Storia della tipografia ambulante da Venezia al Tibet, dalle trincee alle feste patronali, dagli oceani ai ghiacci antartici, dalla prigioni alla stampa clandestina.

Questo ponderoso ed esaustivo volume – per i tipi di Pendragon Editore di Bologna, ci voleva. E ci voleva la passione e la ‘garra’ per dirla con gli argentini, di Alessandro Corubolo e la scienza di Maria Gioia Tavoni per colmare una lacuna della già vasta letteratura sulla stampa tipografica.corubolo_1
La ricerca ripercorre la storia dei torchi tipografici ‘al seguito’, quella che siamo soliti identificare con i tipografi ebrei erranti di cui abbiamo anche in Italia tante testimonianze, ma che a questa trascende ripercorrendo le varie tappe di una tipografia nata per “obbedire a contingenze che hanno richiesto in tutti i secoli una presenza dei torchi attivi in itinere” per una serie di necessità contingenti, dalle festività religiose alle esigenze politiche e di propaganda volendo sfuggire alle censure.

Una storia nella storia

corubolo5Partendo dalle macchine, platine, pedaline, torchi tipografici e litografici, la storia è dapprima geografica, poi politica, sociale e persino personale vuoi per autocelebrazione e per “il diletto della marchesa di Pompadour”, vuoi per esigenze legate a censure religiose o politiche.
Ma per dirla con gli Autori “abbiamo voluto inseguire le macchine da stampa, gli operatori addetti al loro funzionamento e ciò che con tali macchine si realizzava … cercando di scoprire i motivi che hanno indotto uomini e anche donne nei secoli, a investire capitali e realizzare propri radicati convincimenti, caricando torchi su carri o perfino su navi, come su qualunque altro mezzo in movimento, o trascinandoli in itinerari complessi per dar fuori materiale di varia tipologia, oppure per esibirli nelle più svariate manifestazioni.”
Torchi utilizzati da soldati e generali, da anarchici ed eruditi, dai missionari ai partigiani. Per non parlare poi del più recente “ciclostilato in proprio” di anarchici e di cattolici sotto i regimi sovietici.corubolo2
Questa particolare storia della tipografia (ma anche litografia) è quindi al tempo stesso storia di tecniche e di uomini, e anche con particolare attenzione, storia di donne con quel ‘foglio’ tutto al femminile, «Noi Donne» di cui si narra la vera storia, “dagli esordi a Parigi, negli anni nei quali l’antifascismo segna per alcune donne italiane uno dei momenti più alti. A quell’epoca più pericoloso dello stampare un periodico, nonostante ci si dovesse sempre avvalere di mezzi di fortuna, era soprattutto cercare di farlo conoscere in Italia. Si doveva infatti varcare la frontiera con espedienti ingegnosi per tentarne una buona distribuzione. E durante la guerra civile, quando il foglio venne ‘tirato’ in Italia nella più assoluta segretezza, significò incorrere in pericoli di ogni tipo per raggiungere quante più donne possibile.”

In trincea e in libreria

corubolo3Per arrivare ai giorni nostri, quelli dei segnalibri stampati da Luigi Lanfossi, in libreria o alle fiere del libro usato, che utilizza lo stesso modello che Vittorio Bozzi (l’omonima stamperia esiste ancora nel veronese gestita dal pronipote Davide Ortombina) usò sull’Adamello nel 1917 per stampare il giornale da trincea «La mitraglia», il cui esemplare originale è conservato al Museo delle truppe alpine di Doss-Trento. Principio, quello di Lanfossi, che si rifà alla Machine à imprimer, in plastica con caratteri e figure a rilievo in gomma, che nel 1970 vinse il premio “Oscar du jouet”.
Come si diceva all’inizio, questa ricerca ci voleva e speriamo, con gli Autori, che quest’opera sia foriera di diffusione della conoscenza e ottenga una buona accoglienza del volume da parte dei lettori, tipografi o fruitori della comunicazione a stampa, perché siamo certi che nella sua vivacità sarà una lettura interessante anche per i non addetti ai lavori.
La lunga lista dei ringraziamenti mette in luce la complessità dell’opera di ricerca e ci sembra giusto citare anche il riferimento a Giorgio Coraglia, quasi precursore che con i suoi articoli di buona divulgazione non solo ha individuato una linea di ricerca, ma ha fatto conoscere tante storie e aneddoti altrimenti perduti nell’oblìo della smemoratezza di un mondo e di un mestiere che tende a dimenticare le proprie nobili origini.

Gli Autori

Alessandro Corubolo, grande appassionato di arte tipografica, condivide con Gino Castiglioni proprietà e conduzione della stamperia Officina Chimèrea, che si è imposta per le numerose edizioni di stampa al torchio, ottenendo ampi riconoscimenti in Italia e all’estero. Si dedica inoltre a ricerche incentrate prevalentemente sulla storia e la tecnica della stampa.

Maria Gioia Tavoni, già professore ordinario di Bibliografia e Storia
del Libro presso l’Alma Mater, chiamata da Umberto Eco a collaborare al master editoria cartacea e multimediale, ha iniziato la sua attività di ricerca come direttrice della biblioteca comunale di Faenza (1972-1983), quindi docente associata presso l’Università di Pisa. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni (www.mariagioiatavoni.it) e continua a intraprendere studi prevalentemente di storia del libro che la pongono fra coloro che aprono nuove strade anche interpretative.