Importante retrospettiva di Gianfranco Ferroni – Le stanze de “la musique du silence”, presentata in catalogo da Marco Vallora, nella mostra a cura della Fondazione Bottari Lattes in collaborazione con la Galleria Ceribelli di Bergamo, dal 3 novembre a Torino.

Il grande maestro livornese (Livorno 22.02.1927- Bergamo 12.05.2001), dopo la prima infanzia nelle Marche, segue la famiglia a Tradate (VA) nel 1944. Autodidatta, nel 1946 frequenta l’ambiente di Brera e del Giamaica, nel 1956 si lega con Guerreschi, Romagnoni, Banchieri, Ceretti , Vaglieri, allievi di Aldo Carpi, usciti dall’Accademia di Brera, riuniti nel gruppo del “Realismo esistenziale”, termine coniato da Marco Valsecchi, e prosegue sviluppando per proprio conto come indicava Luigi Carluccio “ le proposte di nuova figurazione ”, tra le sue opere di quel periodo ricordo in particolare “Le Donne di Marcinelle”.

Vecchia signora, 1958 , olio su tela, 60 x 50

Vecchia signora, 1958 , olio su tela, 60 x 50

Iniziò allora il suo sodalizio con Franco Passoni di cui frequentava la casa a Milano; fu un primo intenso contatto con i protagonisti del mondo culturale torinese cui seguì quello con Luigi Carluccio, suo grande estimatore, colpito dal suo “vivissimo sentimento di partecipazione da cui nasce la sua pittura”, che lo presentò nel 1957 a Torino alla V edizione di “France – Italia Peintres d’aujourd’hui” e che scrisse la presentazione delle 13 opere della sua sala personale nel Padiglione Centrale Italia alla Biennale di Venezia del 1968, e con le gallerie torinesi che accolsero le Sue opere negli anni successivi, Galatea (1963, 1966, 1970), Documenti (1986), Davico (1992). Del 1957 è la sua prima acquaforte “Periferia”, si interessò all’incisione e alla litografia, fu maestro indiscusso della grafica italiana del secondo ‘900, la sua opera è consultabile nel catalogo ragionato a cura di Chiara Gatti e Marco Vallora (2006). Fu premio Biella nel 1963 ex aequo con Giacomo Soffiantino, tra le tante opere incise ricordo la sua litografia del 1973 “Ultimo giorno di Tradate”. Negli anni ’60 si dedica al mondo dei rapporti esistenziali, sono evidenti i legami con gli affetti, ricorrente è la figura della madre.

Giorno felice , 1966, olio su tela, 80 x 88

Giorno felice , 1966, olio su tela, 80 x 88

Negli anni tra il 1963 e il 1968 risalta fortemente il suo impegno politico e sociale evidenziato da opere sull’olocausto, sulla discriminazione razziale e sui conflitti medio orientali, conosciute e storiche sono opere come Arabo ferito, Autobiografia – internazionalità della coscienza 3 (Dedicato a Malcom X), Senza resurrezione. Alcune di queste opere erano presenti nel 1968 nella sala personale che ebbe alla XXXIV Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, in piena adesione con la contestazione dei giovani in rivolta; e per protesta contro le violenze agli studenti manifestanti, rivoltò i suoi dipinti appesi alle pareti in modo tale che non potessero essere osservati dai visitatori sino a fine esposizione.
Con gli anni ’70 come estrapoliamo dal testo di Marco Vallora “Le sue stanze, che all’inizio sono così affollate, gremite di strepiti e di violenza, di gesti rappresi e segni di torture, e che invece via via, progressivamente si spogliano, si depurano… forse ci sono anche ragioni biografiche, esistenziali, per quella progressiva spoliazione delle ammutolite camere di tortura del primo Ferroni … forse il tracollo definitivo delle speranze utopiche”.

