In una tavola rotonda – Bologna 13 febbraio 2014 – si è discusso delle potenzialità della stampa tridimensionale vista come una nuova rivoluzione industriale. Assenti gli stampatori, potenziali nuovi utenti.
Il terzo Rinascimento, o il Rinascimento Digitale: così è stata definita la rivoluzionaria tecnologia della stampa 3D, che finalmente si sta affermando anche in Italia, dopo il successo riscontrato negli USA.
Se ne è parlato a Bologna, grazie all’iniziativa di Eliofossolo srl Stampa 3D, una azienda che si è costituita proprio come service di stampa 3D e che ha richiamato un folto gruppo di ‘artigiani tecnologici’ o ‘makers’. Ma non gli operatori della stampa.
L’obiettivo della tavola rotonda – la prima in Italia – è stato quello di approfondire sotto diversi punti di vista – del design, delle opportunità di lavoro, della tecnologia – il tema scottante della stampa 3D, evidenziandone le peculiarità soprattutto per il design italiano, tracciandone gli sviluppi futuri nel quadro dell’economia globale.
Ricreare le botteghe artigianali
Ha aperto i lavori il prof Dario Apollonio, preside della Libera Università delle Arti (L.UN.A.) di Bologna che ha evidenziato come la stampa 3D possa essere annoverata tra le principali tecnologie innovative di progettazione nell’ambito dell’Industri al Design.
Dario Apollonio si chiede se la stampa 3D sia una moda o un fenomeno passeggero. Niente di tutto questo. Vecchia di 30 anni in campo industriale, anche se poco nota al grande pubblico che solo ora la riscopre, è una tecnologia da prendere in seria considerazione. Ma soprattutto con le idee e le capacità della tradizione artigianale italiana (da qui nasce il concetto di nuovo Rinascimento, ricordando le botteghe artigianali dell’Italia rinascimentale). Conoscere e utilizzare quindi questa tecnologia, non scimmiottando gli Stati Uniti, ma con idee creative tipiche della tradizione italiana.
Da parte loro gli imprenditori devono capire i progettisti del design industriale con le loro proposte, non sempre comprese e accettate.
Senza entrare nello specifico della stampa 3D, esaminato poi da altri relatori, Dario Apollonio, ha sottolineato l’importanza dell’attenzione all‘Italian Factor in particolare nelle famose tre A: Arredamento, Abbigliamento, Alimentare. E in tutti questi settori la stampa 3D ha un proprio ruolo anche se a prima vista può apparire poco credibile.
La stampa 3D è da tempo affermata in campo industriale per la costruzione di parti – in fondo si distingue dalla tecniche tradizionali solo perché utilizza una tecnica additiva anziché sottrattiva con frese e trapani, potendo utilizzare la stessa materia prima (metalli), ma anche altri materiali (resine, ceramica, polvere di marmo e altro) non utilizzabili con le tecniche tradizionali. E in maniera più economica ed ecologica, per l’eliminazione di sfridi e scarti.
Già utilizzata in campo ortopedico nella costruzione di protesi, sta affermandosi con successo nella medicina ortodentale come ha illustrato il dottor Pier Carlo Frabboni di Face&Smile Group, studio di medicina dentale che realizza protesi dentali,molto più efficaci rispetto a quelle convenzionali. E’ un campo nuovo che sta ottenendo grande successo.
Il ritorno dei makers
Marco Lombardo, ricercatore all’Università di Bologna, ha tracciato un quadro molto interessante, e documentato anche sulla base di esperienze europee, nel ridefinire il mondo del lavoro che ha definito “l’Internet del Fare“. Un concetto che raggruppa quattro capisaldi: sapere, fabbricare, condividere, incubare.
