro della situazione.
Le aziende continuano a fornire assistenza e manutenzione, in Italia e all’estero, pur con le grandi difficoltà anche di raggiungere il proprio luogo di lavoro. È una sfida pressoché impossibile. Eppure i produttori italiani di macchine che esportano circa il 60% della loro produzione stanno riuscendo nell’impresa. Tecnologia all’avanguardia, sensori nei macchinari e soprattutto connessione con e tra le macchine sono l’arma a disposizione dei costruttori italiani contro il Covid-19 e le restrizioni agli spostamenti.

Personale presente

Dai primi dati in aggiornamento raccolti da Acimga, circa due aziende su tre non hanno riscontrato un aumento delle assenze del personale dovuto a malattie, scioperi o per difficoltà a raggiungere il posto di lavoro. Mentre quasi il 90% delle aziende non hanno, per ora fatto ricorso alla cassa integrazione. Ma il 50% ha intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali se tale scenario dovrà perdurare a lungo, come si teme. Per quanto riguarda la produzione, la situazione cambia. Circa un’azienda su tre soffre una riduzione della produzione dal 50 al 75%. Una su quattro ha un rallentamento che va dal 25 al 50 per cento. Circa una su dieci non ha avuto contraccolpi e una su tre sta vivendo un calo lieve della produzione (da 0 al 25%).
Questa apparente contraddizione tra presenza del personale e capacità produttive si spiega con una contrazione delle commesse, la difficoltà di raggiungere i clienti dentro e fuori i confini nazionali, e la riduzione dell’incoming dei compratori dall’estero. La metà delle aziende sta subendo perdite di fatturato di almeno il 20%, una su quattro ha pochi contraccolpi sul bilancio e il 19% ha invece perdite consistenti (almeno il 50% del fatturato).

Aldo Peretti

Aldo Peretti presidente ACIMGA

L’appello del presidente

Una situazione che tutti però vedono in peggioramento in caso di durata trimestrale della crisi (in questo caso il 94% degli intervistati ritiene che avrà perdite che vanno dal 20% al 50% del fatturato. «È uno scenario difficile – spiega Aldo Peretti, presidente di Acimga –. Abbiamo tecnici e venditori bloccati. Fortunatamente molte aziende del settore, già da anni e in ottica di Industria 4.0, si sono attrezzate per fare assistenza da remoto. Molte macchine italiane sono dotate di sensori per monitorarle a distanza e diverse imprese hanno programmi di manutenzione predittiva, per evitare il blocco delle produzioni e intervenire prima del guasto
E Aldo Peretti prosegue.
«Grazie a questi servizi riusciamo a garantire che le macchine del packaging non si fermino in caso di problemi. Un servizio che oggi non è solo commerciale, ma quasi sociale. La catena dei rifornimenti del food e dei farmaci non può fermarsi e anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Finora, tra l’altro, gli italiani venivano additati come gli untori con i nostri competitor esteri a trarne vantaggio. Ora che il problema è globale, l’Italia deve uscire quanto prima dalla crisi e mettersi al servizio della filiera in tutto il mondo. Per questo, come Acimga – insieme a Federmacchine e a Confindustria – abbiamo chiesto ai ministeri competenti, appena possibile, di realizzare un lasciapassare medico che certifichi lo stato di buona salute per i nostri tecnici e che sia riconosciuto all’estero. In questo modo, quando (speriamo presto) la curva dei contagi in Italia sarà in discesa e il resto d’Europa sarà ancora nel pieno della crisi, potremo ripartire con l’installazione delle macchine, per ora bloccate, e con l’assistenza in loco, laddove necessaria, all’estero. In questo modo garantiremo che anche altrove la filiera del packaging, adesso più che mai vitale, non si blocchi e ridaremo slancio al settore