Clima, brutte notizie: emissioni sempre più alte, si allarga il divario tra obiettivi di Parigi e l’azione dei governi. E intanto a Madrid sta per aprire la COP25.

Il nostro collega Emanuele Bompan, giornalista esperto in ambiente, ci ricorda che dal 2 al 14 dicembre si terrà a Madrid la COP25, 25ª conferenza sul clima. Ma ci informa anche che dopo Parigi non si è fatto nulla per frenare l’aumento dei gas serra.

Considerazioni

Prima di passare ai dati, due considerazioni: centinaia di delegati e giornalisti da tutto il mondo si mettono in viaggio per Madrid e ci restano 14 giorni. Con un enorme e inutile dispendio di energie, costi e, ovviamente, emissioni di CO2. Se queste riunioni si facessero via Internet, nessuno se ne interesserebbe perché è piú comodo fare viaggi in aereo, alloggiare in hotel a 4 e 5 stelle, partecipare a cene piú o meno di gala.
Seconda considerazione: in tutto questo la plastica – e di conseguenza il packaging – non c’entra nulla. Però una mossa che sanno fare i politici è quella di introdurre una tassa sulla plastica, che secondo i calcoli di Confindustria incederà del 10% sul costi dei prodotti di consumo giormaliero .

Ciò detto, vediamo alcuni dati

Secondo l’ultimo bollettino dei gas serra dell’OMM, l’aumento della temperatura globale nei prossimi anni è previsto di 3,2° centigradi. Le concentrazioni di anidride carbonica hanno raggiunto 407,8 parti per milione (ppm) nel 2018, rispetto a 405,5 ppm nel 2017. Analoghi gli aumenti di altri gas qiali metano e protossido di azoto.

Dietro questi numeri – dice Emanuele Bompan in un articolo su La Stampa – c’è l’inazione di tanti governi che non hanno saputo (o voluto – ndr) attuare azioni sufficienti per raggiungere gli obiettivi promessi nel primo quinquennio dell’accordo di Parigi.

Gli aumenti di temperatura di questi livelli (3,2°C) avranno impatti disastrosi sulla stabilità economica e sulla salute e sicurezza di molte persone.
Per evitare tali disastri irreversibili e sottostimati da troppe persone, l’aumento della temperatura non dovrebbe superare 1,5°C, e le emissioni globali di gas serra dovrebbero diminuire del 7,6% ogni anno dal 2020 al 2030.

Ciliegina sulla torta: UNEP, il Production Gap Report informa che entro il 2030 i vari Paesi produrranno carbone, gas e petrolio,  circa il 50% in più di di quanto sarebbe compatibile con l’obiettivo internazionale di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C.

Attendiamo i resoconti sulla COP25 di Bompan, che sarà a Madrid per conto de La Stampa, ma temiamo che anche in questo caso ci saranno allarmi e promesse per poi dimenticare tutto.

Come per il degrado idrogeologico in Italia.
Chi scrive, si è laureato in geologia nel 1965. Dopo il servizio militare sarebbe dovuto entrare, come promesso, in Università con l’incarico di monitorare i corsi d’acqua della Liguria. Un’idea che era piaciuta all’allora direttore e al Genio Civile. Dopo un mese non se ne fece nulla perché mancavano i fondi. E il geologo trasmigrò a Milano per lavorare in una azienda svedese di macchine e attrezzature per lavori in cave, gallerie e miniere.
Con buona pace per l’esondazione di torrenti e rii e per le frane e le alluvioni avvenute sempre a ‘nostra insaputa’.