Incremento della qualità; produzione on-demand e personalizzazione; sostenibilità. Questi i punti principali su cui si basano le tendenze nel settore dell’imballaggio industriale per i prossimi 5 anni.

Sostenibilità

Partiamo dall’ultimo punto citato, la sostenibilità. Non è piú una moda, ma una vera e propria richiesta da parte dei consumatori, che si sta trasmettendo da un Paese all’altro. Potremmo chiamarla ‘Greta Trend’, ma è anche di piú. Le notizie sulle isole di plastica negli oceani, la presenza ormai accertata delle micro plastiche nelle falde acquifere e che noi beviamo con le acque minerali (1), preoccupano. Di conseguenza i brand e i produttori di imballaggi ne tengono conto.
In Europa oggi la sostenibilità è tenuta sotto controllo, ma anche nel resto del mondo la discussione aumenta, da un semplice sussurro a un grido che interessa le masse. Assistiamo quindi a un cambio di paradigma nei messaggi dei brand.

Ma i messaggi sono corretti?

Packaging più sostenibile, meno plastica o uso di plastica biodegradabile e compostabile; riduzione del consumo di energia. Tutti messaggi che catturano l’attenzione del consumatore. Di conseguenza, assistiamo a ricerche e soluzioni, da parte dell’industria, per nuovi tipi di plastica (in Italia almeno due Università – Bologna e Salerno – sono all’avanguardia nel settore). Sviluppo di inchiostri per il contatto diretto e indiretto con gli alimenti per ridurre la necessità di pellicole con effetto barriera. Nuovi sviluppi anche di carte e cartoncini che siano in grado di sostituire la plastica. Questi ultimi sono attualmente sviluppati soprattutto nei Paesi scandinavi.

personalizzato packPerò va fatto un distinguo. Non ha senso fare una guerra carta contro plastica. O, peggio, condannare la plastica a priori. Così come più volte ripetuto da noi e dagli operatori del packaging, la plastic tax in Italia non sarebbe un rimedio, ma anzi un danno all’industria e, di conseguenza, all’occupazione.
Occorre quindi fare molta attenzione ai messaggi che si lanciano sui media (e, peggio sui social): più che incolpare la plastica si dovrebbe incolpare la maleducazione dei cittadini e l’incapacità organizzativa di molte istituzioni.

Qualità

Nell’era pre-digitale la stampa di imballaggi di qualità era affidata alla buona artigianalità del produttore. Scelta del supporto, calibrazione degli inchiostri, accurata prestampa, scelta e produzione delle matrici, ‘stampa al bacio’. E c’erano dei limiti.
Oggi il fattore qualità è diventato fondamentale nel packaging, grazie anche agli sviluppi tecnologici degli ultimi 10-15 anni a cominciare dai Computer to Film (CtF) e poi dai Computer to Plate (CtP) e, più recentemente, anche sotto la spinta della stampa digitale. Tradizionalmente il packaging di alta qualità era affidato alla stampa rotocalco, mentre la più economica flessografia restava ai margini. La offset aveva i suoi limiti relativi ai supporti.
Il digitale ha cambiato le carte in tavola. Innanzi tutto con la stampa inkjet e toner secco, per non parlare del sistema con Electroink, la qualità è cresciuta enormemente nei confronti della flessografia tradizionale. A sua volta, proprio nella flessografia la digitalizzazione delle lastre ha fatto compiere passi da gigante a questa tecnologia di stampa. Di conseguenza, sono migliorati gli anilox, gli inchiostri, la prestampa, le macchine, e oggi con la stampa flexo si raggiungono risultati paragonabili alla rotocalco, con vantaggi economici per le tirature medie e si ha una maggiore disponibilità di fornitori.

Personalizzazione

Il terzo fattore da prendere in considerazione in questi anni è quello della personalizzazione. Un fattore che si potrebbe dividere un due parti: corte tirature e packaging on demand, ma che dal lato pratico si possono raggruppare.

Secondo un recente studio del Graphic Communication Institute del Cal Poly (2), il 71% dei consumatori spinge i brand a chiedere ai loro fornitori di abbinare la stampa digitale alle proprie tecnologie di stampa analogica, per soddisfare le richieste di packaging personalizzati, con messaggi che cambiano perché legati alle frequenti campagne promozionali.

Se è vero che la personalizzazione è attuale e molto utilizzata nella pubblicità diretta, come viene applicata al packaging? Qual è il suo valore?
Secondo uno studio del 2017, il valore del mercato dei regali aumenta del 55% dal 2016 al 2021 data in cui dovrebbe raggiungere un valore di 31 miliardi di dollari.

Un altro studio della Deloitte stima che il 50% dei consumatori Millennial e Generazione Z, hanno espresso il desiderio di prodotti personalizzati, e il 70% è disposto a pagare il 10% in più per prodotti personalizzati. Questo anche a causa delle crescita esponenziale dell’e-commerce.

Nel mondo del packaging del grande consumo, i brand principali stanno quindi scavando a fondo per scoprire cosa si può fare per attirare maggiormente i giovanissimi e soddisfare le loro esigenze, persino con la foto del destinatario del regalo, o della famiglia.

packaging diffUn ultimo punto, non elencato sopra, che i brand dovrebbero considerare nel valutare le tendenze degli imballi, è la difficoltà che questi presentano per la loro apertura. Secondo una recente indagine si perde troppo tempo per aprire imballi, soprattutto, ma non solo, quelli provenienti dall’e-commerce. In genere si colpevolizza l’eccessivo uso di plastica da smaltire, la necessità di usare le forbici e i rischi di farsi male. Anche questo aspetto non è secondario e fa parte delle tendenze di cui tenere conto.

Nell’immagine in alto: packaging compostabile prodotto da itp

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(1) La causa prima della micro plastiche nelle falde acquifere non dipende dall’industria del packaging ma da quella tessile.
(2) Emerging Technologies for Packaging Innovation study