Stampare con la luce. Nuove tecniche di calcografia. Dalla relazione dell’Autrice all’incontro Grafica Insieme presso l’Istituto Fassicomo di Genova.

di Alessandra Angelini

Togliere per lasciare una traccia. È l’azione che si compie quando diamo vita a una matrice incisa. Il medesimo procedimento che avviene in Scultura, in quella migliore, almeno secondo il parere di Michelangelo Buonarroti. E’ lui che ci racconta attraverso i suoi scritti e le sue opere, come e quanto l’azione del togliere sia capace di donare vita alla materia. Perché nel momento in cui l’artista toglie, trasmette l’unicità del suo pensiero e della sua carica emotiva alla materia inerte. Ho voluto fare questo parallelo con la Scultura perché l’incisione per molti versi ne richiama le azioni e il pensiero. L’atto di scavare caratterizza gran parte delle tecniche incisorie dalla puntasecca, al bulino, all’acquaforte, alla xilografia. Scavando segni nella roccia gli uomini primitivi disegnavano le loro pareti. Lo scavo è l’intervento attivo che interviene sulla realtà e la modifica. Gli strumenti variano, dalla mano alle sgorbie, ai coltelli, alle punte e molto altro ancora.
A questi strumenti che appartengono alla nostra tradizione se ne aggiunge uno nuovo: la luce.
I lavori pubblicati in questa rassegna e presentati in occasione della conferenza 7° Incontro Grafica Insieme il 16 aprile 2016, fanno parte di una serie di opere da me realizzate a partire dal 2000 e sono in gran parte incisioni a rilievo o a scavo ottenute mediante la luce del sole, o meglio la parte dello spettro elettromagnetico composta dai raggi ultravioletti. L’irradiamento della lastra fotopolimerica e il suo successivo lavaggio permette di creare solchi scavati di diversa natura e grandezza, corrispondenti all’immagine che l’artista desidera realizzare.

Venere, 2007. Lavorazione di matrice fotopolimerica a rilievo. Stampa su piallaccio di legno e foglia oro

Venere, 2007. Lavorazione di matrice fotopolimerica a rilievo. Stampa su piallaccio di legno e foglia oro

In termini tecnici questo procedimento artistico prevede l’impressione su matrice polimerica di un disegno realizzato direttamente su lastra o trasferito da pellicole, attraverso l’esposizione ai raggi UV. Le impressioni così ottenute vengono successivamente impresse su carta di cotone, con l’utilizzo di un torchio calcografico. Dal punto di vista creativo lavorare con la luce si può rivelare un’operazione estremamente emozionante capace di coinvolge molti aspetti del fare creativo: da un lato significa infatti trasmettere con estrema velocità, nell’arco di pochi secondi o al massimo pochi minuti un pensiero estetico alla matrice; dall’altro, poiché i metodi per creare l’immagine richiedono spesso tempo e concentrazione, l’elaborazione dell’opera può essere lenta e ragionata: è possibile infatti dipingere o disegnare direttamente sulla matrice, oppure trasportare disegni o immagini fotografiche, attentamente rielaborate con tecniche analogiche o digitali, attraverso un film trasparente nella scala dei grigi da sovrapporsi alla lastra polimerica; si può giocare con le impronte di oggetti, forme, ombre; e molto altro ancora.

I fotopolimeri

La lastra e il processo di polimerizzazione. I fotopolimeri sono materiali plastici idrosolubili e sensibili ai raggi ultravioletti contenuti nello spettro elettromagnetico della luce solare o in particolari strumenti chiamati bromografi dotati di lampade a radiazione ultravioletta. Nell’industria questi tipi di matrice vengono solitamente utilizzati per le loro capacità di produrre immagini ad altissima definizione e in tirature molto alte.

L'albero delle meraviglie ex libris, 2007. Lavorazione di matrice fotopolimerica a rilievo. Stampa su torchio calcografico

L’albero delle meraviglie ex libris, 2007. Lavorazione di matrice fotopolimerica a rilievo. Stampa su torchio calcografico

L’esposizione della lastra, preventivamente liberata dalla membrana, alla luce del sole o della lampada, per il tempo necessario, fa si che il polimero che la ricopre si indurisca in modo definitivo non risultando più solubile in acqua. Ne consegue che se sovrapponiamo a contatto con la lastra una superficie trasparente recante alcune parti nere, ed esponiamo la lastra alla luce UV, il processo di polimerizzazione si attuerà solo nelle parti che sono rimaste esposte alla luce. Le parti della lastra coperte dal nero rimarranno idrosolubili e nell’operazione di lavaggio saranno asportate. In campo artistico le matrici, una volta impressionate con il disegno voluto, vengono inchiostrate e stampate a torchio secondo gli stessi procedimenti utilizzati per la stampa originale.

Sostenibilità del procedimento

Angelini

Cuore di lattuga, 2009. Lavorazione a doppia esposizione di matrice fotopolimerica a intaglio

Intorno agli anni 70 del XX secolo alcuni astisti, soprattutto di origine statunitense, intuirono le potenzialità di un utilizzo artistico dell’impressione di lastre fotopolimeriche e si resero conto dell’elevato grado di sicurezza offerto da questa tecnica ai fini della difesa della salute. La luce e l’acqua sono infatti gli unici ingredienti necessari per operare con i fotopolimeri ed escludendo così l’utilizzo di acidi e solventi, fanno di questo tecnica un procedimento tra i meno nocivi impiegati per l’incisione.
Dunque un metodo di lavoro rispettoso della natura e della salute che sempre più si afferma come valore acquisito nelle modalità del fare arte, in particolare all’interno dei laboratori didattici e degli studi degli artisti.

Carlo Tommasi illustra le caratteristiche del fotopolimero

Carlo Tommasi illustra le caratteristiche del fotopolimero

Al termine di questa relazione, riccamente illustrata, molti degli artisti presenti hanno chiesto maggiori informazioni sull’uso delle lastre fotopolimeriche. Ha risposto il dr Carlo Tommasi, titolare di Ditom, azienda milanese che importa dal Giappone queste lastre per la stampa tipografiche.

 

Per chi volesse approfondire l’argomento può scaricare qui la relazione di Alessandro Soldini, Curatore dell’attività espositiva della Biblioteca Salita dei Frati, Lugano.

 

Il libro di Alessandra Angelini, che illustra nel dettaglio questa tecnica è scaricabile qui.

Immagine sotto al titolo: Aureole di altre stelle, 2012 Libro d’artista con poesie di Gilberto Isella e postfazione di Stefano Sandrelli. Stampa gicléè e xilografie su legno di filo