Al termine dei cinque giorni di Grafitalia e Converflex occorre tirare le somme e fare il punto. Iniziamo con questo ‘commento a caldo’, rimandandogli approfondimenti tecnici ad articoli specifici.
Dare un giudizio sull’evento considerato il più imporante in Italia per la stampa e il converting, è un compito assai arduo in quanto i pareri raccolti in fiera sono discordi e contrastanti, anche in funzione del punto di vista da cui si guarda e dal settore di riferimento. Ma ci proviamo pur nella certezza che questo resoconto a caldo potrà sollevare qualche inquietudine.
Infatti, un primo commento a caldo lanciato su Twitter la sera di sabato 11 ha sollevato il dissenso di qualcuno (ma anche il consenso di altri) per una battuta: “Chiusa Grafitalia: è un po’ come il raduno degli Alpini. Tante vecchie facce e tanta nostalgia dei bei tempi passati. E c’è pure il vino.”
C’è chi non ha afferrato l’ironia, o ha travisato il concetto, o forse non vive da abbastanza anni il settore, per cui non ha avuto modo di incontrare tanti vecchi amici nostalgici dei “bei tempi della stampa”. Cosa c’è di male? Del resto è vero, come dice Tonino Dominici di BoxMarche – “è il segno del cambiamento… ma la stampa non morirà mai”. Certo, ma è anche chiaro che, chi era abituato a confrontarsi sulla offset, è rimasto deluso.
Giudizi contrastanti
Contrastanti le opinioni tra gli espositori: chi si dice contento, anche per aver visto “tanti studenti presenti alle dimostrazioni” (contenti loro), e chi invece non si è sentito ripagato dello sforzo economico e di impegno (5 giorni forse sono troppi) e lamenta anche i costosi servizi offerti dalla fiera.
Su questo non ci pronunciamo, anche se ne prendiamo atto e illustriamo in questa foto una ‘stranezza’.
È stato anche messo in discussione il fatto se le fiere di questo genere e così concepite siano utili: ogni espositore (e soprattuto che ha rinunciato a esporre) ha la propria opinione ed è difficile mettere tutti d’accordo. Si è provato con i seminari tecnici che qualcuno auspicava come un necessario valore aggiunto alla fiera: ma non sono stati seguiti come avrebbero meritato. Come quello sul “green printing” così ben introdotto da Alessandro Mambretti di fronte a tante sedie vuote.
Delusione in particolare per l’interessante seminario di Alberto Cairo sull’infografica (ne parleremo), seguito da una manciata di persone, ma che avrebbe meritato molta più attenzione specialmente da parte dei giovani e dai grafici (che hanno costituito una buona percentuale tra i visitatori).
Significativo questo commento: «Magari la prossima volta sarà auspicabile un “innovation center” invece che un “corner”, così che gli argomenti interessantissimi degli interventi possano essere condivisi con maggiore pubblico che “cavolo non sapevo che c’era, se no venivo.»
E quindi critiche anche su questo punto. Forse si potrebbe istituire un ‘tavolo’ di discussione tra fornitori, stampatori e i buyer su come impostare le prossime edizioni. Ma temiamo che i risultati saranno scarsi.
Tra i visitatori c’è chi, deluso, dice: «Sono stato giovedi ed era triste davvero. Certo che fiere così oggi hanno poco senso. Non voglio però credere sia finito qui. Il momento non è semplice, ma crediamoci.» Altri invece hanno trovato ciò che cercavano, avendo compreso che i tempi sono cambiati e più che macchine, bisogna avere idee. Lo dimostra il sorprendente interesse intorno al piccolo stand Exaprint, che propone appunto idee e soluzioni in esclusiva per gli stampatori, un w2p quindi ben differente da quelli che si rivolgono al consumatore finale. Lo vediamo in questa breve intervista a Filippo Guidotti.
Hard o soft?
Veniamo dunque ai fatti. C’erano da aspettarsi delle novità tecnologiche? E di che tipo?
Chi parla solo in termini di tecnologia e che vorrebbe convincere gli stampatori che sono le macchine a risolvere i problemi del comparto della stampa ha forse una visione distorta del mercato e delle esigenze reali di chi ogni giorno è alle prese con la necessità di proporre ai clienti soluzioni realistiche e attuali per il mercato della comunicazione.
