A partire da questo articolo esamineremo come nasce la copertina del libro. La sua storia, il rapporto tra copertina e genere. Le collane.
Capsae, custodia (da cui la capsula), ai tempi dei Romani, i cui libri erano rotoli appunto “incapsulati”. Fu poi il contenitore dei primi fogli a stampa nei primi incunaboli. Il piccolo manifesto, come fu considerato dagli editori negli anni dell’Art Nouveau, il biglietto da visita con cui il libro si presenta a chi ne leggerà il contenuto.
Oggi diamo per scontato che la copertina rivesta e racchiuda il testo oltre a proteggerlo, mentre gli incunaboli nel XV secolo non avevano copertina, ma una pagina a protezione che veniva gettata dopo che il libro era stato rilegato. Oggi non potremmo immaginare un libro senza copertina o con copertina anonima, perché ci apparirebbe nudo senza una veste che lo contraddistingua.
Chi ha inventato la copertina?
Non vi fu un vero e proprio inventore, ma il suo utilizzo, dalla nascita all’evoluzione nel tempo, è il risultato di un processo graduale legato alla diffusione del libro e della lettura a strati sociali sempre più ampi, alla nascita e diffusione delle prime librerie. Per questo è divenuto un elemento del libro necessario non solo proteggerlo, ma anche differenziare i libri, dando a ciascuno il proprio vestito. Un processo che ebbe inizio alla fine del Settecento anche attraverso l’operato intraprendente e imprenditoriale dei librai.
Una storia lontana quindi, ma perché si diffondessero la lettura e i libri occorrerà attendere i primi anni Venti del Novecento con le edizioni di libri economici alla portata di molte tasche e, per superare la concorrenza, il volume andava sostenuto attraverso un apparato ad hoc: la copertina.
Copertina grafica
La copertina di un libro è un piccolo manifesto e ha lo scopo di comunicare all’osservatore che in quel libro c’è qualcosa di interessante per lui, affermava Bruno Munari, che ha lavorato molto per l’immagine della Casa editrice Einaudi.
Per valutare l’impatto che l’opera di progettazione di Munari ha avuto sull’immagine della cultura in Italia, si può prendere ad esempio proprio l’opera per l’editore Einaudi. Munari realizzò con Max Huber tra il 1962 e il 1972 la grafica delle collane Piccola Biblioteca (con il quadrato colorato in alto), Nuova Universale (con le strisce orizzontali rosse), Collezione di poesia (con i versi su fondo bianco in copertina), Nuovo Politecnico (con il quadrato rosso centrale), Paperbacks (con il quadrato blu centrale), Letteratura, Centopagine, e delle opere in più volumi (Storia d’Italia, Enciclopedia, Letteratura italiana, Storia dell’arte italiana). Tra le altre realizzazioni grafiche di grande successo, possiamo ricordare la Nuova Biblioteca di Cultura e le Opere di Marx-Engels per Editori Riuniti, e due collane di saggi per Bompiani.
Munari concepiva la copertina per simboli e incontri di colore su bianco e nero.

Bruno Munari copertine per la collana Nuovo Politecnico Einaudi , progettazione 1965

