HP Industrial ha condiviso alcune riflessioni dedicate al mercato della stampa digitale indicando quelle che, secondo la multinazionale, sono le tendenze e le previsioni nei settori etichette e imballaggio per il 2022. Mettendo in risalto alcuni aspetti, ma trascurandone altri. Qual è il vero futuro della stampa del settore? Digitale versus flexo, e quale digitale? Toner o inkjet. In questo articolo solleviamo la questione chiedendo lumi a chi ha esperienza su campo, sia come produttore di macchine e tecnologie, sia come utente. Ma chiaramente il dibattito è aperto.

In un comunicato, che alcune riviste forse poco attente alla deontologia giornalistica hanno pubblicato tale e quale, HP Industrial ha affrontato il tema della trasformazione digitale che non riguarda solo la tecnologia, ma anche la possibilità di “ripensare” l’azienda, e suggerisce – giustamente – ai convertitori di ‘evolvere’ per rispondere alle nuove esigenze dei brand e diventare più attrattivi per i professionisti più giovani.
Fin qui tutto bene: i convertitori in grado di avvalersi di strumenti di produzione digitale flessibili potranno effettivamente crescere, soddisfacendo le diverse esigenze per la cosiddetta ‘consegna on-demand’.

Per fare un servizio ai nostri lettori,  è nostro dovere chiarire se questi strumenti sono una esclusiva di HP? Lo abbiamo chiesto ad alcuni imprenditori con una forte esperienza sia di stampa analogica, sia digitale. La risposta unanime è stata: “No”.

«No, altre tecnologie digitali rispondono a queste esigenze di rinnovamento; possiamo dire per un futuro trasversale, in cui entrano in gioco il toner in polvere e l’inkjet.»

Macro-trend emergenti

In sintesi, le indicazioni di HP Industrial indicano i macro-trend emergenti, tra cui sostenibilità, automazione, fidelizzazione della manodopera ed e-commerce, che offriranno nuove e interessanti opportunità per le aziende che stanno adottando le soluzioni digitali accanto ai metodi di stampa tradizionale.

Riteniamo che in questo caso per tradizionale si intenda soprattutto la flessografia ma anche la stampa offset, quindi la stampa analogica. Ma vedremo che anche in questo le cose potrebbero cambiare.

In un mondo in cui assunzione, formazione e fidelizzazione dei dipendenti rappresentano importanti sfide, le infrastrutture digitali giocano un ruolo fondamentale in quanto più attrattive per la forza lavoro più giovane e più facili da gestire” afferma HP.   Ma, a nostro parere, questa affermazione potrà giustamente irritare quegli esperti di stampa che hanno alle spalle una lunga tradizione di esperienza e di competenze nella stampa.
La convinzione che oggi la stampa digitale non necessiti di conoscenze specifiche e di una precedente esperienza nella stampa analogica può essere fuorviante, come dimostra il numero di centri stampa che nascono e muoiono nel giro di poco tempo. A parte la stampa di volantini e brochure usa e getta, per operare soprattutto nel settore delle etichette e del packaging – ma anche della stampa commerciale di alto livello – non ci si può improvvisare con una macchina digitale, per quanto sofisticata possa essere.

Questa considerazione ci è stata confermata da chi opera nel settore: chi ha esperienza di stampa (e prestampa) analogica, opera al meglio anche nel digitale.

Quale digitale?

Premesso ciò, riassumiamo i sistemi di stampa digitale attualmente in uso: getto d’inchiostro e a toner. Quest’ultimo si distingue tra toner in polvere e sistema Indigo, un toner liquido (Elektroink) che, a differenza dagli altri sistemi digitali, trasferisce l’inchiostro a un caucciù e da questi al supporto. In pratica una offset digitale, con tutti i suoi pregi e problematiche, come ad esempio la stabilità nelle lunghe tirature e nella manutenzione dei caucciù.
Altro limite, come ci spiega un nostro interlocutore, sta nel up-time della macchina: fatta 100 la produttività di una macchina ideale, il sistema a toner liquido sta a 50 o 60, l’inkjet e il toner secco stanno a 80-90. Perché questo?

È una questione dei costi di inchiostri, di supporti, e della primerizzazione richiesta per alcune tecnologie (ma non per toner secco e inkjet), di manutenzione e sostituzione dei cauccciù e altre parti deteriorabili, oltre ai famosi ‘click’. C’è chi aggiunge, la necessità di una consulenza continua, che occorre mettere in conto.