L’Italia, come purtroppo sappiamo tutti (meno forse chi dovrebbe saperlo), manca da troppi anni di una seria politica industriale e il pubblico vive alla giornata e questo non aiuta certo a uno sviluppo delle botteghe artigianali e del design. Al contrario, sarebbe opportuno indirizzare i giovani in cerca di lavoro verso quei quattro capisaldi (piuttosto che alla caccia del ‘posto fisso e tranquillo’) che si basano su una eccellenza scientifica (sapere), voglia di fare (permettendo loro di attivarsi senza intoppi burocratici) per realizzare qualcosa di originale e di autentico (parecchi nostri makers della stampa 3D sono già emigrati negli USA dove hanno ottenuto ottimi risultati – ndr).
Non meno importante il terzo punto: la nuova generazione di imprenditori deve saper condividere, deve essere una generazione distribuita, intesa come condivisione dei mezzi di produzione per conoscerne meglio le potenzialità.
Un altro suggerimento è quello del c0-working, il mettere insieme gli spazi (condivisione) con un risparmio di costi, ma soprattutto una “contaminazione” delle idee e delle conoscenze. Cosa ancora molto difficile in un Paese noto per i suoi campanilismi e le sue piccole gelosie.
L’ultimo caposaldo è il valore aggiunto dato dalla corretta incubazione con le opportune start-up per avviare le nuove realtà produttive verso nuovi sbocchi di mercato sia di carattere merceologico, sia di carattere geografico con una promozione del design italiano all’estero.
In sostanza si tratta di una trasformazione culturale, un cambio di paradigma, come ha sottolineato il relatore, che non può aspettare.
La tecnica 3D
Si è quindi parlato di tecniche, sia di scansione, sia di stampa. Su questo tema hanno parlato Marco Panizzoli di 3DZ che ha descritto le stampanti 3D e le loro applicazioni, quindi Claudio Terzoni di Abacus, azienda informatica e specialista in CAD-CAM che ha descritto con una dimostrazione pratica gli scanner 3D. Infine Enrico De Guglielmo ha presentato la sua azienda, Eliofossolo, service di stampa 3D a Bologna, traendo anche le conclusioni tratte dalle relazioni e dal dibattito.
Il primo compito di chi intende entrare nel mondo della stampa 3D, esattamente come per la stampa tradizionale, è saper scegliere quale tipo di tecnologia utilizzare e di conseguenza quale tipo di stampante e quale ordine di grandezza per l’investimento. Nella sua evoluzione trentennale la stampa 3D nata nel 1986, ha sfornato le prime stampanti da ufficio nel 2003 e nel 2007 le stampanti desktop. Risalgono al 2010 le prime stampanti personal. È stata quindi un’evoluzione analoga a quella dei computer. Ed è solo con l’espansione delle stampanti personal che la stampa 3D è divenuta popolare, forse attirando in questo modo l’attenzione delle masse, ma allo stesso tempo deviando il concetto di base. Si pensa quindi, oggi, alla stampa 3D come a un ‘giochetto’, un modo per fare piccoli oggetti per lo più inutili o comunque di valore effimero, quali i gadget pubblicitari.
Del resto gli investimenti per una macchina da stampa 3D sono ben lontani da quelli per la stampa tradizionale persino digitale: una stampante 3D viene ritenuta costosa quando raggiunge i 100mila Euro (ovviamente non parliamo delle macchine industriali).
Basti pensare che esistono circa 900 brevetti di stampanti 3D e solo da parte di un produttore (3D Systems) 40 modelli che lavorano con 95 materiali diversi, dal titanio alla ceramica a diversi tipi di polimeri.
Passando allo specifico delle tecnologie di stampa queste sono:
MJM multijet modelling
CJP color jet printing (nei formati A3 e A4)
SLA stereo lithography
SLS stereo lithography (laser sintering)
SLM selection laser melting.
Queste sono le sigle e tecniche sommariamente descritte dal relatore e relative alla azienda produttrice che rappresenta, ma nel suo complesso la stampa 3D prevede anche altre tecnologie, seconda del settore produttivo cui è destinata. Ma su questo torneremo in altri articoli di approfondimento.
A chi serve ?
