Seguendo il principio dell’imitazione, sono sorte e continuano a sorgere, tipografie web-to-print, quasi fossero la soluzione a tutti i problemi che sta attraversando il mondo della stampa commerciale. In realtà internet sostituisce il contatto diretto con i clienti, ma come sfruttarlo in positivo?
Se internet è la causa principale della corsa al web-to-print, il risultato più evidente del modo in cui ha cambiato la comunicazione stampata, è un drastico calo della qualità. Qualità intesa sia nel risultato di stampa, anche se questo non sempre è vero, sia soprattutto nella qualità della comunicazione tra stampatore e cliente.
Ormai quasi ogni richiesta o progetto viene inviato via e-mail, eliminando il contatto faccia-a-faccia che ha dominato la stampa fin dai tempi di Aldo Manuzio (1).
Ma per lo stampatore, serio, è imperativo comprendere ciò che il cliente realmente vuole (e spesso e volentieri non sa di volere). Ma il cliente, a sua volta, cercherà sempre di fare le cose nel modo più semplice (per lui) e quindi si affida alle e-mail (e ai PDF già fatti, e spesso non si sa come e partendo da cosa).
La posta elettronica ha quindi diluito gli aspetti del servizio personalizzato che è stato alla base della fortuna di molti stampatori. I quali non si limitavano, e non dovrebbero limitarsi, a fornire un foglio stampato, ma un servizio completo. La possibilità di inviare e-mail a 20 stampatori diversi non lascia certo spazio al valore aggiunto. Il messaggio, anche se non scritto, è questo: “fammi il tuo prezzo e poi vediamo“.
Ufficio globale
Oramai molti stampatori producono e spediscono una gran quantità di lavori ‘così come vengono’ senza uscire dal loro ufficio. Del resto i responsabili degli uffici acquisti o comunque coloro i quali devono ordinare uno stampato, passano più tempo avendo rapporti con il monitor piuttosto che con il fornitore.
Ed è triste per chi ha vissuto gli anni ruggenti della tipografia, vedere svanire così quei rapporti che erano sempre in qualche modo utili e costruttivi.
In pratica compratori e venditori passano il loro tempo davanti a un computer invece che analizzando, e confrontando, problemi e soluzioni.
In un certo senso, è pur vero che si è liberato del tempo per l’account dello stampatore che non ha più da andare negli uffici del cliente per discutere le modalità dello stampato o per prendere un layout. Ma questo tempo a ben guardare non resta libero perché la gente passa molto più tempo davanti al computer per rispondere alla posta elettronica, e fare ciò per cui prima bastava una telefonata. Di conseguenza oggi molti commerciali passano poco tempo a visitare i clienti, a discutere con loro le possibili soluzioni, a suggerire idee che il cliente aveva trascurato e che invece possono dare un plus vincente.
Diventare consulente
In altri campi, internet fa da tramite in un mucchio di lavori utili, ben funzionando anche nel servizio assistenza al cliente.
Ma non vale per la stampa, in quanto è ancora, anche se molti lo hanno dimenticato, un lavoro in cui il rapporto con il cliente è essenziale ed è quello che deve e può fare la differenza. È quel tipo di attività che si basa sul customer service e può ancora esserlo pur utilizzando le tecnologie attuali per assistere il cliente a raggiungere i propri obiettivi.
Ci sono clienti che vogliono lavorare attraverso un portale, ma alla fine hanno ancora bisogno di una struttura che preveda dei rapporti umani, e non è certo il rapporto asettico con un portale che può risolvere al meglio problemi inerenti a una complessa campagna che prevede la stampa e altri mezzi di comunicazione, il cosiddetto cross media.
Ma è qui che lo stampatore moderno deve saper dare il proprio contributo.
Quindi non è trasferendo un preventivo (ridotto all’osso) sulla rete che si ottengono lavori redditizi, ma solo conoscendo e sapendo offrire con cognizione di causa e professionalità le alternative di una comunicazione globale, di cui la stampa resta uno degli elementi, magari ancora quello principale. Purché sia a valore aggiunto.
(1) Volutamente ci riferiamo a Manuzio e non a Gutenberg, in quanto quest’ultimo, volendo spacciare la stampa per manoscritto non aveva contatti con i clienti.
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