Come è cambiata la conoscenza con l’avvento del libro stampato che è sì un mezzo, ma soprattutto messaggio? E l’uomo è influenzato da tale mezzo.
Walter J. Ong (1912–2003) sacerdote gesuita, antropologo, filosofo e insegnante americano, nonché storico delle culture e delle religioni affermava: «Senza scrittura le parole non hanno presenza visiva, possono solo essere “recuperate”, “ricordate”.»
Walter J. Ong è noto per i suoi contributi nel campo della comunicazione, della storia intellettuale e dell’evoluzione della coscienza umana. Nella sua opera più celebre, Orality and Literacy: The Technologizing of the Word, Ong esplora l’impatto della transizione dall’oralità alla scrittura sulle culture umane.
La scrittura, secondo Ong, ha portato a una perdita dell’importanza della memoria.
Nei Paesi Occidentali è difficile ricordare i nomi degli avi, mentre nelle società a oralità diffusa questa è una forte necessità per dimostrare il possesso di una proprietà. Nelle culture orali, il pensiero e l’espressione richiedono strutture e forme di organizzazione estranee alle culture alfabetizzate. L’introduzione della scrittura ha trasformato lo stile cognitivo e la coscienza degli uomini, producendo nuovi modelli di pensiero che hanno reso possibile l’enorme sviluppo della cultura. Altri punti di svolta decisivi sono stati l’invenzione della stampa e la diffusione del computer, di cui ho già ampiamente trattato, e a cui aggiungo l’IA.
La lettura, rispetto alla trasmissione orale, è un processo soggettivo che prevede una rielaborazione libera delle conoscenze. E senza la scrittura le grandi religioni non avrebbero avuto lo stesso tipo di sviluppo, perché sarebbe stata impossibile la presenza dei testi sacri.
Oggi tutti possono scrivere di qualsiasi argomento, pur non avendo le competenze, e diffondere, di conseguenza, notizie inesatte, incomplete o false.
È cambiato il modo di comunicare, socializzare, collaborare, divertirsi, condividere contenuti e anche il modo di informarsi. Il messaggio e la scrittura risultano facilitati e fuori controllo. Pensiamo all’avvento dei social e alla facilità di comunicazione scritta e verbale attraverso il web, quale rivoluzione rappresenti in relazione al condizionamento e all’influenza che può avere sulle masse.
Che cos’è, quindi, l’influenza sociale? È un processo in cui il destinatario, che definiamo bersaglio, modifica il proprio comportamento, le idee e persino i sentimenti, in conseguenza di quelli espressi da altri, sino a indurre sentimenti di inadeguatezza e bassa autostima.
E il libro?
Circoscrivendo il campo all’editoria libraria, è lecito domandarsi: quale futuro avrà il libro?
Secondo il mio modesto parere, il volume cartaceo non morirà mai, bisognerà, però, vigilare su come verrà elaborato, attraverso quali effettive conoscenze e capacità. Per non perdere la lingua che attraversa nel tempo un’evoluzione lessicale, ma si spera, non ne vengano stravolte le regole grammaticali e sintattiche.
Anche l’impaginazione subisce delle modifiche, che auspico vadano nella direzione di una più ampia inclusione che ne faciliti la lettura. Mentre le buone regole della sezione aurea che permettono di creare la giusta proporzione tra margini e testo (grafismi e contrografismi), non esistono quasi più, se non nei libri di pregio, che sono oggetti più da conservare con cura che mezzi di intrattenimento e consultazione.
C’è chi sostiene che l’autopubblicazione sia un’opportunità per diffondere il proprio talento e le idee, visto che gli editori tradizionali non garantiscono più né qualità né guadagno, e non offrono tutti i servizi idonei a pubblicare un testo corretto e ben impaginato. In quest’ottica bisogna dar loro ragione, ma anche stare attenti a non fare decadere la scrittura a semplice esercizio di vanità incontrollato. Ci sono diverse figure professionali esperte nel settore, in grado di fornire supporto agli autori, soprattutto ai sedicenti tali. Perché, se è giusto che chi ha un argomento valido da raccontare lo diffonda, è altrettanto importante che chi non ha proprietà di scrittura si rivolga a chi è in grado di dare risalto alle buone idee, sia in self, sia con una casa editrice.
Mi auguro che la buona editoria non smarrisca mai la strada, né perda lo stimolo di farsi notare in un mare sempre più eterogeneo e denso di parole e pensieri, a volte sconnessi, dove le perle, spesso, sono nascoste dai grandi abbagli.
Questo articolo di Wilma, responsabile della rubrica MetaÃlice, rispecchia una disillusione e un pessimismo, che condivido, sulla situazione attuale dell’editoria libraria, ma anche e soprattutto, della spiccata tendenza all’autoincensamento da parte di tanti, troppi sedicenti intellettuali. In questa disamina, l’Autrice sembra quasi volersi allontanare da quella lodevole iniziativa che ha dato vita e impulso a questa rubrica. Le sue interviste agli autori emergenti e ai piccoli editori sono state per questi due anni il metronomo di un’editoria che è in fase calante: il metronomo infatti ci avverte come questa stia perdendo il tempo, di come viene a mancare quel ritmo che da sempre, o quanto meno dai tempi di Aldo Manuzio, ha segnato l’evolversi della diffusione della conoscenza e della letteratura.
Colpa dei social, come si legge sopra? Anche, ma non solo. Colpa della televisione? Anche, ma non solo. Colpa della mancanza di oralità, come sostiene Walter J. Ong? Forse, ma non solo. Per chi ha vissuto tutta la seconda metà del Novecento, questo calo di intensità è palese. Tutto diventa apparentemente veloce, ma altrettanto superficiale. I concetti di veloce e superficiale si legano in quanto, messi insieme, eliminano il “pensiero lento”, quello che produce tanto e bene: W. A. Mozart visse solo 35 anni, ma produsse molto più di tanti che oggi ne vivono il doppio con la velocità delle moderne tecnologie; eppure lui oltre a comporre 600 opere musicali – 41 sinfonie, 22 opere teatrali, 27 concerti per pianoforte, 23 quartetti per archi e 15 messe- si spostava di continuo viaggiando in carrozza. La morale è quindi che siamo semplicemente ‘figli’ del tempo che mette la superficialità e l’improvvisazione tra le priorità.