Il problem solving nello svolgimento del lavoro quotidiano richiede un un lungo processo di gestazione, ma senza privilegiare l’urgenza a scapito dell’importanza.

Qualche tempo fa l’editorialista del The Guardian, Oliver Burkeman, dedicava un articolo alla questione del problem solving, riprendendo uno studio pubblicato dal Journal of Consumer Research. Qui, gli studiosi confermavano la tendenza, che molti da tempo sospettavano. La tendenza, molto diffusa, di dedicarsi alle cose urgenti declinando quelle importanti. Nello studio in questione gli aspetti caratteristici che rendono un determinato lavoro urgente (livello di difficoltà, immediatezza della soddisfazione, ricompensa economica) erano stati tutti trascurati.

La creatività

Ci occupiamo spesso di soluzioni creative. Nel packaging, ad esempio, ma più in generale nei diversi ambiti della vita quotidiana. Ci capita ancora più spesso di leggere articoli su persone che hanno saputo mettere a frutto la propria creatività in tanti modi diversi. In fondo si tratta di lavoro. Un lavoro appassionante, creativo, dietro il quale ci sono tante ore dedicate a individuare la soluzione migliore per un determinato problema. Quello che chiamiamo problem solving dietro il quale c’è sempre un lungo processo di gestazione. Di dialogo e di discussione. Cosa non nuova del resto, se già Socrate usava questo metodo, la maieutica, nel suo insegnamento.

Oggi più che mai, dove tutto sembra andare terribilmente e incomprensibilmente veloce, accade spesso di trovarsi a dover rispettare scalette e tabelle di marcia. Tutto sembra urgente, perfino le idee e la creatività è diventata un’urgenza. Creativi da fast food, dove il piatto sono le nostre idee. Saper distinguere tra ciò che è importante e ciò che è solo urgente, non solo fa la differenza nella nostra qualità della vita, ansia e frustrazioni messe da parte, ma nei risultati. Questa si rivela una competenza per affrontare al meglio il mercato del lavoro, e non solo.

La metodica

La questione potrà apparire opinabile o addirittura inutile. Che male c’è a dedicarsi prima alle cose urgenti? Nulla, se non per il fatto che spesso scelte di questo tipo sono determinate dalla nostra parte irrazionale, emotiva che non sempre ci spinge a prendere le decisioni migliori.

Ecco allora che in ambito lavorativo vengono impiegate matrici, come quella di Eisenhower nel time management, che aiuta a distinguere le cose urgenti da quelle importanti, E a mettere da parte per un momento una gestione schizofrenica e multitasking del proprio lavoro. Meno ansia dunque nel momento in cui ci dedichiamo alle cose veramente importanti.
Una simile capacità di prendere decisioni, o meglio abilità, è valida nel mondo del lavoro così come in tanti altri campi.

Creatività al lavoro, tra urgenza e importanza
Come negli scacchi, le piattaforme di gaming online si rivelano ottimi laboratori in cui gli utenti hanno modo di testare in prima persona questa differenza. Tra queste prendiamo ad esempio i giochi da casinò Unibet. Questo operatore propone ai propri gamer, giochi in cui la componente strategica e razionale, vedi il poker, deve necessariamente prevalere su quella emotiva e istintiva, perché questo farà la differenza tra vittoria e sconfitta.

Un simile atteggiamento adottato dai gamer nei confronti delle varie scelte di fronte alle quali il gioco ci pone nel suo svolgimento, è tanto più evidente negli attuali videogame MMORPG, dove i giocatori provenienti da ogni parte del mondo partecipano a tornei live in diretta streaming. Le arene digitali di Fortnite sono il teatro ideale in cui ogni giocatore è obbligato a prendere decisioni e anche in questo caso a fare la differenza nel risultato è la scelta tra razionalità ed emotività: urgenza e importanza.

Un aspetto particolarmente importante di tutta la questione è il fatto che una dicotomia di questo tipo è solo apparente. Si tratta infatti di ripensare in maniera più sana la nostra gestione del tempo e rinunciare a qualcosa per ottenere in cambio qualcos’altro. In altre parole mettere da parte l’urgenza per recuperare il nostro tempo. Quello davvero importante. In questo caso va da sé che dovremmo anche concederci qualche piccolo errore, perché come scrive Oliver Burkeman nel suo articolo citando lo scrittore Tim Ferris, vale la pena di imparare a “lasciare che certe piccole cose negative accadano” per permettere che alla fine succedano grandi cose positive.