Il littering è il malcostume di gettare o lasciare a terra, più o meno involontariamente, rifiuti di piccole dimensioni in spazi pubblici come strade, piazze, parchi, spiagge e boschi, invece di riporli negli appositi cestini dell’immondizia. O, in mancanza di questi, riportali a casa. Un quarto di questi rifiuti abbandonati è in plastica. C’è modo per correre ai ripari? O si dovrà bandire la plastica negli imballaggi?

Il 50% dei rifiuti marini in Europa è composto da articoli di plastica monouso (fonte ISPRA): un articolo molto interessante pubblicato da Cartotecnica Moreschini su LinkedIN, solleva questo enorme problema, troppo sottovalutato, quasi deriso. Al contrario, occorre agire tutti, subito. A cominciare delle industrie e dalle associazioni di categoria. Altrimenti la sola alternativa, prima o poi, sarà l’eliminazione della plastica.
Rimandando all’originale (https://www.moreschini.com/2021/09/13/il-packaging-design-contro-abbandono-dei-rifiuti/) ne riprendiamo, commentandoli, i punti essenziali.

Il concetto di base è che il ‘packaging design’ può fare la sua parte contro l’abbandono dei rifiuti, il cosiddetto “littering”.   Due terzi dei materiali abbandonati è rappresentato da mozziconi di sigaretta, mentre il 23%, circa un quarto, è costituito da componenti del packaging in plastica, che è una delle cause dell’inquinamento da plastica nell’ambiente.

Come giustamente fa rilevare l’articolo di Moreschini, il problema riguarda anche le aziende produttrici di beni di consumo e del packaging.
Ma in particolare, si osserva che oltre allo scarso senso civico delle persone, il littering può essere anche causato da una cattiva progettazione dell’imballaggio.
Su questo punto occorre quindi intervenire.

Parti del packaging si possono infatti staccare, volare via, cadere dalle tasche – si afferma nell’articolo –. Componenti troppo piccoli e leggeri, difficili da gestire correttamente, contribuiscono a far crescere l’abbandono dei rifiuti.

Packaging design

Sempre secondo l’articolo è il packaging design che dovrebbe porsi alcune domande. Quali?

– Si può progettare un imballo che non preveda di eliminare subito piccole parti in plastica?
Molte confezioni prevedono formati flessibili multimateriale, che richiedono ai consumatori di strappare una sezione dentellata per accedere al prodotto. Barrette, caramelle, succhi di frutta e snack sono solo alcuni esempi. Pezzetti leggeri e piccoli, che facilmente cadono a terra senza essere notati.

– Cosa possono fare le aziende?
Le aziende dovrebbero quindi prendere in considerazione un packaging che non comporti di generare questi rifiuti e le aziende dovrebbero studiare soluzioni con sistemi di apertura/chiusura diversi dai formati strappabili.   Analogamente, il pack non dovrebbe avere componenti che si staccano. I tappi delle bottiglie, dei succhi, degli alimenti per bambini e di altro ancora, sono tra i maggiori imputati nel problema dell’abbandono dei rifiuti.

– Si possono anticipare le direttive  UE?
Mentre prosegue la sperimentazione sui materiali innovativi e alternativi alla plastica, le normative europee sugli articoli monouso in plastica (2019/904, che entrerà in vigore dal 2024), imporranno questi cambiamenti. Tanto vale iniziare subito. E la tecnologia è già disponibile per rispettare la scadenza in anticipo.

– Semplificare le confezioni?
Spesso le confezioni contengono piccoli componenti accessori che non sono riciclabili e spesso vengono scartati subito, poiché i consumatori si concentrano sul prodotto.  Le aziende dovranno valutare la possibilità di eliminare tali componenti dai pack, o di sostituirli con una loro versione innovativa compostabile.

I rifiuti sono  piccoli ma il problema è grande

L’articolo conclude affermando che i minuscoli pezzi di imballaggio abbandonati nell’ambiente possono sembrare un piccolo problema, ma rappresentano invece enormi inefficienze nell’attuale industria del packaging. Affrontando in modo deciso la questione, le aziende possono offrire design straordinari ai consumatori e allo stesso contribuire a limitare l’abbandono dei rifiuti.

A nostro parere, l’articolo solleva un problema enorme e troppo sottovalutato e dobbiamo ringraziare Cartotecnica Moreschini per questo intervento, che però non deve restare lettera morta.
Durante l’estate abbiamo potuto constatare la diffusione del littering. Oltre alla maleducazione dei vacanzieri. Occorre agire tutti, subito. A cominciare delle industrie, dalle associazioni di categoria. Altrimenti la sola alternativa, prima o poi, sarà l’eliminazione della plastica.

Plastica compostabile?

Del resto, una plastica biodegradabile e compostabile prodotta senza idrocarburi è già allo studio e in parte prodotta, come abbiamo riportato su queste pagine e a cui rimandiamo: plastica biodegradabile e compostabile, ottenuta dalle fibre del micelio dei funghi.
Perché l’industria italiana, anche con i contributi del PNRR per l’ambiente non comincia a valutare questa possibilità? Che sarebbe tra l’altro un ottimo business.
Occorre proseguire su strade innovative, anche perché tutte le campagne sulla raccolta differenziata (ogni Regione e Comune ne ha una diversa) e sul riciclo lasciano il tempo che trovano.

L’immagine in alto è tratta del post di Cartotecnica Moreschini, che ringraziamo