Munari copertine per Bompiani, 1971-72
Copertina comunicativa
Tutte le copertine di tutti i libri dovrebbero avere questo scopo, e non solo questo, ma anche distinguersi in mezzo alle copertine di libri allineati nella stessa vetrina e in qualunque altra vetrina. Da qui l’importanza del dorso che vorrebbe tutti i libri col testo scritto da sinistra verso destra, cosicché impilandoli si leggerebbe diritto e non a gambe per aria. Ma, purtroppo, ognuno fa come vuole.
Ma come comunicare col probabile lettore? Si sa che ognuno vede quello che sa, e riconosce ciò che già conosce, quindi bisogna stabilire un contatto visivo con la memoria del lettore. Ogni individuo memorizza tutto ciò che gli interessa di più e lo tiene in memoria come punto di riferimento per allargare la sua conoscenza in quel campo, al punto che non vede ciò che non gli interessa.
Un lettore di romanzi polizieschi non vede i libri tecnici sulla coltivazione del Ginkgo biloba, quindi il grafico deve tener presente questa realtà nella scelta e progettazione delle immagini di copertina. Come le etichette delle bottiglie di acqua minerale sono diverse da quelle dei vini (e sarebbe molto sbagliato fare un’etichetta da vino che ricordi quelle dell’acqua) così è sbagliato realizzare una copertina per un libro di cibernetica che ricordi quelle dei romanzi d’amore. Ogni persona ha in mente forme e colori del suo mondo di interessi, ed è questa la via per comunicare un messaggio.
Inoltre, a ciò si aggiunge che lo scopo della copertina, oltre a quello di farsi notare dal suo lettore, è di distinguersi in mezzo a tutti i libri esposti insieme nella stessa vetrina. E siccome tutte le copertine di tutti i libri esposti hanno lo stesso scopo, distinguersi diventa più difficile. Come per i manifesti stradali. Ci sono periodi in cui dominano certi colori, come il rosso e il nero del periodo Bauhaus, e allora un libro verde e azzurro si nota subito. In periodi in cui tutte le pubblicazioni sono stampate a colori, è un libro in bianco e nero a emergere. Mentre in un periodo rigoroso e classico con le righe di testo orizzontali, una copertina con il titolo in diagonale spicca tra gli altri. Inoltre c’è da considerare l’immagine della Casa Editrice, per cui il lettore affezionato la ritrova facilmente nella massa dei libri esposti.
Se l’editore è di qualità piuttosto che di quantità, significa che anche il lettore di qualità ha abitudini estetiche particolari, sa distinguere i caratteri tipografici classici o moderni e a questo lettore non si deve mostrare una copertina con caratteri volgari e mal disposti, immagini banali e colori mal scelti, perché il lettore non lo riconoscerebbe. Per l’editore di quantità, popolare, non si addicono le raffinatezze di quello elitario e ha una rete di distribuzione tale per cui il libro sarà anche nell’unica cartoleria-emporio di Panarea e venderà lo stesso con copertine non troppo curate esteticamente.
Riassumendo
I cambiamenti seguono le epoche. Le più significative sono quelle vicine a noi che hanno rivoluzionato i gusti e cambiato la moda.
All’alba del Novecento, con l’enorme sviluppo dell’editoria e dell’arte della rilegatura, anche le copertine si coprono di fregi e di soggetti naturalistici nello stile curvilineo tipico dell’Art Nouveau; ma dagli anni Venti le sintetiche geometrie e i colori squillanti dell’Art Déco si impongono. La stilizzazione geometrica prende il sopravvento e alcune delle prime rilegature Art Déco eliminano il lettering, mentre altre inseriscono caratteri di gusto moderno nella composizione d’insieme. I caratteri grafici oltre a divenire lineari e geometrici, appaiono più leggibili e perdono ogni cadenza decorativa.
L’uso dell’immagine fotografica acquista terreno e diventa il più efficace mezzo espressivo, alcune volte coerente col contenuto, altre meno.

in alto: Copertine di solo testo, poco pubblicitaria – in basso: Testo che ricorre all’aiuto della figura decorativa che a volte domina e costituisce elemento di richiamo.

Il testo è disegnato e segue l’immagine. La grafica di copertina si dimentica dell’importanza del titolo rispetto al disegno.

La copertina diventa tutta un’illustrazione. Il testo a volte domina e a volte si fa piccino per lasciare predominare la figura. Acquista civetteria ma il generalizzarsi della forma diminuisce il suo pregio suggestivo.

Una forma di copertina che ha preso piede. Riproduce fotografie documentarie che interessano l’osservatore, richiamandolo al soggetto del libro.
Nel prossimo articolo porremo l’attenzione sulla storia dell’illustrazione di copertina e racconteremo la storia simpatica di un caso particolare, quello dell’editore analfabeta. Le sue copertine semplici ma gradevoli si basavano su un colore piatto di fondo che identificava il genere e un titolo grande tutto in maiuscolo.
In effetti, se tutti gli editori si dessero una regola, tutti i lettori sarebbero grati.
Ottimo articolo . Complimenti.