Vincenzo Picasso (Genova 1823 – 1887) è persona poco nota oggi, ma ebbe una vita interessante e, per certi versi, avventurosa. Ne racconto quanto si è potuto ricostruire dai documenti.

Primo dei quattro figli di Michele, nasce a Genova il 10 giugno 1823. Il padre, Michele (1794 -1852) aveva sposato nel 1816 Anna Vittoria Venini (figlia di Baldassarre Venini) nella chiesa di San Siro, dove sarà battezzato Vincenzo (all’anagrafe Francesco Vincenzo).

Michele (fu Giovanni) era comandante di velieri :“prima navigatore, poi forte mercatante a Buenos Aires ove dimorò a lungo. Era persona di levatura, assai apprezzato dalle autorità argentine. A tal segno che quando tornò in Patria nel 1847 Juan Manuel de Rosas (Buenos Aires 1793- Southampton 1877) dittatore dell’Argentina – lo nominò Console Generale della Confederazione Argentina presso il Governo Sardo. Michele morì a Recco il 15 settembre 1852.”Vincenzo Picasso console Aergentina

Col suo nome fu varato il veliero MICHELE PICASSO – B. a P. (brigantino a palo – ndr) Scafo bellissimo e veloce, uscito dai cantieri di Sestri. Al comando di un lupo di mare recchese, Cap. Cichero, realizzò uno strabiliante viaggio da Callao (il porto di Lima, Perù – ndr) a Falmouth in 79 giorni e 7 ore. In prosieguo di tempo fu comandato per i viaggi oceanici da Capitan Penco di Nervi, il quale ne tenne onoratamente il comando per ben venti anni. Al tempo della rivoluzione dei radicali, contro il Presidente Juarez Celman fu venduto a un armatore ligure-argentino ligio ai rivoluzionari.” – ( Gio Bono Ferrari “Capitani di mare e Bastimenti…” pag 291). In Tommaso Gropallo ‘Il romanzo della Vela” si afferma invece che il brigantino fu costruito a Recco (come si raccontava in famiglia e varato nel 1866, ‘capitano Cesare Figari’ (tale risulta infatti nel dipinto originale che posseggo). E aggiunge “Molto noto per un viaggio in soli 80 giorni dal Callao (Perù) a Falmouth, fu il Michele Picasso di Recco comandato da un Cichero camogliese e poi per ben 18 anni consecutivi da un Penco di Nervi. Infine venduto a liguri stabiliti a La Boca a Buenos Aires e chiamato Perla del Plata, nel 1878 arriva a Genova da New York in 47 giorni.

E torniamo a Vincenzo. Armatore, commerciante tra Genova e Argentina, dove fonda il Nuevo Banco. In Argentina è noto col nome di Vicente Picasso.
In ‘Historia de los italianos en Argentina‘ di Fernando Devoto, si dice: Vicente Picasso socio de Giacinto Caprile en el negocio de importación y exportación y aun en la propietad de naves que hacían la travesía transatlántica, muestra bien esa ligazón fuerte entre negocios y diplomacia.
E ancora: ministro plenipotenciario del gobierno del Estado de Buenos Aires en Francia, ambos legados a Bartolomé Mitre, y aún al cónsul argentino en Génova, Vicente Picasso.
Con il socio fondò la Caprile y Picasso (letras de cambio a la vista pagaderas en Italia, Francia y Suiza).

L’immagine qui a sinistra è stata gentilmente fornita da Adelina Alice, tratta dal libro “Quelli della vela” di Castrogiovanni e Massa , ERGA editori.
Bottiglie di vetro riempite dai naviganti con il guano (sterco di uccelli acquatici e di piccioni che si accampano sulle isole lungo le coste del Perú). Il guano serviva, specie nel secolo XIX da concime. I marinai che facevano quei viaggi si dilettavano a comporre gli strati in bottiglia, che assumevano diverse colorazioni a seconda del tipo di uccello che lo aveva depositato e dai tempo trascorso dal deposito.”

Casualmente a una mostra vidi anni fa un vaglia del Nuevo Banco Italiano, intestato a un sig Piaggio di Zoagli. Riccardo Campa, professore ordinario di Storia del pensiero politico italiano presso l’Università per stranieri di Siena e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires dal 1987 al 1991, in un suo scritto, cita il Nuevo Banco Italiano fondato nel 1887, che fu una delle tre banche fondate da italiani con i risparmi degli emigranti.
In pratica Vicente, portava emigranti in Argentina e guano in Europa (questo il commento di un mio nipote “allora era uno scafista di m. …”).

Vincenzo muore a Genova il 1° febbraio 1887. Così lo ricorda, con il tipico stile dell’epoca, il giornale Caffaro del 2-3 febbraio:

Ieri alle ore 20,30, dopo lunga e dolorosissima malattia, moriva in questa città, via Serra n. 6 il Comm. Vincenzo Picasso fu Michele nell’età d’anni 78.

Integerrimo commerciante, ebbe in ogni suo affare per guida quell’onestà e quell’onorevolezza che raramente si riscontrano al dì d’oggi.

Gentiluomo perfetto, di sensi altamente liberali, intimo amico del generale Mitre (Bartolomé Mitre presidente della Repubblica Argentina e in effetti dittatore), per oltre 32 anni ha rappresentato il governo della Repubblica Argentina in Genova e poscia come console generale in Italia, rendendo alle due nazioni segnalati servigi e contribuendo a migliorare i rapporti commerciali tra le stesse, e ne ebbe da quella amica Repubblica vari attestati d’encomio, e dal governo italiano la commenda dei SS: Maurizio e Lazzaro.
Cittadino probo, amante del suo paese, coprì onorevolmente varie cariche alle quali venne chiamato dalla fiducia dei suoi concittadini. La musica e le Belle Arti trovarono sempre presso di lui protezione e coltura; modestamente benefico seguì sempre il principio evangelico che la sinistra non deve sapere ciò che fa la destra.
Amorosissimo co’ suoi figli, lascia nella sua famiglia, negli amici de in quanti ebbero ad apprezzare le sue doti, larga eredità di affetti e la memoria eterna delle sue virtù.
” 

Vincenzo Picasso

Vincenzo Picasso con i figli. A destra il più ‘birichino’ Michelangelo

Vincenzo abitava a Genova in via Serra 6 con la moglie Carolina Verdini, tre figli, tre figlie. Di questi Ettore (mio nonno) visse a Genova (morì nel 1942) e tale Michelangelo ricordato in famiglia per una storia curiosa. Probabilmente ‘pecora nera’ di famiglia, fu liquidato nel 1917 dal fratello con una rendita, la cessione di beni stabili in Genova (via degli Archi) e in Buenos Aires, purché si togliesse dai piedi. Così si racconta. Si trasferì in Argentina dove oggi troviamo uno stuolo di Picasso. Si ricorda solo che, alla fine della guerra, si ricevettero pacchi dall’Argentina e la visita di una misteriosa ‘lontana parente’ di cui non sappiamo nulla.