Perché una rivista di tecnica e cultura grafica dovrebbe pubblicare un ricordo di don Gallo, il ‘prete di strada’, proprio nel giorno del suo funerale a Genova?
Perché don Andrea è stato “tipografato” e Metaprintart ha voluto chiedere questo breve contributo all’Autore della Perpetual Ikon * – la ‘sindone’ che ne conserva la memoria fisica – insieme a quelle di personaggi ormai passati alla Storia, da Edoardo Sanguineti a Mario Luzi, da Vincenzo Tagliasco a Emanuele Luzzati.
Era domenica 5 novembre 1995. Ad Acquasanta, nell’entroterra genovese, si leggeva il Manifesto dell’Antilibro da un pulpito alto oltre 7 metri, in legno marino, a forma di cono, Conofono, appunto, fu chiamato. Prima di Edoardo Sanguineti, Gillo Dorfles, Mario Persico e me, toccò ad Andrea Gallo, il Don, tenere a battesimo il primo libro del tempo reale “Libretto”, realizzato con tecnologia Xerox sotto gli occhi dei lettori [un fatto, oggi banalizzato, che all’epoca destava ancora meraviglia – ndr].
Andrea lo conoscevo da prima, ricordo l’incontro alla Lanterna, il ristorante dei suoi ragazzi della Comunità di San Benedetto. Nella saletta dedicata all’artista Renato Cenni, siamo in compagnia della moglie Ada, che, come Renato, fu impegnata nella lotta antifascista vivendo anche l’isolamento del carcere. Affettuosa tenerezza sono i caratteri dell’amicizia di Andrea verso i fratelli sventurati, con spirito di credente, ma restando su posizioni profondamente laiche verso chi esercita il potere sui fuggiaschi in miseria, transessuali e prostitute. Tutti gli incontri con Andrea erano delle pagine tinte di rosso [e di rossoblu per amore alla sua squadra che oggi lo accompagna nell’ultimo viaggio- ndr], racconti onesti e minuziosi sul padre e la madre, inguaribile memoria di tanti valori buoni come il pane. Uno per tutti: la difesa dei fragili, senza distinzione.
Gallo sapeva bene che la bellezza può risiedere anche in un corpo devastato dalle droghe. Il concetto di bene è purezza di volontà. Gallo non si chiedeva in che sembianze sarebbe apparso il fragile, il goffo con la povertà degli abiti, apriva le braccia a tutti. Tuonava contro i potenti, schiavi di ogni capriccio, egoisti. Nel concetto di uomo non c’era mai la bruttezza, ma la forma dell’incanto della vita alla morte.
È il 6 dicembre del 2008, alle 10,00, nella chiesa di San Benedetto al Porto. L’appuntamento per la sindone in vita (Perpetual ikon) di Andrea [si legga qui il racconto di quell’evento – ndr].
Quel momento era stato preparato da tempo, teli, pigmenti, olii, lampade, videocamera, cavalletti. Siamo nella stanza più amata da Andrea: il suo studio, lì si monta il “set”, alchimia e liturgia, il fumo del suo toscano si sposa con quello dell’incenso.
È stata una giornata straordinariamente faticosa, per lui soprattutto, paziente, dolce, un fiume in piena di racconti. La pausa pranzo è stata leonardiana: Gallo e i suoi angeli, e noi. La tavola imbandita in una luce sublime.
Nel tardo pomeriggio 15 teli con l’immagine speculare di Andrea, furono pronte.
La Perpetual ikon * di Gallo, nella rivoluzione digitale che ci renderà più liberi e belli, o miserabili servi in mutamento perenne, documenta don Andrea Gallo, esistito nella verità del tangibile piuttosto che in quella della propaganda.
Francesco Pirella
Genova, 25 maggio 2013
* I teli delle Perpetual ikon di Francesco Pirella sono conservati nell’Archivio Tipoetico per la Mappatura del Reale all’ARMUS, Archivio Museo della Stampa di Genova
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