Come da noi annunciato a suo tempo Marco Calcagni, Omet, è il presidente eletto alla guida di ACIMGA (Associazione dei Costruttori di Macchine per il Printing e il Converting) per il prossimo biennio. Lo abbiamo incontrato al rientro da Labelexpo per sentire le nuove strategie della associazione.
A Marco Calcagni è stata affidata la guida dalla Associazione per il prossimo biennio, dopo il periodo Rossini (leggere qui l‘intervista a Felice Rossini al passaggio del testimone).
I dati del comparto delle macchine per il converting confermano la grande vocazione all’export dell’industria italiana del settore, che ha registrato una crescita del 4% nel primo trimestre 2013, avendo già nel 2012 mostrato i primi segnali di ripresa. Rispetto al 2011, il fatturato era infatti aumentato del 9,1%, con le esportazioni cresciute dell’11% per un 82,7% sul fatturato totale.
Per contro sul mercato nazionale i dati sono invece ancora negativi con una contrazione delle vendite dovuta al perdurare della debolezza della domanda interna.
Acimga conta oggi circa 40 soci che rappresentano il 60% del fatturato del settore e il 70% dell’export, ma significativamente il 10% della produzione europea e il 7% a livello mondiale.
Nuovi progetti
Un quadro interessante, ma che secondo Marco Calcagni che, nella sua posizione di direttore commerciale di una azienda che opera sui mercati internazionali delle etichette e del packaging, ha una visione ampia di questo mercato, richiede nuovi progetti per raggiungere obiettivi di maggior crescita.
«Innanzi tutto – afferma Calcagni – è necessario coinvolgere più aziende della filiera e non limitarsi a chi produce macchine, quindi anche accessori e materiali di consumo per le etichette e l’imballaggio flessibile.»
Il confronto con l’andamento non positivo della stampa commerciale di questi ultimi anni mette in evidenza come ci sia una tendenza da parte degli stampatori a concentrare la propria attenzione al settore, come del resto abbiamo osservato a Labelexpo.
Per questo secondo Calcagni, l’Associazione si impegnerà nella formazione di un network capace di affrontare con successo i mercati esteri. Quindi Acimga si pone come supporto alla internazionalizzazione, soprattutto per quelle piccole aziende che hanno bisogno di una associazione forte. Per questo uno degli obiettivi è far sì che le aziende siano coinvolte direttamente nella associazione e che il loro ruolo non sia in funzione della loro importanza o del loro fatturato, ma in base alla loro disponibilità, in modo equilibrato.
«Solo così, sostiene Calcagni, le aziende si sentono partecipi di una associazione di categoria dalla quale possano trarre dei vantaggi.»
Aggregare le imprese
Ma è anche importante non restare isolati, proprio per avere più voce a livello internazionale e per questo «Stiamo intessendo legami con associazioni di categoria nazionali e internazionali, complementari e sinergiche alla nostra, per convergere tutti insieme su un unico obiettivo: soddisfare per primi le necessità dei nuovi mercati internazionali».
«Non dimentichiamo – aggiunge il presidente di ACIMGA – che le aziende italiane possiedono un know how e soluzioni tecnologiche di primissimo livello. Il problema è che la forte individualità, che caratterizza l’imprenditoria italiana, ne ostacola la diffusione e la valorizzazione. Per primeggiare in ambito internazionale è invece indispensabile unire le forze, fare rete, condividere progetti, lavorare a formule d’aggregazione che offrano una buona spinta competitiva.»
È convinzione di Calcagni che l’associazionismo sia una delle vie per aggregare le imprese e creare una “massa critica” superando i limiti dimensionali delle PMI, pur lasciando loro la massima indipendenza e autonomia.
Nuove strategie
«Per ottenere risultati in questo ordine di idee intendiamo presentare alle aziende associate i nostri progetti facendo presente le opportunità che l’associazione può offrire loro.» dice ancora Calcagni.
A questo scopo sono state formate una “Commissione per lo sviluppo associativo” e una “Commissione per l’internazionalizzazione” la quale farà in modo che tutti gli associati possano farsi conoscere anche in mercati emergenti che potranno offrire ottime potenzialità, come il centro Africa e il centro America. «Aiuteremo queste aziende partecipando a livello associativo a eventi fieristici locali (come il prossimo in Kenia – ndr), difficilmente affrontabili dalle singole aziende».
«Il nuovo consiglio direttivo è molto ringiovanito, tanto che non è più necessario il “gruppo giovani” e questo è un segno dei tempi. Siamo certi che ora molte aziende che fino a oggi erano incerte sui vantaggi di associarsi, troveranno in ACIMGA un vero supporto che dia loro modo di crescere e affermarsi, in funzione delle loro potenzialità e delle loro capacità, non della loro grandezza.»
Resta evidente che dal punto di vista tecnologico le aziende italiane sono all’avanguardia nelle tecniche di stampa tradizionale, mentre la stampa digitale, che pure ha la sua importanza oggi anche nel packaging, è appannaggio delle multinazionali straniere.
Va però detto che, se parliamo in termini di metri quadri di supporto stampato, il digitale occupa ancora una minima percentuale, mentre i brand sono alla ricerca di packaging innovativo (in cui il digitale ha un ruolo importante – ndr), e le idee non mancano certo alle imprese italiane. Le quali devono puntare su questo, piuttosto che combattere contro i grandi gruppi. Ciò nonostante, considerato che nella stampa digitale il futuro è nell’inkjet, sembra di capire che secondo il presidente di Acimga, non ci siano preclusioni a che aziende italiane possano a breve o medio termine essere competitive con prodotti innovativi, anche con l’aiuto della stampa digitale a getto d’inchiostro. Ne è un esempio la soluzione che la stessa Omet ha messo a disposizione sulla sua rotativa flexo, di cui parliamo in altro articolo.
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