Si è svolta a Milano il 21 e 22 giugno la quinta edizione di Editech, la mostra-convegno dedicata all’innovazione tecnica nell’editoria. Il tema principale di quest’anno “cosa cambia e cosa resta nel lavoro dell’editore”, tra carta, monitor e la sempre più arrembante tecnologia ‘cloud’ del multimedia.
Un seminario internazionale con molte voci per indagare su come gli editori dovranno affrontare i cambiamenti in atto nella pubblicazione dei libri, ma meglio sarebbe dire, per la sopravvivenza.
Ovviamente, come c’era da aspettarsi, si è parlato molto di e-book, ma la buona notizia è che sembra che la diffusione di questi libri virtuali spinga a un maggiore consumo di libri stampati.
La buona novella viene da un’indagine presentata da Angela Bole del Book Industry Study Group (BISG). Sembra infatti che secondo le interviste condotte nel periodo dal 2009 al 2012 in America il 30% dei compratori di e-book ora spende di più anche per l’acquisto di libri cartacei. Il 50% di loro, poi dice, che solo da quando si è avvicinato al libro digitale compra anche libri in carta. A sorpresa emerge anche che i maggiori acquirenti di e-book in America sono donne, che acquistano più di 4 libri al mese. In Italia è invece l’opposto. Ma dobbiamo anche sottolineare che in America il boom degli e-book si è avuto con titoli rosa: la domanda è quindi la solita: è nato prima l’uovo o la gallina?
Ancora secondo il BISG sono tanti anche i compratori forti: sono il 22% quelli di libri di carta, ma si sale al 35% per chi acquista libri elettronici. Ovviamente se guardiamo le cifre in termini di fatturato la spesa globale per e-book è lievemente inferiore a quella per libri di carta, notoriamente infatti più costosi (non tenendo conto però del supporto di lettura, il device). Ancora in America la crescita di acquisto di e-book (3% nel 2009, 13% nel 2010 e 17% nel 2011) è andata a scapito del tascabili. Quanto al device la tendenza è verso tablet e smartphone, quindi si preferisce una piattaforma multi-funzione. Ma come vanno le cose fuori dall’America? Le percentuali fornito dicono che siamo al 19% di compratori di e-book in Australia, che supera così gli USA (16%), mentre molto più modeste sono le cifre europee: a parte gli inglesi (17%), abbiamo il 10% dei tedeschi, l’8% degli spagnoli, il 3% dei francesi. Lasciamo perdere gli italiani, che anche sul supporto cartaceo sono tradizionalmente piuttosto deboli lettori.
Selfpublishing o selfprinting?
Un altro tra gli aspetti di cui si è discusso è il cosiddetto selfpublishing. Ma chiamamolo con il suo nome corretto “autopubblicazione”, anche nel caso di selfprinting per chi stampa i libri in proprio.
Sul tema è stata condotta una prima indagine dell’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE). È un fenomeno che negli Stati Uniti è in crescita (+58% nel 2011 sull’anno precedente): nel 2010 i titoli autopubblicati erano 133.036 e nel 2011 sono saliti a 211.269 (+58%). Il genere più popolare è quello della fiction (45%), ma in cima alle vendite c’è la non-fiction (38%).
Gli e-book rappresentano il 41% del mercato in autopubblicazione negli Stati Uniti che contribuiscono però “solo” all’11% dei ricavi. Al primo posto delle piattaforme usate per vendere e comprare libri autopubblicati c’è CreateSpace (Amazon), con 57.602 titoli; seguono AuthorSolutions’, con 41.605 titoli, e Lulu, con 30.019.
Meno del 10% degli autori che si autopubblicano riesce a vivere del proprio lavoro (ma le possibilità aumentano nettamente nel momento in cui ci si dota di un agente che fa da tramite per l’approdo all’editoria tradizionale).
E in Italia? Comincia ad avere un suo piccolo ruolo: almeno 40.000 i titoli cartacei, altri 6500 in e-book: le stime di AIE individuano 38-40mila titoli self-printing attualmente “in catalogo”, pari al 5-5,5% dei titoli in commercio. Altri 6000-6500 titoli in versione e-book (ma potrebbero essere versioni pdf del libro cartaceo).
La Lombardia domina seguita a stretto giro dal Lazio: il 19% degli autori italiani selfprinting – uno su cinque praticamente − ha sede in Lombardia. Il 17, 4% viene dal Lazio, il 9,6% dalla Campania.
Una nicchia a cui guardano però anche gli editori: solo per citarne alcuni, Gems con il torneo Io scrittore, Mondadori che sta creando una piattaforma per le opere auto pubblicate e Atlantyca-Piemmerivolto ai lettori di libri delle collane di Geronimo Stilton.
Tra le aziende presenti come espositori, a parte Ricoh che ovviamente si rivolge a questi autori-editori per venere le proprie stampanti, o la Linotype per le proprie polizze caratteri (oggi le chiamano font) e il loro sistema per individuare un font tra le decine di migliaia disponibili, val la pena segnalare Biblos.dgline una piattaforma e-commerce per piccoli editori che da un decennio mette a disposizione le proprie strategie di marketing per fare vendere le opere, il tutto gratuitamente, facendo leva sulle percentuali di vendita, quindi senza rischi.
Cambierà tutto, in meglio! Ma certamente la sveltezza della materia grigia nel capire ogni attimo della comunicazione scritta o parlata resterà invariata, non vorrei esagerare, ma i livelli sono gli stessi dell’A.C.!!!