Sull’invenzione di Gutenberg, la più importante fino a Internet per la trasmissione dai pensieri si continua a discutere, anche se con i mezzi odierni è facile verificarlo,
di Helmut Mathes
Bruno Fabbiani, laureato in Tecnologia della Stampa e Ingegnere Meccanico Laureato, è stato professore presso il Politecnico di Torino nel Dipartimento di Tecnologia della Stampa. ma ha lavorato anche per l’Interpol presso l’International Security Forum come esperto di banconote e titoli falsi. Fabbiani detiene numerosi brevetti contro la stampa di falsi titoli e banconote. Ciò che irritava sempre Fabbiani, scomparso nel 2022, era quando gli venivano mostrate le Bibbie di Gutenberg, con la convinzione scolpita nel granito, che si trattava di stampa con caratteri mobili tipografici composti a mano, anche se le pagine stampate presentavano difetti di composizione che non si verificano con i caratteri mobili.
Fabbiani decise poi di acquistare una pagina della Bibbia di Gutenberg presso la Libreria Antiquaria Pregliasco di Torino nell’autunno del 2002 (Fig. K 1 ) per condurre un’indagine scientifica dettagliata e fornire una prova inconfutabile che la Bibbia delle 42 linee fu stampata da lastre di stampa in cui erano punzonate le singole lettere e i segni di punteggiatura. Fabbiani aveva a disposizione una sofisticata strumentazione di controllo utilizzata per la verifica della stampa di banconote. Gutenberg aveva usato punzoni in acciaio per le singole lettere e segni di punteggiatura, tagliato con bulini e poi temprati (i punzoni potevano essere usati circa 1000 volte – le lettere in piombo si consumano con la continua pressione sulla carta). La matrice era una lega morbida di

Figura 1 – Pagina della Bibbia di Gutenberg di 42 righe acquistata da Bruno Fabbiani nella Libreria Antiquaria Pregliasco di Torino
argento-antimonio riempita con una lega di piombo-stagno – questa fu la prima lastra stereotipica della stampa – essenziali poi per i giornali.
La pagina della Bibbia delle 42 righe di Gutenberg ha un formato di 28 x 38,8 cm con un specchio di testo di 20 x 31,5 cm composto 2 in colonne. La forma di stampa nel torchio era composta da 2 pagine, ovvero 2 volte 2 colonne, sul fronte e sul retro del foglio. La Bibbia è composta di 2 volumi con 1282 pagine stampata con 3.250.000 lettere e con una tiratura complessiva di circa 300 copie, di cui circa 49 esemplari oggi esistenti nel mondo, anche se la maggior parte non è più completa e spesso consiste solo di alcune pagine.
La Bibbia fu stampata in 3 edizioni: una prima edizione di circa 100 copie e due ristampe di circa 100 copie utilizzando 3 diversi tipi di carta come si può rilevare controllando la carta e delle filigrane. Ne furono stampate anche circa 50 copie su pergamena, alcune delle quali sono in possesso del Vaticano.
Figura K2
Il problema più grande di Gutenberg era il costo della carta, che spiega anche l’avero dovuto stampare in più riprese. La Bibbia a 42 linee è stata venduta come manoscritto a un prezzo elevato (pari a una casa bifamiliare). I fogli di carta non rifilati nel formato 42 x 60 cm circa corrispondevano a una segnatura aperta di 2 pagine fronte e 2 pagine retro con due colonne di 42 righe – circa 2.335 lettere per pagina (una riga ha circa 28 lettere in larghezza e 42 righe in altezza la dimensione di una lettera circa 7,5 mm in altezza e circa 3,35 mm di larghezza). Si stampavano circa 5 o 6 fogli ‒ solo fronte ‒ all’ora e venivano appesi per asciugare (circa 3 segnature a 4 pagine ). Ogni foglio da 4 pagine veniva stampato con 9.340 lettere circa e queste cifre mostrano perché Gutenberg scelse la stampa con lastre che è più economica, invece della composizione manuale. Ma spiega anche perché gli errori di stampa nella prima edizione sono uguali nella ristampa. Gutenberg non fece nuove lastre di stampa corrette per la ristampa perché riconobbe che solo con la produzione di massa si riducono i costi.