Facciamo un paragone con la natura: siamo abituati, da sempre, a utilizzarne le risorse (dalle uova alla frutta o alla carne); oggi però la ricerca avanzata propone di capire la natura per imitarne alcune prerogative che ci aiutino a progredire. Leonardo studiò il volo degli uccelli, e poi fu inventato l’aeroplano; tutti sappiamo che le mosche camminano anche sui soffitti e sui vetri, e se sapessimo come fare ne trarremmo sicuri vantaggi.
Qual è la morale? Che continuare sulla strada battuta sembra più facile, ma difficilmente porta al successo. Occorre invece guardare molto avanti e con coraggio e, a volte, anche controcorrente.
Chi è venuto in Grafitalia per cercare la offset ha sbagliato, ovviamente, ma anche chi si è limitato a guardare le macchine da stampa digitali era già nell’ovvio e può essere tornato a casa forse con nuove conoscenze, ma difficilmente con nuove idee.
È convinzione, non solo di chi scrive, che oggi non si debba parlare esclusivamente di macchine (come fanno i fornitori – o vendor come si dice oggi) ma di soluzioni e idee (spesso i vendor parlano di soluzioni, ma sempre riferite a macchine da vendere).
Cosa cercavano dunque gli stampatori? E cosa hanno trovato?
Scambiando opinioni con operatori venuti in fiera (sia nel padiglione Grafitalia, sia nel padiglione Converflex) abbiamo notato un punto in comune: la ricerca di idee o di soluzioni alle loro idee. Questi, e sono soprattutto i giovani, sono rimasti abbastanza soddisfatti.
«Io avevo visto sia Labelexpo che drupa – dice Luca Fedrizzi – ed è vero non c’era niente di eclatante (in Grafitalia – ndr), ma parlando con alcuni espositori ho avuto il tempo di discutere a fondo di alcuni argomenti. Esempio il mio team della prestampa ha potuto vedere meglio alcune soluzioni, e ho fatto qualche discorso per i software gestionali. Comunque alla fine della giornata non sono riuscito a vederla tutta la fiera per quanto fosse piccola. perché comunque cose interessanti c’erano soprattutto per noi che stiamo ampliando la nostra offerta di prodotti.»
Ecco dunque un punto importante: i software, che forse rappresentano la parte più significativa cui molti visitatori attenti hanno prestato attenzione.
Oggi si parla molto di web-to-print (w2p): ma è un errore credere che sia tutto facile e che chiunque possa avere successo buttandosi in questo settore. Come emerso nel seminario della giornata di apertura (cui rimandiamo) i due testimonial hanno chiarito che il punto focale (o debole) è l’anello di congiunzione tra i software gestionali e quelli di e-commerce.
Ci basti accennare a Edigit, con le sue proposte e-commerce (questa breve intervista a Enrico Parisini ne illustra il concetto) o a BB Informatica che ha presentato, tra l’altro, ma per ora solo a clienti acquisiti, il nuovo gestionale Sprint, su cui torneremo nel dettaglio perché lo riteniamo molto interessante: e chi segue con attenzione la nostra rivista ha avuto modo di rendersi conto di come l’azienda di Montebelluna sia particolarmente attenta alla collaborazione con i propri clienti.
Così come i software per etichette, cartotecnica e packaging della Founder, presentati da BeeGraphic presso lo stand Agfa, dove l’angolo loro riservato era costantemente affollato.
Dal punto di vista macchine possiamo dire che le innovazioni più interesanti si sono viste nel campo delle etichette e della cartotecnica, anche se nel digitale è stato possibile vedere alcune vere novità, su cui torneremo nel dettaglio.
A parte le macchine che già erano presenti a drupa, da segnalare la MGI presso Agfa e, sempre qui, la Titan per la stampa grande formato in piano.
Soluzioni per la finitura di etichette o stampa di biglietti per eventi con elementi di sicurezza, in Xeikon.
Le soluzioni per il packaging di Kodak (aprire qui l’intervista video a Alfredo Lorenzini) anche con la ibrida flexo-digitale presentata in open house presso lo stabilimento Uteco a Verona (ne daremo a breve un ampio resoconto) da noi anticipata in questa intervista a Leonardo Gobbi. Ma anche l’idea di mostrare la Kodak Nexpress configurata per la nobilitazione, sia pure con presentazione virtuale, che ha mostrato non solo soluzioni per la stampa commerciale, ma anche idee per la stampa di sicurezza.
