In questa lunga intervista Jean-Pascal Bobst, CEO di Bobst, leader mondiale per innovazione nel mercato della cartotecnica, ci spiega nei dettagli le prospettive per il mercato del packaging.

Pubblichiamo in esclusiva per l’Italia, questa intervista di Helmut Mathes, in collaborazione con la rivista tedesca Der Verpackungsdruck che l’ha pubblicata in tedesco e inglese sul numero 1 – 2018.

Helmuth Mathes – Monsieur Bobst, dal 2009 Lei è CEO della azienda elvetica che con la nuova compagnia Mouvent ed è entrata con nuove macchine nel settore della stampa digitale. Come vede, da leader di mercato, il futuro del mercato del packaging, quali tendenze e qual è il ruolo di Bobst?

Jean-Pascal Bobst

Jean-Pascal Bobst – Con le nostre macchine e attrezzature copriamo l’intero settore produttivo. È quindi difficile dare una risposta dettagliata a causa dei differenti programmi di sviluppo tecnologico che noi facciamo un passo alla volta, secondo le indicazioni del mercato. In più, oggi l’imprevedibile può cambiare i tempi di programmazione e di realizzazione di nuove macchine e applicazioni.
Per quanto riguarda le tendenze si confermano le tirature sempre più corte, con cambi anche nella grafica, e un packaging personalizzato, astucci più piccoli ma con finiture più sofisticate con finiture di alto livello con decorazioni anche di lusso. Il volume totale rimane stabile, ma con un maggior numero di lavori, quindi con più cambi lavoro in macchina.

Al passo con il mercato

HM – Bobst è uno dei produttori più ‘vecchi’ nell’industria della stampa. Altre aziende del settore sono scomparse. Come è avvenuto questo?

J-PB – Nella maggior parte dei casi la ragione è nel mancato aggiornamento dei loro prodotti nel non saper tenersi al passo con le esigenze del mercato.
È anche essenziale per una azienda crescere in dimensioni ma anche in gamma di prodotti. Eliminare i prodotti obsoleti e offrirne di nuovi.
Una possibilità è anche quella di collaborare con altre aziende che hanno prodotti promettenti, perché lo sviluppo di un prodotto nuovo richiede spesso una forza di lavoro in ricerca e sviluppo e in tempo che non tutti riescono ad affrontare. In molti casi è meglio rinnovare un prodotto affermato.

HM – Bobst ha un’esperienza nell’acquisizione e integrazione di aziende e sembra sia tra le poche che hanno saputo creare un valore aggiunto. È corretto?

J-PB – Noi rispettiamo l’esperienza e le risorse di queste aziende, specialmente in altri Paesi [si veda più avanti il riferimento a Nuova Gidue oggi Bobst Firenze – ndr]. Ovviamente, bisogna scegliere aziende con le giuste dimensioni e forma. Come per noi è stato con Schiavi, Rotomec e F&K. Oggi noi abbiamo 12 siti produttivi nel mondo, ma abbiamo abbandonato la produzione negli USA e in Giappone dove è antieconomica a causa del cambiamento nell’evoluzione del mercato. Abbiamo anche ceduto compagnie come Atlas, Titan e FAG quando la produzione richiedeva dei cambiamenti o era non necessaria per noi. Comunque, a parte l’innovazione, è necessario avere delle riserve per sopravvivere durante i periodi difficili dovuti a un calo delle vendite, cambi nel mercato, problematiche nello sviluppo finanziario e politico, che possono verificarsi in qualsiasi momento, come abbiamo visto nel recente passato. Questo crea una attitudine positiva all’interno e costituisce un pilastro nell’innovazione, e nella capacità di superare gli ostacoli. Bobst usa personale proprio nelle vendite e servizi in tutto il mondo, a garanzia di una migliore copertura del mercato rispetto al servirsi di rivenditori. Questo può essere più costoso, ma assicura una presenza migliore e più capillare sul mercato. Spesso Bobst supera i distributori nel raggiungimento del volume di vendita di base da raggiungere.