Con la pagina originale della Bibbia tra le mani, Fabbiani poté finalmente dare inizio ai controlli che prima erano stati impossibili perché i proprietari temevano di danneggiare i loro preziosi beni. Tagliare strisce o pezzi, piegare o metterle in acqua era impensabile. Bruno Fabbiani cominciò a controllare riga per riga con il microscopio elettronico con ingrandimento 35x e subito vide le imperfezioni delle lettere nella stampa, nella spaziatura tra le lettere, nella formazione delle parole, nella spaziatura tra le parole e nella punteggiatura, il che escludeva la composizione manuale con caratteri mobili. (Fig. K5)

Pagina 173 (retro) dell’Antico Testamento. Righe da 13 a 19. Le irregolarità nella spaziatura delle linee non sono compatibili con la composizione manuale che utilizza gli spazi. La fine della riga 14 impedisce la chiusura della forma della frase
Il professore Bruno Fabbiani poté finalmente esaminare le due colonne di testo riga per riga, che ammontavano a circa 2352 lettere divisa in circa 28 lettere per riga x 42 righe per colonna equivalgono a 1176 lettere x 2 colonne per pagina e si traducono in circa 2352 lettere per pagina – due volumi della Bibbia hanno 1282 pagine quindi circa 3.230.000 lettere. Questo parla decisamente contro la composizione a mano soprattutto se si considera che si doveva stampare 300 copie della Bibbia in 3 edizioni il che avrebbe richiesto una composizione fissa tenuta in piedi per le ristampe, cosa impossibile ai tempi di Gutenberg, L’alternativa di ricomporre 3 volte tutto il testo era un lavoro troppo lungo e difficile per il personale a disposizione. Ciò ha lasciato solamente la possibilità della stampa con lastre e quindi mantenendo gli stessi difetti di composizione su tutte le pagine in tutte le ristampe.
Gutenberg conosceva il principio della composizione con caratteri mobili [già esistente in Corea – ndr] ma decise consapevolmente per motivi economici di non utilizzarla per la stampa della Bibbia, soprattutto perché a causa dell’alto costo della carta doveva prevedere delle ristampe anziché una tiratura unica. Del resto la Bibbia era scritta a mano quindi era logico che ci fossero pochi esemplari in vendita e questo permetteva di stampare le Bibbie in relazione alle copie vendute in mancanza di un capitale da investire. Così Gutenberg vendette la Bibbia per molto tempo come manoscritto [Gutenberg voleva solo fare soldi stampando la Bibbia. Ma la sua pressa (sic) catalizzò la rivoluzione scientifica… ‒ L’Onda che verrà – Mustafa Suleyman, Michael Bhaskar – Garzanti 2024 – ndr]
Fust tracciò delle linee di lettura nel testo delle Bibbie con una penna simile a quelle dei monaci.
Gutenberg ha iniziato la sua attività come stampatore con lastre e iniziò a produrre punzoni (timbri in acciaio) con lettere singole e segni di punteggiatura. La lettera venne incisa nel ferro con un bulino e la base del punzone venne limata a misura e indurita. Con questi punzoni Gutenberg, che era orafo, ha iniziato la sua attività come stampatore incidendo il testo su una piastra morbida in lega di argento e antimonio (matrice) [che chiamava ‘specchio’ – ndr] che consuma poco i punzoni in acciaio temprato e poteva essere utilizzato oltre 1000 volte. Gutenberg aveva bisogno di circa 290 punzoni diversi (lettere maiuscole e minuscole, segni di punteggiatura, legature in diversi grandezze (corpi) e, a volte anche grassetto o magro per imitare le varianti delle scrittura a mano. Le matrici piatte di un lega morbida di argento/antimonio veniva unta con olio di lanolina o cosparsa di talco prima di versare una lega di piombo e stagno della forma di stampa, per facilitarne poi la rimozione. La matrice ha un punto di fusione più alto rispetto alla lega piombo-stagno della stampa.
Le lastre di stampa di Gutenberg (stereo) avevano un’altezza di rilievo da 5 a 6 decimi di millimetro dall’immagine stampata alla base della lastra. L’inchiostrazione era fatta manualmente con un tampone dopo ogni stampa. La stampa veniva fatta su un foglio di carta di 42 x 60 cm come segnatura di 4 pagine. La stampa avviene in due fasi: stampa fronte, asciugatura e stampa del retro.