Magici silenzi

Composizione (Luce rivelatrice) 1991, tecnica mista su cartoncino 31,7 x 28,5 6

Composizione (Luce rivelatrice) 1991, tecnica mista su cartoncino 31,7 x 28,5 6

Dal 1973 la sua opera si dedica all’analisi degli elementi luce, spazio e segno in relazione agli elementi di memoria divenendo racconti della nostra condizione esistenziale ed espose le sue stanze con i magici silenzi. Negli anni ’80 l’atmosfera degli interni e l’attenzione ai particolari dello studio ci portano alla riflessione sugli eventi quotidiani e sulla vita che con gli anni ’90 mostra una profonda disamina tesa all’analisi del proprio io sempre alla ricerca della conoscenza della realtà nascosta della casa per combattere l’incertezza legata a ciò che non si conosce. Alla base di tutto la sua matita, il suo segno preciso, paziente, steso con una estrema precisione, il suo modo minuzioso di disegnare e di dipingere. Una scena ove sono protagonisti spazi disadorni , ombre, diagonali di luce, tavolini, sedie, bicchieri, vasi, tubetti, nature morte , e oggetti differenti, il tavolino dello studio, il letto sfatto, ove assumono un ruolo determinante i panneggi siano tele sgualcite che scendono dai tavoli o lenzuola spiegazzate o stracci. Un insieme di elementi singoli o molteplici che ci fanno partecipi degli eventi trascorsi, della presenza umana, un dialogo con gli oggetti, segni – presenze che danno vita al diario di un evento, raccontandoci o facendoci intravedere un evento; una dimensione ove lo spazio e la luce sono i protagonisti delle sue opere.

Oggetto e straccio rosa su quadrato, 1998, tecnica mista su carta applicata su tavola, 24, 7 x 31, 7

Oggetto e straccio rosa su quadrato, 1998, tecnica mista su carta applicata su tavola, 24, 7 x 31, 7

La luce è fondamentale: la luce rivelatrice è la grande protagonista dell’opera di Ferroni unita ali attenti equilibri degli oggetti latori di messaggi reconditi: “Lo spazio che situa, la luce che rivela” come scriveva nel 1994. “È la luce del vero e la luce dello spirito, in stretta fusione” come dice Vincenzo Farinella “fondere insieme luce e solitudine, dare a questo atto una realtà artistica, tradurlo in poesia, è la grande creazione di Ferroni”.
Il cammino umano e artistico di Gianfranco Ferroni hanno sempre evidenziato il Suo “vivissimo senso di partecipazione”, il mettere in discussione il nostro percorso e la continua ricerca della conoscenza e dell’approfondimento della realtà, che procede continuamente in una lotta continua con ciò che non si conosce.

Omaggio a Caravaggio , 1998, tecnica mista su carta applicata su tavola, 37,7 x 35,5

Omaggio a Caravaggio , 1998, tecnica mista su carta applicata su tavola, 37,7 x 35,5

Il rivisitare la nostra presenza che è lasciata e documentata dagli oggetti che fanno parte del nostro quotidiano conferma la nostra presenza / assenza in una continua analisi interiore del proprio io.
Tra i numerosi attestati e mostre segnalo Premio Presidente della Repubblica dell’Accademia di San Luca (1993); tra le numerose Sue mostre ricordiamo le presenze alla Biennale di Venezia (1950, 1958,1964 e 1968 e 1982 con relative sale personali), Quadriennale di Roma (1959, 1972, 1999), Biennale di Tokyo (1964), Salon de Jeune Peinture (Parigi 1966), le antologiche alla Galleria di Arte Moderna di Bologna 1994, a Palazzo Reale di Milano 1994, 2007,a Palazzo della Ragione a Bergamo 2007, “La luce delle solitudine” nella Sala delle Reali Poste della Galleria degli Uffizi , Firenze maggio, 2015.
(nell’immagine sotto il titolo: Mia madre nella stanza , 1961, olio su tela  90,5 x 121)

Gian Carlo Torre

Mostra 3 novembre 2015 – 16 gennaio 2016 – “Spazio don Chisciotte” in Via della Rocca, 37, Torino. Orari: martedì – sabato ore 10.30 – 12.30 / 15.30 – 19.30.
Info : segreteria@spaziodonchisciotte.it
Tel. + 39 011 1977 1755 www.fondazionebottarilattes.it