Da Analogic-first” a “Digital-first”

Proseguendo nella sua analisi, HP Industrial sostiene che in media, un convertitore di etichette stamperà il 15-20% del suo volume totale (quindi analogico più digitale) utilizzando le HP Indigo. La quale introdurrà un sito produttivo che, combinando le HP Indigo 6K alla base della stampa di etichette digitali con le HP Indigo V12 da 120 metri/min, consentirà loro di diventare più competitivi passando da un approccio “Analogic-first” a uno “Indigo-first”, trasferendo molti lavori dalla stampa tradizionale alle HP Indigo.

A nostro parere sarebbe più corretto parlare di un passaggio da “Analogic-first” a “Digital-first”, senza escludere non solo il toner in polvere, ma soprattutto l’inkjet. Perché soprattutto?
Come ci dicono alcuni esperti interpellati «sembra che questo trend non tenga conto della continua evoluzione della stampa inkjet, la cui qualità è ormai indiscussa. Ma con l’espansione delle macchine e della produzione il costo degli inchiostri, che è ciò che oggi costituisce un limite all’uso dell’inkjet per le lunghe tirature, è destinato a calare sostanzialmente

Su questa affermazione è d’obbligo aggiungere che la stampa digitale con toner in polvere, è tecnicamente più matura, in quanto questa è nata prima dell’inkjet (di qualità). Chi ha superato gli ‘anta’ sa che il sistema Indigo di Benny Landa e il toner di Cromapress, furono presentati contemporaneamente nel 1993 (IPEX). I primi tentativi con macchine a getto d’inchiostro risalgono al 1995, la la qualità allora era ‘disastrosa’ come fu fatto osservare da chi scrive, ai tecnici che gli presentavano la ‘novità’ in un laboratorio Kodak-Scitex di Dayton.

Se poi vogliamo parlare di qualità di stampa, oggi tutti questi tre sistemi sono più che soddisfacenti. Forse, il toner secco per certe applicazioni è un po’ più avanti. Ma attenzione, molto dipende dall’applicazione. Il mercato delle etichette è vasto e differenziato, e la scelta di un sistema o un altro deve essere condizionata all’applicazione.

Analisi dei costi

HP Industrial promuove l’approccio “Indigo-first” attraverso la “Digital Label Factory”, un ecosistema completo end-to-end che offrirebbe agli stampatori di etichette l’agilità di cui hanno bisogno per operare negli attuali mercati in evoluzione. Basata su una combinazione di macchine da stampa in grado di gestire tutti i tipi di carichi di lavoro, è un progetto che consentirebbe ai clienti di passare dalla consegna “nella settimana successiva” a quella per “il giorno successivo”, con minor manodopera e una maggiore Overall Equipment Efficiency (OEE).
Qui riteniamo che i destinatari di quest’offerta dovrebbero avere ben chiara la disponibilità di una seria e imparziale analisi dei costi globali, quali assistenza, consulenza e manutenzione.

“La crisi della supply chain – aggiunge HP – spingerà i decision maker a rivedere la propria strategia per quanto riguarda i fornitori e gli strumenti di produzione (nessuno può permettersi di interrompere i processi di stampa perché mancano supporti, parti, inchiostri). Un fornitore strutturato verticalmente, che si avvale di strumenti di produzione in grado di stampare su qualsiasi supporto, rappresenta la scelta ideale.”
Chi sia, nella realtà, questo ‘fornitore globale’ non è chiaro.

Stampa di sicurezza

Il progetto delineato da HP Industrial considera anche la stampa di sicurezza, in relazione con l’aumento dell’e-commerce e la minaccia dei prodotti contraffatti. In risposta a questa problematica, i produttori, i rivenditori e i convertitori continueranno a collaborare per combattere la contraffazione dei prodotti, e ciascuno di loro avrà un importante compito da svolgere. Le minacce emergenti richiederanno grande attenzione e continui investimenti in nuove soluzioni – come inchiostri di sicurezza, supporti, track & trace e origination software per quei prodotti e imballaggi a rischio di contraffazione.
Comunque, è bene precisare che questa non è prerogativa di un fornitore specifico, ma spesso della stessa azienda di stampa e converting, che in genere ha più competenze degli stessi fornitori di macchine da stampa con i quali può comunque collaborare.