L’essiccazione avviene appendendo la segnatura a una corda. La forma di stampa nel torchio consiste sempre da due pagine e ogni pagina ha due lastre di stampa nella larghezza di una colonna. La stampa richiedeva 2 passaggi di stampa (pressione) per ottenere la necessaria pressione per la stampa necessaria che era di circa 30 kg/cm2 . Quindi 2 pressioni per fronte e retro per ogni foglio. Gutenberg utilizzava un torchio da stampa basato sul principio di presse per il vino. Solo in seguito vennero costruiti torchi con movimento oscillante che bilanciavano meglio le differenze di altezza nella forma di stampa tra centro e i bordi della forma. Gutenberg dovette taccheggiare molto sotto la lastre di stampa per compensare eventuali differenze di altezza, anche se queste erano comunque più piccole di quella della composizione manuale, anche se bisogna considerare che durante la stampa le lettere si consumano. Comunque la parte più dispendiosa in termini di tempo non è stata la stampa ma il taglio dei punzone la punzonatura con i punzoni della matrice perché un errore in questo vuol dire rifare le punzonatura della matrice.
Il 30 ottobre 2004 ARMUS, Archivio Museo della Stampa, con Marco F. Picasso, direttore di Graphicus, decisero di organizzare un incontro a Genova, invitando il Prof. Fabbiani e storici della stampa per discutere e analizzare cosa realmente fece Gutenberg. Il convegno dal significativo titolo “G come Genova, Gutenberg, Gates” doveva essere un processo a Gutenberg, ma risultò principalmente un processo contro gli storici. Furono invitati esperti internazionali interessati al tema “La stampa della Bibbia di Gutenberg con caratteri mobili ?” nella speranza che la questione si potesse chiarire finalmente. Il numero dei partecipanti fu enorme superando le capacità del museo. Purtroppo il Museo Gutenberg di Magonza annullò la sua partecipazione all’ultimo momento così come alcuni dei più noti esperti internazionali e ricercatori di incunaboli che erano quasi tutti avvocati giurati della tesi secondo cui Gutenberg inventò la composizione manuale e la utilizzò per stampare la Bibbia. Non era presente nessun museo della stampa straniero. Le discussioni furono molto vivaci e il giudizio finale, affidato a Loris Jacopo Bononi, grande studioso di incunaboli e manoscritti fu salomonico: “abbiamo ancora bisogno di ulteriori indagini per accertare che Fabbiani abbia ragione nel dire che la Bibbia di Gutenberg non è stata stampata con caratteri mobili”. Picasso ci ha rivelato che il prof Bononi non se la sentì di dichiarare pubblicamente che la Bibbia delle 42 righe fosse stata stampata con lastre anziché con caratteri mobili. Gli “storici della stampa” che basavano le loro affermazioni solo su quanto riportato nei libri che nei secoli successivi a Gutenberg avevano trattato l’argomento, non avevano portato prove scientifiche, ma nonostante questo pochi ebbero il coraggio di appoggiare apertamente Fabbiani.
Scienza vs storia
La stampa con caratteri mobili fu inventata dai coreani nel 1377, ma questi non avevano né l’inchiostro adatto, né un torchio da stampa. Già nel 1500-1700 a.C. i Greci di Festo (Creta) incidevano lettere su tavolette di argilla. Gutenberg inventò un sistema per la stampa dei libri, una delle invenzione più importante dell’umanità per trasmettere idee e pensieri, oggi considerata una delle 24 tecnologie general purpose. Inventò principalmente la lastra di stampa, lo stereo e tutto il resto. Le prime medaglie furono fuse a Roma e Firenze nel 1400. Gutenberg inventò anche l’inchiostro da stampa, sebbene il torchio per il vino esistesse già – inventò una sistema di produzione.
Al Convegno di Genova appare subito evidente che sono presenti in prevalenza i bibliofili che si occupano della stampa degli incunaboli, ma soprattutto del contenuto dei libri, ma non di come sono stati stampati. Alcuni professionisti della stampa, stampatori e compositori, avevano già dal 1820, e prima, seri dubbi sulla saga di Gutenberg e sulla composizione manuale, ma è molto difficile obiettare contro un’opinione scolastica consolidata perché ciò diventa rapidamente una questione politica come si può vedere dalle dichiarazioni del CdA del Museo Gutenberg di Magonza nel 2004 (riportata sulla rivista Deutscher Drucker 41 / 9.12.2004) in risposta al mio articolo sul Deutscher Drucker 38 del 19.11.2004 sul Congresso di Genova.
