Come un violino inesistente può essere l’unico modo per comunicare ciò che si ha nel cuore. Lo dimostra Igor Brodskij nelle pagine di Romano Augusto Fiocchi.
Romano Augusto Fiocchi è prima giornalista e poi scrittore. Ma il suo libro, uscito il 14 marzo, un romanzo breve o, come lo definisce Ermanno Cavazzoni – noto scrittore e sceneggiatore, premio Campiello 2018 – una “fiaba svolazzante”, mi ha incuriosito. Anche perché, credo, solo un giornalista può cogliere risvolti letterari nel raccontare un artista di strada.
M.F.P. ‒ Romano, il nostro incontro casuale su un treno diretto al Salone del Libro di Torino sembra quasi una premonizione: dovevamo rincontrarci. Ma veniamo al protagonista. Chi è Igor Brodskij e come lo hai scoperto? Qual è stato il tipo di connessione con lui?
R. F. ‒ L’ho scoperto casualmente, proprio come ci siamo incontrati io e te su un treno per Torino. È stata una mattina invernale di alcuni anni fa, a Milano, in via Dante. Esattamente così come comincia il libro. Mi stavo recando in ufficio e notai un musicista di strada che stava apparecchiando la postazione per suonare. Non vidi nessuno strumento, la custodia era ancora chiusa. Ma quando arrivai in fondo a via Dante, sentii la musica. E, chissà perché, pensai che potesse estrarla da nulla, che la custodia fosse vuota e lui suonasse un violino inesistente. Lì nacque l’idea del “Violinista Igor Brodskij”. Non so poi come si chiamasse quel musicista sconosciuto. Il nome Igor Brodskij l’ho inventato, ho voluto legare la musica di Igor Stranvinskij con la poesia di Iosif Brodskij.
M.F.P. ‒ Omen nomen, un bell’intreccio. Il tuo libro, che tu stesso definisci un “agile libretto di 144 pagine”, vuoi che venga percepito più come un romanzo o come una favola? E cosa cambia nel modo in cui il lettore dovrebbe approcciarlo?
R. F. ‒ La parola ‘favola’ fa pensare a qualcosa di piacevole, di estremamente fantasioso. E in parte lo è (si incontra persino il fantasma di Alda Merini, con in mano sigaretta e bicchiere di vino). “Il violinista Igor Brodskij” è comunque un romanzo, breve ma un romanzo. Se vogliamo anche di denuncia: della povertà indotta, dei disagi sociali, delle dittature, delle guerre. Il lettore deve solo lasciarsi avvolgere dalla musica di questo violino inesistente. Che ha poi un suo preciso significato, ma qui non voglio svelarlo.
M.F.P. ‒ Certo. Lasciamo al lettore il piacere di godersi la sorpresa. Nella presentazione descrivi Igor Brodskij come “il più grande violinista del ventunesimo secolo”, eppure è un artista di strada, lontano dai grandi palcoscenici. Il suo essere sconosciuto al mondo ufficiale della musica è una scelta o un destino?
R. F. ‒ Un destino sicuramente. Igor Brodskij suona il suo violino inesistente perché è l’unico modo per comunicare ciò che ha nel cuore. Come dice l’investigatore che lo insegue: la sua è la musica del mondo.
M.F.P. ‒ Parliamo ora del tuo editore Qed, una nuova casa editrice calabrese, diretta da una donna – come tu stesso sottolinei, “contro ogni luogo comune”. Come vi siete incontrati? E che tipo di progetto editoriale porta avanti?
R. F. ‒ Si chiama Pina Labanca, ha una lunga esperienza nel settore dell’editoria. A fine 2023 ha deciso di sfidare se stessa fondando una nuova casa editrice e pubblicando l’anno scorso una quindicina di titoli. Sono suddivisi in tre collane: Kòsmos, Stèresis e Hỳle, rispettivamente narrativa, poesia e saggistica. L’incontro con Pina? Galeotto fu l’amico comune Giuseppe Girimonti Greco, traduttore di testi dal francese, persona di grande cultura e esperto del mondo editoriale. Se il mio ‘Violinista’ girerà il mondo, è merito di entrambi.
M.F.P. ‒ Infine, una curiosità sulla copertina: quella Q così enigmatica può avere molteplici interpretazioni, persino bibliche. Qual è il suo vero significato?
R. F. ‒ Mi affido a quanto sostiene il mio editore: la scelta si rifà al motto latino “Quod erat demonstrandum”, ossia come volevasi dimostrare. Appunto Qed. Poi, forse, possiamo anche leggerci altro. Di sicuro, l’assenza assoluta di immagini in copertina è l’esaltazione dell’importanza della parola.
M.F.P. ‒ Prima di lasciarci, Romano, puoi darci qualche notizia sul tuo lavoro e sui tuoi progetti letterari?
R. F. ‒ Da sempre alterno l’attività letteraria con collaborazioni a periodici su carta e on-line. Forse per questo non sono uno scrittore ‘seriale’, intendo di quelli che sfornano un libro all’anno. Quando ho un progetto in testa, amo lavorarci mesi, spesso anni. Riprendo stesure a distanza di tempo, le revisiono, a volte le stravolgo a seguito di nuove intuizioni. Non so se sia giusto lavorare così, però questo è il mio modo di fare. E mi piace molto tentare di raggiungere la perfezione, anche se so benissimo che il risultato sarà sempre approssimativo, come tutte le cose umane.
M.F.P. ‒ Ringrazio Romano Augusto Fiocchi di cui condivido il modo di sentirsi scrittore. “Il violinista Igor Brodskij” distribuito da Messaggerie Libri si trova nelle librerie.

Romano A. Fiocchi con il suo “violinista”
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