I vantaggi che si possono ottenere dalla stampa 3D vanno considerati in funzione della scelta tecnologica e del settore cui ci si vuole rivolgere, cosa che dipende anche dalle competenze dello ‘stampatore’. Nei settori non prettamente industriali quali parti di ricambio per veicoli o l’industria aerospaziale in cui la stampa 3D è già molto utilizzata, l’arredamento è uno dei settori che sta evolvendo e sta interessando gli architetti, così come gli accessori per abbigliamento (basti pensare ai bottoni che ancor oggi nessuno produce in 3D), il settore orafo e quello,certamente più impegnativo delle protesi ortopediche e dentali.
Ma ci sono anche la possibilità di produrre imballi speciali, astucci, scatole senza limitazione di materiale, per non parlare della produzione di prodotti alimentari per la quale sono state studiate e realizzate apposite stampanti.
Anche se il principio è sempre lo stesso, quello di aggiungere materiale strato su strato mediante il getto di materiale attraverso ugelli (come per la stampa inkjet) i prodotti che ne escono sono pressoché illimitati. E questo è un vantaggio che dipende solo dalla creatività, dalle idee e dal saperle proporre al mercato. Quindi si va dall’arte ai gadget, dalle pizze fino alla produzione di villette in cemento e resina, come già da noi descritto in vari articoli cui rimandiamo.
O anche alle statue. Una dimostrazione dal vivo è stata effettuata su Daniele Ferro del team di Eliofossolo che si è prestato a fare da modello mentre Claudio Terzoni lo scansionava con un semplice scanner a mano, che registrava 14 immagini al secondo. Il file prodotto, una volta elaborato con Photoshop e un altro software esattamente come una scansione bidimensionale, costituisce la base per costruire una statua in resina, in marmo o in metallo a seconda del desiderio del committente. Questo a dimostrazione che qualsiasi oggetto può essere scansionato e ‘clonato’.
Questo video illustra alcuni concetti della stampa 3D.
Ma quale ruolo possono svolgere gli stampatori e i cartotecnici? Certamente possono in base alle loro competenze in fatto di scansione e prestampa, di gestione delle commesse, possono proporsi come service di stampa specializzati in vari campi, da quello dell’architettura a quello dell’abbigliamento o del packaging e altri. Come del resto già fanno quelle aziende di stampa specializzate in cataloghi di moda, di oreficeria o di mobili.
Non è quindi un caso che, come ci ha detto Marco Panizzoli, le ultime tre stampanti sono state vendute a copisterie.
Mi sembra un bell’articolo e vi ringrazio per aver riportato quanto dibattuto durante l’evento.
Credo ormai indiscussi il successo e la fama che la stampa 3D stanno a raggiungendo in questi ultimi anni e possiamo ben immaginare cosa sarà in grado di diventare in un prossimo futuro: stando infatti a quanto afferma il rapporto di Wohlers Associates si prevede che entro il 2021 il valore attuale del mercato a livello mondiale delle stampanti e dei servizi 3D crescerà di circa cinque volte raggiungendo i 10,8 miliardi dollari.
E’ ormai un dato generalmente noto cosa la stampa 3D sia stata in grado di realizzare nei più svariati settori di mercato, in particolare in quello medico, che continua a sorprendermi per la sua versatilità e predisposizione a questa tecnologia.
Desiderando condividere tuttavia, un mio punto di vista sul perché fossero assenti all’evento gli operatori della stampa, ritengo che probabilmente i tempi non siano ancora maturi per ritenere che il settore della stampa 3D condivida o possa condividere già la stessa clientela della la stampa tradizionale, in quanto la prima si concentra ancora principalmente nel soddisfare le necessità degli ingegneri di prodotto o dei designer che lavorano su prototipi rispetto a soddisfare le più svariate esigenze dei commercianti e degli acquirenti grafici.
Ciò premesso, in un mondo in cui i volumi di stampa complessivi sono in declino, sfruttare le competenze di base per stabilire un nuovo business di un settore simile e in significativa crescita potrebbe essere una buona strategia per alcuni fornitori di comunicazione grafica.
Julia Cozzi
Xerox SpA – Europe Country Marketing Manager – Corporate Marketing & Communications Europe
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