Rotocalco vs flexo

HM – Lei ha indicato che Bobst è leader nel mercato delle macchine rotocalco per l’imballaggio flessibile e la stampa decorativa. Si può dire che lo sia anche per le macchine flessografiche se consideriamo il numero di macchine prodotte per imballaggio flessibile, le macchine a fascia stretta, quelle per il cartone ondulato e per il cartone teso. Quali tecniche di stampa hanno maggiore futuro. Rotocalco o flexo?

J-PB – La rotocalco continuerà per molti anni perché è una tecnica robusta e affidabile che offre una elevata qualità di stampa. Tuttavia, i mercati cambiano e le tirature più corte con molte ristampe con cambi frequenti nella grafica e nella personalizzazione non si conciliano con le lunghe tirature di questa tecnica. Per questa ragione alcuni lavori oggi stampati in rotocalco passeranno alla flexo.
Quindi vedo una vita migliore per la flessografia. È una tecnica la cui qualità è in costante e rapida crescita, è flessibile e si adatta anche alle tirature relativamente corte. Le matrici di stampa sono più economiche, più veloci da preparare e può stampare su film, carta, cartoncino, foil e per il post print su ondulato e per il preprint su linerboard da accoppiare. Sarà il mercato a decidere i tempi, e le decisioni dipenderanno dal numero di macchine roto o flexo richieste dal mercato e anche da quelle già installate. Quando si smetterà di fabbricare nuove macchine, quelle installate rimarranno in produzione ancora per altri 10-15 anni. Prevediamo che si continueranno a produrre rotocalco per 20-25 anni, e le flexo per 30 o 40 anni. Non dimentichiamo che la roto è tuttora in crescita sui mercati asiatici e in Europa per applicazioni speciali [si leggano in proposito i nostri recenti articoli – ndr].

La nuova Mouvent digitale da 2000 dpi è stata presentata al Labelexpo 2017

HM – Questo ci porta alla strategia Bobst in materia di stampa digitale: un nuovo programma con Mouvent iniziato con la macchine a fascia stretta e per il tessile e la fine della collaborazione con Kodak. Ci può spiegare gli sviluppi del progetto e il “cambiamento di rotta”?

J-PB – Installate nell’estate del 2015, due rotative digitali sono produttive sul mercato su scala industriale nel campo del packaging con cartone ondulato di cui producono milioni di fogli. Dopo 18 mesi di beta test, miglioramenti produttivi e continui aggiornamenti si è deciso che la prossima generazione di queste macchine per l’ondulato richiederà una nuova piattaforma tecnica. Da quanto abbiamo appreso in questi due anni abbiamo deciso di essere noi stessi sviluppatori e non integratori del sistema, gestendo per intero il processo di stampa digitale. Abbiamo quindi ampliato la nostra specializzazione acquistando piccole aziende specializzate e creato un centro di competenza per la stampa digitale. Il risultato è stato la nascita di Mouvent nel luglio 2017.

Il digitale inkjet

HM – La macchina Mouvent, che entra in concorrenza con la flexo e la rotocalco?

J-PB – Bobst offre ora tre differenti sistemi di stampa, rotocalco e flessografia che usano matrici di stampa e il digitale che usa la tecnologia inkjet. Tutte le tre tecnologie sono in grado di offrire ai convertitori soluzioni a loro più convenienti, e saranno loro a decidere le più adatte alle proprie esigenze produttive. Su richiesta sono disponibili anche gruppi Mouvent per la sovrastampa, quindi applicabili alle linee flexo o roto come unità downstream. Teniamo le due cose separate perchè al momento non siamo molto per le soluzioni ibride. Vogliamo mantenere le macchine da stampa il più affidabili possibile, robuste e semplici: ogni componente aggiuntivo rende i controlli macchina più complicati, oltre ad aumentare i costi e i tempi di cambio lavoro.

HM – Torniamo quindi alla domanda sui tempi. Cosa si userà tra 20-25 anni?

J-PB – Penso che ci sarà un sempre maggiore uso di stampa digitale soprattutto in settori quali la decorazione, il grande formato, il tessile.  Chissà, forse a breve si supererà il 50% in stampa digitale. La stampa del packaging si muoverà verso il digitale più lentamente, passo dopo passo.

Il mondo etichette

HM – Perché Bobst ha acquistato Nuova Gidue?

