Le prime indiscrezioni, volute, sulla nuova tecnologia inkjet che Benny Landa presenterà a drupa, parlano di nanotecnologia.
Ci siamo informati e possiamo rivelare quanto si sa oggi su questa novità. E forse qualcosa di più. Una vera rivoluzione nella stampa, ma non solo.
di Marco F. Picasso
Lo chiamano “l’inchiostro invisibile di Benny Landa”, Naama Sikuler e Assaf Gilad, giornalisti del più quotato quotidiano economico di Israele – Calcalist equivalente di The Economist – che hanno intervistato il fondatore della Indigo nel lontano 1977, quando dal Canada si trasferì in Israele (leggere qui la storia di questo leggendario inventore-imprenditore).
Con il termine inchiostro invisibile si vuole indicare il nuovo inchiostro a nanopigmenti e gogge di dimensioni inferiori a quelle di un microbo, frutto di una decina d’anni di ricerche nei super attrezzati – e supersegreti – centri di ricerca dei Landa Labs e coperti, tutti in un sol colpo dell’ultima ora, da 50 brevetti.
Un’operazione, questa, degna del miglior science-fiction. Un giorno gli avvocati di una piccola, ma evidentemente ben preparata società di Londra, la Harrison IP, specializzata in brevetti internazionali, furono chiamati da Landa in persona per una visita alla sua azienda. Né quando furono sulla limousine che dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, né quando sedettero nella sala riunioni della sede del Landa Fund, gli avvocati avevano un’idea precisa del motivo della chiamata, se non un “ho qualcosa che vi farà saltare sulla sedia” aggiungendo “e avrete un sacco di lavoro da fare“. Ma conoscendo il loro anfitrione erano fiduciosi in qualcosa di interessante.
E non furono delusi. Qui incontrarono Benny Landa con il suo esecutivo e tre membri dell’ufficio israeliano di brevetti Erlich & Fenster. All’ordine del giorno, la registrazione dei brevetti per una tecnologia ormai completamente sviluppata relativa a inchiostri a nano-pigmenti. Tecnologia cui Landa ha destinato un intero piano dei Landa Labs. Dopo due giorni di riunione gli avvocati inglesi avevano il compito di redigere nei dettagli 50 brevetti per applicazioni dell’invenzione in maniera tale che la tecnologia fosse protetta impenetrabilmente. La scadenza fu altrettanto precisa: maggio 2012, data della drupa di Düsseldorf. Perché questa azione quasi da blitz? Il punto di forza di Benny Landa è sempre stato quello di lavorare sodo, e con intelligenza, in segreto magari rischiando pure qualche fuga di notizie, che mai si è verificata, senza anticipare brevetti parziali proprio per non incuriosire possibili concorrenti. Così fece per l’invenzione dell’ElectroInk che diede il via alla stampa digitale a colori Indigo. E così fa oggi con la sua tecnologia rivoluzionaria.
Più piccola di un microbo
Secondo quanto gli stretti collaboratori dei Landa Labs – circa 150 tra ingegneri, fisici teorici delle particelle e chimici, tutti scelti accuratamente tra i migliori ricercatori e scienziati delle Università, e tutti ben pagati e affidabilmente legati a Landa e ai suoi progetti hanno potuto finora rivelare – ma anche questo fa parte del gioco del marketing -, si tratta di un inchiostro i cui pigmenti sono più piccoli di un microbo. Di conseguenza sappiamo che la nuova tecnologia di stampa consiste in un sistema a getto d’inchiostro i cui ugelli e le gocce hanno dimensioni cento volte inferiori a quelle minime attualmente in uso.
Siamo appunto nel pieno delle nanotecnologie, e possiamo così parlare della nascita di una nuova tecnologia: la nanografica.
Detto per inciso, non è la prima volta che le nanotecnologie passano dai laboratori all’industria della stampa inkjet: è del 2007 l’invenzione di ugelli in nano-scala da parte dell’Università dell’Illinois e del 2010 l’applicazione da parte di Xennia Technology nella stampa tessile. Ma ora le dimensioni e l’inchiostro stesso, sono un’altra cosa.
All’attacco del 90% della stampa
A questo punto è lecito chiedersi quale impatto avrà la nuova invenzione di Benny Landa sul mondo della stampa. E, stando alle dichiarazioni dello stesso protagonista, saranno sconvolgenti. Se con l’invenzione di ElectroInk Indigo – ma anche dei vari sistemi a toner e inkjet – si diede una forte scossa alla stampa, che diede il via a un nuovo modo di pensare la comunicazione stampata, on-demand, just-in-time, e quant’altro, il suo ruolo è rimasto fino a oggi confinato al 10% del mercato globale degli stampati. Il restante 90% è ancora in mano a offset, rotocalco, flessografia.
Landa è convinto che questa sua nanografica, (o nanostampa?) per la elevatissima qualità del prodotto, visto che si tratta in pratica di tono continuo e per i costi decisamente inferiori a quelli della attuale stampa digitale (così ha voluto già precisare), andrà a minare proprio la stampa tradizionale.
Sempre secondo le dichiarazioni di Landa, l’inchiostro invisibile è destinato alla stampa commerciale nelle alte tirature, alla stampa pubblicitaria, al packaging, ma anche alla stampa su qualsiasi tipo di supporto e per qualsiasi applicazione industriale.
Se dal 1993 – presentazione all’IPEX di Indigo, e di Xeikon − per anni si è discusso se il digitale è o no concorrente al convenzionale, questa volta la risposta può essere sì. Non sarà certo questione di un anno o due, ma il futuro è ormai segnato.
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