Tunélo può sembrare un titolo insolito ma, soprattutto, induce a chiedersi di quale lingua si tratti e quale sia il significato, anche se è di facile intuizione.
È un romanzo il cui testo è la traduzione riveduta e aggiornata, anzi riscritto, da parte dell’autore che, quasi trent’anni fa, lo aveva concepito in esperanto.
Rendere in italiano espressioni pensate in esperanto, non è stato semplice, perché questa è una lingua sintetica come l’inglese e agglutinante come l’ungherese. Le lingue latine prevedono invece lunghe frasi per descrivere anche concetti semplici, l’esatto opposto di un idioma agglutinante.
Ci si potrebbe domandare quale motivo abbia indotto Marco F. Picasso a fare questa fatica, dopo tanti anni. Il quesito è lecito. Forse il desiderio di renderlo leggibile a un pubblico più ampio di lettori e, forse, anche di ritornare su un percorso antico con la curiosità di riconoscersi a distanza di tempo e scoprire di emozionarsi a rileggere le proprie righe. Ma è persino probabile che abbia influito la mia ignoranza in materia perché, dopo averlo ricevuto in dono, non avrei saputo come cominciare a leggerlo.
Esposto di recente ad alcune fiere del libro, ha suscitato interesse da parte di lettori, che lo hanno voluto avere nella propria collezione di libri rari, pur non essendo stati in grado di riconoscerne la lingua. Spinti dunque dalla sfida, oltre che dalla curiosità.
Ed è ciò che dev’essere successo anche all’autore che, sotto l’impulso della sfida, ha convinto se stesso che era giunto il momento di accettarla e cimentarsi nella stesura del nuovo Tunélo. Come quando in primavera si dà una rinfrescata ai muri con un nuovo colore, anche Tunélo rinasceva con tinte inedite e stimolanti attraverso la tastiera del pc.
Quando mi ha chiesto di curarne l’editing, ho accettato senza pensarci. È stato un privilegio leggere i capitoli man mano che venivano tradotti, e si è creata un’aspettativa simile a quella delle puntate di una serie televisiva, in un crescendo di avvenimenti e una continua scoperta.
Perché questo romanzo non racconta soltanto di uno scavo nella montagna per unire due nazioni con tutte le problematiche ambientaliste degli anni ’80 e la pericolosità che deriva dalle verifiche geologiche avverse, inascoltate a vantaggio dell’interesse economico. Ma è anche un passaggio profondo nell’introspezione dell’uomo che, a volte, rimane intrappolato al buio e non riesce a vedere la via d’uscita per ricondurre la propria esistenza in piena luce, illuminando la vera meta, le giuste scelte, oscurate da anni di decisioni a metà e da un’anima, ormai, violentata da situazioni sbagliate.
La natura e l’uomo non ammettono violenza e quando decidono di ribellarsi, il risultato è dirompente e non accetta seconde possibilità o scappatoie, ma impone un duro faccia a faccia.
Una storia d’amore struggente corre parallela alle vicissitudini dello scavo nella montagna e tiene col fiato sospeso sino alla fine, intrecciandosi ai fatti e alle vicende del tunnel. Il traforo si farà? E il vero amore trionferà?
Non si tratta, però, di un amore romantico fine a se stesso, bensì di una vicenda dai toni delicati e realistici che non idealizza un sentimento e che ci presenta una figura maschile, non comune, in cui ogni donna vorrebbe inciampare.
Ma la vera lezione la dà la natura, con la sua punizione che altro non è che il tentativo di aprire gli occhi all’uomo per riconoscere ciò che è giusto e ciò che non lo è, e così intercettare il proprio destino e raddrizzare l’andatura sul cammino della vita.
Una serie di coincidenze attrarrà i protagonisti, Bruno e Magda, ponendo l’uno sulla strada dell’altra. Ma il compito di comprenderle spetterà a loro. Solo decodificando il “Caso”, la vita può cambiare e l’universo, per mezzo della natura, sua alleata, sarà fondamentale per scombinare le carte e ribaltare il Destino.
E, inoltre, siamo sicuri di vivere bene, modificando a nostro beneficio l’ambiente naturale che ci circonda? Il viaggio di lavoro sulle Ande di Bruno, il geologo, che lo tiene lontano da casa per un anno, apre il sipario su nuove scelte e altri modi di esistere su questa Terra e fa riconoscere nella natura, grazie a un’altra cultura, da noi occidentali progrediti considerata primitiva, un’alleata da rispettare e non per paura, ma per giungere a una conciliazione e a un equilibrio.
Anche questo ci insegna Marco F. Picasso – che su questo tema aveva già pubblicato un “romanzo andino” – e così, giunti al termine, avremo accresciuto la nostra conoscenza e imparato qualcosa di utile dalla sua penna.
Wilma Coero Borga – gennaio 2023
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