Finitura in linea

Gli esperti interpellati ci fanno notare che nell’analisi, peraltro interessante di HP Industrial, non si prende in considerazione un aspetto di primaria importanza nella gestione della stampa di etichette e packaging: la finitura in linea.

A oggi, con le macchine HP Indigo la finitura è fuori linea, mentre in molte stampanti inkjet e toner secco è già da tempo affermata la finitura in linea, ad esempio con i sistemi Prati DIGI COMPACT, che offre un notevole risparmio di tempo e quindi di costi. In caso dì lunghe tirature l’assenza di converting o nobilitazione in linea (ibrida) si traduce in una perdita di competitività perché si dovrà fare un doppio passaggio. Perché citiamo Prati (unico nome che riportiamo uin questo articolo? Non per pubblicizzare un produttore, ma perché è quanto ci segnala un produttore di macchine digitali per etichette. Perché il mercato italiano che punta molto sui settori del vino, della cosmetica con supporti trasparenti, stampa del bianco e altre nobilitazioni, deve affidarsi a fornitori specializzati per la finitura con nobilitazione in linea che – come ci riferiscono – è prerogativa della azienda italiana citata, mentre i sistemi di finitura proposti dai produttori di macchine a toner e inkjet si rivolgono a un mercato generico.

Che fine farà la flexo?

In definitiva il comunicato molto interessante in sé perché solleva un tema attuale e sentito, deve essere letto con le dovute cautele e attenzione. Come abbiamo visto, trascura alcuni aspetti e non tutto è veramente dimostrabile. Non a caso proprio nel settore delle etichette negli ultimi tempi il mercato si sta orientando sempre più verso le macchine inkjet o toner secco stand alone oppure ibride. In primo luogo a causa dell’up time a vantaggio di queste ultime. Tra l’altro, con il calo dei prezzi degli inchiostri, l’inkjet potrà, col tempo, diventare una ‘seria concorrente’ anche alla flessografia.
Ma anche su questo aspetto, possiamo solo affermare che la tecnologia digitale “si affiancherà” e non certo “sostituirà” quella analogica. Gli produttori di macchine flexo non hanno certo da preoccuparsi. Certamente inseriranno sempre più, moduli digitali in linea.

Interpellati in proposito sia un esperto di flexo sia un esperto di inkjet, questi confermano la coesistenza delle tue tecniche di stampa. In più, emerge che sarà soprattutto la tecnologia ibrida – analogico e digitale – quella che avrà il maggiore successo, perché offre la possibilità di lavorare con macchine complete, con stampa, nobilitazione e finitura, tutto in linea. Al momento la tecnologia ibrida più utilizzata è la combinazione flexo-inkjet.

Altre differenze che ci fanno notare sono la consistenza colore, che per le inkjet e toner secco è nativa, proprio perché la stampa è identica dal  primo metro all’ultimo, indipendentemente dalla tiratura. Cosa che non può essere per la stampa indiretta. La differenza tra toner secco e inkjet, ci dicono, può essere in linea teorica nella risoluzione. Ma è solo un dettaglio.

A vantaggio, oggi, di HP Indigo va considerata un’ottima stampa sui supporti strutturati e naturali (vergate e similari). Si ritiene tuttavia che ormai le macchine inkjet stanno per rompere anche questo muro e saranno così ancora più competitive.

Poca conoscenza

Per concludere, purtroppo, ci si fa notare da che vive quotidianamente il mondo della stampa di etichette, packaging e non solo, “c’è poca conoscenza, manca una cultura di base da parte di molti imprenditori e operatori”.
Questa scarsa conoscenza fa sì che alcuni imprenditori si affidino alle parole dei venditori di tecnologie, senza poter comprendere a fondo dove dicono il giusto, e dove aggiungono opinioni proprie, ma non del tutto realistiche. Ciò che gli esperti interpellati sostengono all’unanimità è che non esiste al momento una tecnologia che “possa fare tutto” perché ogni sistema è specifico per singole o alcune applicazioni. Ma non una per tutte.

Quanto sopra non vuol essere uno spezzare una lancia a favore di un fornitore a scapito di altri, ma solo una dovuta necessità di far chiarezza per ragioni di onestà intellettuale. Naturalmente queste pagine sono a disposizione per quanti, a ragion veduta, vorranno smentire o fornire altri chiarimenti tecnici.