E a proposito di nobilitazione della stampa, possiamo affermare che questo è stato uno degli argomenti cui i visitatori hanno rivolto molta attenzione, ed erano diversi gli stand espositivi che offrivano le proprie soluzioni.
Abbiamo anche visto in azione le stampanti C711WT e C920WT della Oki a toner bianco destinate a diversi mercati chiave, oltre al mercato delle arti grafiche: pellicole per la decorazione di tessuti e oggetti colorati, materiali plastici, metalli, vetro, film trasparenti, carte per campionari, etichette adesive colorate, pelli e sintetici, spalmati. Possiamo vedere una tipica applicazione serigrafica su una maglietta illustrata in questo video realizzata durante una dimostrazione da parte di Memo srl che commercializza termopresse digitali.
Da segnalare nel padiglione Converflex il debutto della Nuova KBN, gruppo PGS (Pool Graphic Service), che ha portato in Italia la autoplatina MK (Masterwork Machinery Co. Ltd) progettata e costruita in Cina. Una macchina innovativa in quanto è la prima a compiere in un solo passaggio (sistema Duopress) le operazioni di stampa a caldo, goffratura e fustellatura.
L’idea di Nuova KBN è di proporre nuove soluzioni a stampatori che, a corto di commesse nella stampa commerciale, intendono dedicarsi alla cartotecnica, iniziando con macchine di semplice operatività, affidabili e che non richiedono investimenti molto impegnativi, come ci ha detto Ivan Dalla Pozza che ci ha illustrato le iniziative dell’azienda. Azienda che, affermatasi nell’assistenza tecnica delle macchine offset KBA, nel 2012 ha deciso di affrontare la crisi della stampa commerciale ampliando la propria offerta con prodotti innovativi che rispondano alle esigenze degli stampatori. L’autoplatina MK, come ci spiega Ken Farnsworth, agente europeo della Masterwork Machinery, rappresenta un esempio di risposta alla tendenza di un mercato che guarda con sempre maggiore interesse al mondo della cartotecnica.
MK è un’azienda leader nel mercato asiatico e, dopo essere entrata in America, sta ora rivolgendosi anche al mercato europeo. Si può vedere qui la autoplatina MK in azione.
Fuori salone
Altre novità molto interessanti sono state presentate ‘fuori salone’: in particolare due nuove rotative offset banda stretta: la prima è una anilox waterless della francese Codimag, presentata presso la sede di FDM che rappresenta in Italia la Casa francese.
L’altra è la nuova OMET con possibilità di cambio rapido dei formati mediante la sostituzione di un solo cilindro.
A queste, come alle dimostrazioni in Uteco di macchine flessografiche per il packaging flessibile con teste di stampa inkjet a dati variabili Kodak Prosper, dedicheremo a breve ampio spazio anche con filmati delle dimostrazioni.
Come al solito, fazioso.
Caro Marco,
Da tempo ormai la partecipazione a fiere di settore è in calo per diverse ragioni, di cui la più evidente è nei costi, affitto allestimento e personale, troppo elevati rispetto al numero di visitatori i quali hanno purtroppo scarsa disponibilità all’investimento.
Non ho dati precisi, direi che la superficie occupata si riduce di anno in anno, ma quello che è a mio avviso più grave sono le tante sedie vuote all’introduzione di Alessandro Mambretti e la scarsa partecipazione all’incontro con Cairo.
Le cause? L’informazione, oggi ha molti altri canali e il modo di comunicare sarà molto diverso, il futuro è al momento incerto e quindi scarseggiano la fiducia e l’ottimismo.
C’è solo da sperare che questo sia un momento di difficoltà che prelude ad un nuovo corso ricco di voglia di fare e povero di chiacchiere. Un caro saluto, giorgio mazzeri
Io vi porto il nostro esempio, visto che con Draft rappresentiamo e informiamo una buona fetta dei designer, se non ci fossimo mossi autonomamente per informare sulla fiera, per conto nostro staremmo ancora aspettando info dalle loro PR.
Ecco, l’esempio di Cairo è lampante, i blogger e la comunità creativa non sono stati coinvolti ed erano il bacino di persone che avrebbero partecipato al suo evento.
I canali social dell’evento sono poi stati creati a ridosso dell’evento, e di promozione ne ho vista sulle solite riviste dove hanno fatto scampio pubblicità/stand.
