All’età di 107 anni se ne è andato il 2 marzo scorso uno dei più grandi e noti critici d’arte del XX secolo:  Gillo Dorfles.

Fino a pochi anni fa andava volentieri a sciare. E scherzava sulla sua longevità dicendo che forse nell’aldilà non lo volevano. La longevità è stato uno dei record di Gillo Dorfles (Angelo Dorfles, Trieste, 12 aprile 1910 – Milano, 2 marzo 2018), copsì come un record quello di essere stato per sessant’anni inviato speciale alla Biennale d’Arte di Venezia. E poi i suoi libri, i premi, i riconoscimenti (  Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte) e le lauree ad honorem. Sì, anche perché Dorfles era laureato in medicina con specializzazione in psichiatria. Padre Goriziano (austro-ungarico all’epoca della sua nascita) e madre genovese, visse rta Trieste, Genova e Milano dove riosiedeva.

Dal ‘ricordo’ pubblicato da Mario Piazza sul sito di AIAP e a cui rimandiamo, riprendiamo queste parole che riteniamo significative :

La necessità di indagare il presente ha portato Dorfles, ed è uno dei suoi grandi meriti, a non circoscrivere il campo alla nobiltà e autonomia dell’arte, ma ad allargare la visione e cercare di cogliere i segnali e come titolava un suo libro degli anni Sessanta “Le oscillazioni del gusto”.  È per questo che troviamo nel suo lavoro una pluralità di interessi, fondamentali per restituire il mutare e la complessità nel nostro tempo. Quindi studiare e cogliere i segnali della moda, della musica, del design, dell’architettura e anche della grafica e della pubblicità era tanto importante quanto storicizzare l’arte “pura”.

Nelle sue indagini critiche sull’arte contemporanea Dorfles si è sovente soffermato ad analizzare l’aspetto socio-antropologico dei fenomeni estetici e culturali, facendo ricorso anche agli strumenti della linguistica. È Autore di numerose monografie su artisti di varie epoche da Dürer a Bosch, a Feininger   e  Scialoja, è famoso un suo saggio sul disegno industriale (Il disegno industriale e la sua estetica, 1963).
Dorfles è stato il primo a vedere tendenze barocche nell’arte moderna riferendole all’architettura moderna in. Nel 1995 contribuisce al Manifesto dell’Antilibro, con Francesco Pirella, Edoardo Sanguineti e Mario Persico, presentato ad Acquasanta (Genova), in cui esprime la valenza artistica e comunicativa dell’editoria di qualità e il ruolo del lettore come artista.

Il 20 settembre 2003 partecipa alla presentazione del libro Materia Immateriale, biografia del pittore genovese Claudio Costa, di cui Dorfles ha scritto la prefazione. Ci piace infine citare il fin troppo attuale “Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore” (2008), in cui analizza come la «scoria massmediatica» dei nostri tempi abbia soppiantato le attività culturali.