Si può elencare una lunga serie di errori tipografici. Se sono 12 se ne può fare un calendario. Ed è subito arte.

L’errore tipografico, si sa, è congenito nell’arte nera. I tipografi d’antan lo sanno benissimo. Oggi, con tutti gli automatismi delle macchine moderne sono più rari. Sopravvivono i refusi che anzi aumentano grazie al ‘correttore google’ che trasforma Pinuccio in Pinocchio e Picasso in Riccasso, ma sono più rari quelli dovuti al dosaggio e alla sequenza degli inchiostri, alla disposizione delle lastre e così via.

E allora i creativi di Grafical, una simpatica e dinamica azienda di stampa di alto livello (Oscar della Stampa 2015 come “Best Technology Innovator”) hanno pensato bene di riesumarli e farne, appunto, il calendario 2018.

Chi è Grafical

Estetica, funzionalità, etica. In queste tre parole si può sintetizzare lo spirito che pervade questa azienda familiare, ma con un centinaio di collaboratori motivati, che dal 1984 punta alla stampa di qualità, sia nel settore pubblicitario e della moda, sia nel campo delle etichette per vino.
Fondata da Andrea Lonardi, tipografo in piombo, presto con l’aiuto dei fratelli Mario, Elio e Flavio, trasforma la classica tipografia di campagna in industria della stampa. Dalla composizione a mano alla prima bicolore, acquistata nel 1987 impegnando i terreni di famiglia, oggi nel suo parco macchine figurano attrezzature prime in Europa se non uniche al mondo per la scelta di configurazioni studiate appositamente.

Ne abbiamo avuta la prova, insieme a un centinaio di clienti, case vinicole e studi grafici, all’open day del 2 marzo scorso, organizzato in collaborazione con fornitori di macchine e materiali, per vedere all’opera la più recente installazione, la GT 360 di Cartes, una semirotativa completamente italiana in una configurazione appositamente studiata con Grafical per la stampa di etichette da vino ad altro valore aggiunto. Per la descrizione di questo evento e della macchina rimandiamo all’apposito articolo.

Al termine dell’evento, un rapido ‘giro emozionale’ in azienda ci ha rivelato alcune sorprese, come l’auditorium in realtà riservato a sala yoga per i collaboratori, e relative famiglie.
«Perché, ci dice l’Amministratore Delegato Mario Lonardi, che possiamo considerare il ‘problem solving’ in azienda, noi siamo una famiglia e come nel nostro rapporto con i clienti se mi sento fornitore ho sbagliato, analogamente sbaglio se considero chi lavora in azienda un dipendente. Dobbiamo essere tutti collaboratori per il bene comune.» Ma, si può obiettare, ci possono essere collaboratori non all’altezza… «Non ci sono cattivi collaboratori, se mai c’è una cattiva gestione» ci risponde

E lo dimostra il fatto che in 35 anni di attività, la famiglia Lonardi, tutti d’accordo, non ha mai preso dividendi, investendo sempre in attrezzature d’avanguardia e in organizzazione interna, come vediamo dalle sale stampa alla gestione tutta informatizzata secondo i principi di Industria 4.0, al magazzino completamente automatizzato.

 

12 mesi 12 errori

Gennaio è dedicato al moiré, quell’effetto marezzatura che ancora è frequente per chi stampa tessuti, a causa dell’interferenza del retino tradizionale con la trama o anche il disegno del tessuto, ad esempio il Principe di Galles. I designer di Grafical lo associano alle luci psichedeliche.

Febbraio ci riporta il vecchio buon refuso o anche errore (orrore?) di stampa e si mette in ballo il cervello con tutte le sue divisioni, che spesso non lasciano scoprire l’errore, anzi, lo nascondono (e che ovviamente salta fuori solo dopo la consegna). Qui lo associano nientemeno che alla serendipità, perché a volte dalla svista nasce la ‘cono-scienza’.

Marzo è dedicato al pendant (pandàn per i legatori) che si ha quando l’allineamento delle pagine in legatura non è perfetto e piega o taglio non combaciano. Cosa c’è quindi di meglio del pandàn per creare un gioco di riflessioni ottiche?

Aprile il classico foglio di scarto che già in altre occasioni è diventato aggetto artistico. Ormai rari, questi fogli dovrebbero essere gelosamente archiviati e messi a disposizione dei tanti artisti che li chiedono. Ricordo di aver ‘battuto cassa’ presso diversi tipografi per fare un favore a un amico artista.
E naturalmente questo scarto viene associato al dadaismo.

Maggio è all’insegna di un classico che nasce, spesso con la ‘collaborazione’ involontaria del cliente che, chissà perché, vuol sempre intervenire sulle prove e, per accontentarlo, ecco la rasterizzazione. Il difetto non è nella tradizione tipografica, ma nasce con la digitalizzazione per un problema di interpretazione dei dati di incisione delle lastre.

Giugno ci riporta al vecchio taccheggio, alla pressione che se non è uniforme può dar luogo a una superficie di stampa irregolare. Come la superficie lunare.

Luglio è un classico: il fuori registro con i suoi relativi crocini, che nonostante gli automatismi ancora oggi richiede, specialmente sulle rotative, videocamere di controllo sempre più sofisticate. E anche qui l’elettronica viene in aiuto ed è tutta una gara per rendere gli avviamenti sempre più rapidi. A registro.

Agosto, forse per colpa del caldo e delle ferie sospirate, c’è chi stampa a lastre invertite e allora addio quadricromia. Un ananas può diventare rosa. È come cambiare i colori nel calamaio e la realtà diventa aliena. Ma l’ananas resta, grazie al profumo dell’inchiostro.

Settembre, anche se le ferie sono finite la ripresa va a rilento e può accadere che ci sia una legatura rovesciata. Basta una segnatura capovolta e tutto il lavoro va a ramengo.

Ottobre, questa volta è la piegatrice a fare i capricci oppure il mettifoglio per cui un entra in macchina un  foglio piegato. E qui cominciano i guai seri perché c’è rischio di rovinare il caucciù. Quei burloni di creativi non riuscendo a indurre gli operatori di macchina all’errore hanno dovuto creare una apposita fustella e piegare il foglio a mano. Quasi un origami.

Novembre, forse per colpa dell’aria poco pulita delle città industriali ecco apparire quel fastidioso difetto dei capperi, gli sporchi che si vedono solo a lavoro finito. Ma per i creativi anche queste impurità ispirano niente meno che un cielo stellato, un intero sistema solare, del cappero.

Dicembre, per finire in bellezza, è un elogio all’errore, qui un errore d’antan dei tempi della tipografia: il cliché rovesciato. Per stampare, alla rovescia, una frase di un testimonial d’eccezione: “Quando vedo un errore di stampa penso sempre che sia stato inventato qualcosa di nuovo” Johann Wolfgang Goethe.

Calendario 2018 di Grafical, con la collaborazione  dell’Agenzia Advision srl per il concept, la direzione creativa e il design. 
Stampato su carte speciali e materiche FSC di Fedrigoni.