Il futuro delle aziende di stampa non è solo nel digitale, ma anche in organizzazione e nuove strategie che considerano investimenti nel MIS e in prodotti innovativi.

Nell’ultima indagine sul mercato della stampa a livello mondiale e globale per tecnologie diffuso da drupa, emerge che nonostante un contesto di difficoltà nell’economia e nei mercati, sia stampatori che fornitori di tecnologie sono tendenzialmente ottimisti in prospettiva. Con i dovuti distinguo.
Primo quello per area geografica, dove il mercato del nord America è più vivace di quelli di altre aree, secondo per tipologia di stampa, in cui si notano vistose differenze tra stampa commerciale ed editoriale, nei confronti della stampa di packaging e funzionali.
Sono dati che quindi non dicono nulla di nuovo rispetto a quanto sappiamo e scritto in questi ultimi mesi.
Tuttavia ci sono alcuni spunti che vale la pena osservare e di cui tenere conto.
Va detto però subito, che queste grandiose indagini di mercato non rispecchiano, a nostro modesto parare, la realtà quotidiana della maggioranza delle aziende di stampa italiane. E questo vale anche per le indagini di casa nostra, come quelle regolarmente diffuse da Assografici, per la semplice ragione che sono basate su questionari rivolti esclusivamente ad aziende industriali di grandi dimensioni. Quelle che fanno i numeri, ma che difficilmente rispecchiano il tessuto che regge l’economia del comparto.
L’indagine drupa – condotta nell’ottobre 2015 – tiene conto di 1250 partecipanti a livello mondiale, di cui solo 892 stampatori, il resto fornitori. Praticamente nulla. Tra questi, 552 in Europa, 340 del resto del mondo. I fornitori che hanno risposto erano 355 di cui 216 in Europa.
Nonostante questa premessa, che per dirla con Charles Bukowski “non mi fido delle statistiche perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media”, le statistiche sono da prendere per quello che sono: un esercizio di alta matematica che fa guadagnare che le fa ma non chi le utilizza (la citazione è mia e non un aforisma), vediamo di trarre ugualmente qualche suggerimento se possibile utile.

Emerge chiaro dalle opinioni raccolte che un settore vivace, a parte il packaging, è quello della stampa funzionale che qui comprende la stampa decorativa industriale, stampa elettronica, ceramica, tessile, decorazione murale, stampa 3D.
Alcuni di questi settori sono ben lontani dai tradizionali mercati degli stampatori commerciali, ma anche dalla loro mentalità. Le tecniche di stampa tuttavia sono quelle che loro conoscono, per cui non dovrebbe essere difficile convertire la propria produzione verso settori più redditizi e in crescita. In particolare, sono la stampa digitale e la flessografia quelle maggiormente interessate.
Quanto alla stampa 3D questo meriterebbe un discorso a parte che riprenderemo anche perché qualcosa di interessante si sta muovendo in campi non ontani dalla stampa tradizionale, ad esempio nel packaging.
Altro aspetto di cui tenere conto dai risultati dell’indagine, è quella che potrebbe rappresentare una sorpresa: il web-to-print di cui tanto si parla non è più in crescita. Evidentemente dopo il boom degli anni passati è un mercato saturo, in cui vince chi meglio si organizza. E in questo caso l’organizzazione passa soprattutto attraverso il workflow e il MIS, dice sempre l’indagine, nella classifica degli investimenti previsti, questi vengo proprio all’ultimo posto. Anche questo sembra sorprendente perché in un mondo globalizzato, in cui aumenta il numero di commesso con tirature sempre più ridotte, è proprio il MIS il centro focale su cui si basa l’organizzazione aziendale.
Lo dimostra anche la tendenza dei fornitori per il 16% dei quali è indispensabile investire in ricerca e sviluppo, mentre il 31% punta a significative innovazioni dei propri prodotti.