Sempre a Genova, il professor Giorgio Montecchi, esperto di incunaboli e docente di economia bibliotecaria presso l’Università degli Studi di Milano e il Prof James Clough, docente di Comunicazione e Storico del Politecnico di Milano hanno indicato la nota e ampia letteratura della ricerca internazionale su Gutenberg senza aggiungere altro o qualche novità. Loro dimostrarono e confermeranno tutto con il fatto che Swenheym e Pannartz nel 1467 stampavano già con caratteri mobili a Subiaco e, quindi Gutenberg, “deve aver per forza” aver inventato la composizione manuale [affermazione a dire il vero poco scientifica – ndr].
Il fatto è che Gutenberg pubblicò il suo primo libro “Il Giudizio Universale” nel 1440 e il suo ultimo libro “Catholicon”, stampando da lastre tipografiche e mai con la composizione a mano; questo non significa che non la conoscesse, ma è più probabile che fosse consapevole dei problemi (e dei costi) della fusione delle lettere; le variazioni di altezza e larghezza delle singole lettere. I suoi collaboratori, Sweynheym e Pannartz, stamparono nel 1463, tre anni dopo, a Subiaco il “Lattanzio” con caratteri mobili.

La seconda lettera i è stata accidentalmente colpita e poi corretta con lo stilo in una j
Cronologia della stampa della Bibbia
1440 Frammenti del Giudizio Universale Stampa Gutenberg, Magonza – il primo documento (libro) stampato più antico del mondo.
1450/54 Stampa Bibbia 42 righe Gutenberg, Magonza
1455 Stampa delle indulgenze Gutenberg, Magonza
1456/58 Stampa Bibbia a 36 righe Gutenberg, Magonza
1458/60 Stampa Bibbia a 49 righe Mendelin, Strasburgo – Composizione con caratteri mobili
1460 Stampa Cattolicon Gutenberg Magonza
1462 Stampa Bibbia 48 righe Fust + Schöffer composizione tipografica mobile Magonza
1463 Stampa di Lattanzio , Sweynheym + Pannartz caratteri mobili, Subiaco, Italia
Alla fine del 1462 si diffuse la voce che esisteva un modo per produrre libri industrialmente.
La prima Bibbia a caratteri composti a mano fu quella di Johannes Mendelin stampato a Strasburgo tra il 1458 e il 1460. Mendelin non aveva familiarità con i metodi di lavoro di Gutenberg: inventò la stampa a caratteri mobili, fece costruire uno stampo per fusione con formato variabile, ‒ sviluppò il compositoio, le spaziature, la cassa: fu un’enorme conquista e anche lo spionaggio industriale e il potere finanziario furono di grande aiuto. Mendelin, nato nel 1410 a Sélestat in Alsazia, fu un illustratore di libri e calligrafo che lavorò anche come avvocato presso l’Arcivescovado di Strasburgo .
Quando vede la prima Bibbia di Gutenberg, Mendelin dice subito che si tratta di una stampa e non di un manoscritto, perché mancava la tipica schiaritura ai bordi delle lettere, prima che la penna venisse immersa nell’inchiostro. Mendelin non conosceva i metodi di lavoro di Gutenberg, ma probabilmente Mendelin e Fust si conoscevano, poiché erano entrambi calligrafi e nel 1460 a Magonza la tecnica di Mendelin era nota, il che suggerisce un’attività di spionaggio industriale da parte di Fust. Comunque Mendelin aveva subito in mente una produzione in 2 volumi, senza nuove edizioni e ristampe, per cui il problema della conservazione del testo (composizione) per la ristampa non venne mai preso in considerazione. Assunse orafi e orologiai e scelse il metodo della fusione di singole lettere perché era più rapido rispetto alla punzonatura di punzoni su una matrice. Fust, come Mendelin, continuò a vendere le Bibbie come manoscritti fino alla fine del 1462, quando sul mercato si cominciò a parlare di una nuova tecnica di produzione di libri, notevolmente più economica.
L’autore ha già in preparazione un secondo articolo di approfondimento.
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