È mancato la mattina del 6 febbraio 2013. Le esequie venerdì alle 11 nella chiesa di San Gregorio a Milano.
Giulio Barteselli è stato uno dei nomi più noti nel campo delle arti grafiche della seconda metà del ventesimo secolo.
Grande esperto di etichette, è stato per lunghi anni docente di tecniche di stampa all’Istituto Rizzoli e quindi in vari altri istituti.
Negli ultimi anni ha svolto anche docenze nel campo della grafica delle etichette, sempre tenendo ben presente, come principio irrinunciabile, la conoscenza delle tecniche, senza le quali anche un buon grafico non è in grado di concepire l’etichetta nel suo insieme e nel suo ruolo di immagine del prodotto che deve presentare.
Così lui definiva . in una intervista alla rivista Comunicando – l’arte di creare (e stampare) l’etichetta): «Creare un’etichetta significa confezionare un frac, un abito per il pack. E proprio come un sarto, bisogna sapere come operare e conoscere il supporto ideale per l’etichetta da realizzare, sia da parte dello stampatore, sia da parte del creativo.»
E sulla formazione era intransigente: «Spesso la formazione di coloro che dovrebbero essere gli stilisti dell’etichetta, si ferma all’esteriorità del progetto grafico. Bisognerebbe invece introdurre nei programmi di formazione dei corsi specifici sui materiali, sulle
tecniche di stampa e sulla gestione dei processi grafici nell’industria.»
Questo perché per progettare un’etichetta occorre saper analizzare anche la superficie su cui troverà posto, conoscere il materiale su cui sarà stampata.
Barteselli uomo di cultura
Di Giulio Barteselli ricordiamo la passione per il dialetto milanese, per la sua storia ed evoluzione.
Ricordiamo anche la sua passione per la cromolitografia che lo ha portato a crearsi una preziosa collezione di etichette antiche molte delle quali ancora stampate su pietra. Ricordiamo anche la sua signorilità meneghina, propria del milanese doc, che viveva all’ombra dei Bastioni detti del Barbarossa, che il comune di Milano eresse per difendersi dalla calata di Federico I Hohenstaufen.
Addio Giulio.
Quando un essere umano è poliedrico, è facile che venga visto sotto diversi punti di vista da chi venga in contatto con lui.
Quando qualcuno se ne va, va avanti come dicono gli Alpini, rischia di essere travolto da un processo di beatificazione. “Dopo” siamo tutti santi. Giulio non è stato un santo ma un uomo, il che non è poco! Forse con le sue debolezze, ma sicuramente con tanti aspetti positivi.
Innanzittutto se pensava valesse la pena di esserti amico, lo diventava e lo restava sempre in tutte le situazioni. La coerenza senza secondi fini già non è facile da trovarsi. Poi ricordo la sua estrema disponibilità nei confronti dei giovani. Non è che insegnasse solo cultura grafica e relativa formazione. Lui semplicemente formava il giovane (e a volte anche chi giovane non era più) e spendeva cultura a piene mani.
Capace di pretendere disciplina dagli altri, perché in primis la disciplina la applicava a se stesso. Una pagina molto umana, per me che lotto contro l’aumento di peso, quando a seguito di precise istruzioni mediche, ricordo che riesce a diminuire drammaticamente un pericoloso appesantimento e… incredibile, conserva poi la siluette negli anni. Tanto che pochi ormai penso lo ricondino in versione XXL. Dettagli, forse. Ma anche nei dettagli vedi l’uomo e soprattutto un maestro coerente.
Se vedum, Giulio !
mi sarebbe piaciuto conoscerlo mio zio lo conosceva bene e me ne ha parlato solo ora…..
Ho avuto l’onore di lavorare ed essere formato direttamente da Giulio. Un grande tecnico e super professionista. Un professore completo nel mondo dell’arte grafica e stampa di altissima qualità. Mi ha dato l’opportunità di seguire alcune pratiche al suo fianco nell’attività che svolgeva per il tribunale di Milano come CTU.
Ho un grande e bellissimo ricordo della bella persona che era. Ciao Giulio mi vieni in mente molto spesso. Sembrerà strano ma ancora oggi mi dai delle risposte.