Articolo gustoso che si legge tutto d’un fiato. E’ evidente che il modello fiera mostra la corda, soprattutto nel mercato italiano che chiede disperatamente un momento diverso che non la solita esposizione.
Un visitatore non di Milano o della Lombardia che si muove spende bei soldini e sicuramente vuole portarsi a casa un qualcosa che sia differente da quello che può trovare sul web o da un evento locale.
Capisco che non è neanche facile per le organizzazioni fiera navigare in questo momento particolare.
Cogliendo la segnalazione di Damiano, dico che tutti gli operatori e gli organizzatori devono adottare una sorta di modello “Governo del Presidente” dove si mettono da parte i fattori divisivi (se ce ne sono) e si trovano dei punti d’incontro, grazie a punti di vista diversi che rappresentano la nostra ricchezza.
Dare poi modo economico agli espositori di esprimersi in workshop interni agli stand senza aggravi sul prezzo dello spazio, portare gli spazi informativi e didattici al centro della fiera (è una dimostrazione che la fiera stessa ci crede), coinvolgere le community o entità che gravitano attorno al mondo della grafica e della stampa.
Non è facile ma abbiamo tutti i mezzi per farcela.
Un saluto cordiale.
Gli Assenti hanno sempre torto ?
Così dicono. Con una certa punta di verità. Nel fatale gioco di scelte cui la vita quotidiana ci costringe, se uno privilegia una scelta diversa, vorrebbe dire che ritiene questa di maggior importanza e dunque perderebbe il privilegio di una critica su quello di cui si cura meno. Mi appello ! qualche volta non sei tu a decidere, ma intervengono altri fattori. Nel mio caso l’imprevisto mi ha trasformato in Visitor mancato, nel caso di molti espositori mancanti, probabilmente ha influito il fattore economico. Io ho dovuto rinunciare anche ad uno specifico evento in coincidenza con la nostra esposizione che mi coinvolgeva, come visitatore, a titolo personale. Una rinuncia quindi che ha comportato un piccolo dispiacere e non è detto che così non sia anche per i molti che anno dopo anno sempre più numerosi devono privilegiare altre scelte. E’ argomento già emerso, altri concordano su questo punto.
Sicuramente nell’evoluzione del nostro mondo, dai consentimi di fare un po’ di understatement per non aggiungere lacrime al nostro dramma e lasciami chiamare evoluzione quel che accade a casa nostra, anche le fiere da tempo subiscono una trasformazione. C’è chi addirittura le vorrebbero superate. In questo caso tutti i partecipanti, espositori e visitatori, sono un di più. Tutta grazia di Dio. Quindi non lamentiamoci e adottiamo il famoso detto: oggi peggio di ieri ma molto meglio di domani.
Prendendo spunto dal mio caso personale vorrei però dire che almeno in un punto le fiere sono insostituibili. Come punto di incontro e aggregazione reale. Oggi mille new media ti consentono alternative virtuali, che io uso e apprezzo moltissimo. Ma non mi permetto mai, neanche per un momento, di accettare e promuovere la sostituzione totale del mondo virtuale con il reale. Sento il richiamo del branco: ogni tanto ho il bisogno viscerale di incontrarmi fisicamente con il mio interlocutore. Uno scambio di comunicazioni non filtrato in cui intervengono elementi semantici, tonalità di voce, espressione e linguaggio del corpo.
La fiera questo mi consente e al momento neppure la teleconferenza mi offre un surrogato soddisfacente. Purtroppo questo ha un costo elevato per entrambe le parti: chi espone e chi visita. La sfida sarà su come integrare in modo economico e completo i new media con la fiera + presenza fisica. Ci arriveremo sicuramente, qualcosa si è già incominciato a intravvedere. Ci piaccia o no il “vecchio” mondo è finito, finito per sempre e oggi si sta formando una nuova offerta che comprende un nuovo modo di comunicare. Ancora in fieri: sta a noi contribuire a renderlo il più umano possibile. Almeno non svacchiamo tutto dai, che di situazioni “non umane” ne vediamo giornalmente in tutti i campi. Giustizia, sanità, istruzione, politica, amministrazione pubblica. Vediamo se almeno in casa nostra riusciamo a creare un’atmosfera moderna, ma accogliente. Sta anche a noi.