J-PB – Il mercato della stampa di etichette ha un volume in crescita e noi non avevamo una macchina adatta. Il numero di produttori di macchine a banda stretta non è aumentato e ciò che è insolito è che l’80% delle macchine installate lavora su un turno. Questo porta al sistema REVO – sistema di stampa flexo a 7 colori con gamut esteso – che è di significativa importanza per Bobst, perché permette di introdurre condizioni di stampa flexo standardizzate, la più alta qualità di stampa e alta ripetibilità riguardo tutti gli aspetti del processo di stampa: prestampa, matrici, inchiostri e altro. REVO è un sistema collaudato che era stato lanciato da Federico D’Annunzio nel giugno 2014. Bobst conta ora di applicare REVO anche sulle macchine a banda larga perché il concetto permette una produzione economica, adatta sia alle corte tirature sia alle lunghe e per applicazioni su ondulato e il sistema “THQ” lanciato nel 2017.

HM – Ultimamente non si è parlato molto di Bobst Firenze…

J-PB – Una acquisizione richiede tempi di assestamento. Oltre a questo, loro sono molto impegnati attualmente sui mercati asiatici. Oggi Bobst preferisce un alto volume di produzione e meno macchine nuove da Firenze. In effetti il punto debole di Gidue fu di produrre troppe nuove macchine, a scapito dei volumi mentre dall’acquisizione abbiamo raddoppiato il fatturato.

Liquidi e tabacco

HM – Perché Bobst, che è leader nel mercato della stampa di imballaggi, è impegnata solo marginalmente nel settore del packaging per liquidi?

J-PB – Il leader mondiale del settore è Tetrapak con circa 80 linee di stampa nel mondo, che lavorano 7/7 e 24/24. Tetrapak ha scelto questa linea 30 anni fa affidandosi alla danese Tresu per le macchine flexo. All’epoca Bobst non aveva macchine concorrenziali e soprattutto non si volle avere un cliente ‘esclusivo’. Ancora oggi il mercato del packaging liquido è complesso e richiede investimenti mirati. I tre grandi produttori (Tetrapak, Elopak e il gruppo Rank con Combibloc) hanno requisiti particolari per le loro applicazioni e utilizzano “house suppliers”. Nel passato noi avevamo fornito macchine a Combibloc con il nome Kochsiek. Oggi forniamo macchine dalla Bobst San Giorgio [dagli stabilimenti di San Giorgio Monferrato – Alessandria- ndr] al marchio Combibloc e da Bobst Bielefeld a Elopak. Oltre a questi ‘grandi’ ci sono diversi produttori indipendenti ai quali abbiamo fornito in passato e continuiamo tuttora a fornire le soluzioni di stampa e converting di Bobst.

HM – Le linee Lemanic Flexo con fustellatrice in piano in linea per il catone teso furono presentate nel 1997  ad un pubblico di oltre 300 trasformatori provenienti da tutto il mondo. Bobst vendette 12 macchine quando fu presentata e altre 15 negli anni successivi. Poi Bobst si è tirata indietro?

J-PB – Ebbero successo e ci fu un grande interesse, ma ci rendemmo presto conto che il volume di vendita sarebbe stato limitato a causa della loro enorme capacità produttiva.   Le macchine installate funzionavano bene ma con elevati costi di gestione, dovuti al diverso workflow di una macchina in linea rispetto ad una a fogli. Alcune venivano utilizzate applicazioni nel settore del tabacco, che è una specialità delle macchine rotocalco Lemanic con fustella rotativa  in linea. Bobst ha venduto circa 25 Lemanic flexo, molte delle quali sono ancora oggi perfettamente operative. La stampa flexo in questi 20 anni è cambiata molto, per esempio i cambi lavoro richiedevano a volte tempi molto lunghi. Abbiamo deciso di rientrare sul mercato con la Lemanic Flexo perchè oggi la qualità di stampa è paragonabile a quella offset e forse persino più stabile. La stampa offset a foglio inoltre non offre ulteriori possibilità di ridurre i costi. Ci sono meno stampatori offset rispetto a 20 anni fa, nonostante l’aumento dei volumi, anche se per tirature più corte. Tirature più corte significano più ordini ripetitivi. Partiremo quindi con un modello di base da 7 o 8 colori e una fustella in linea, ma non cadremo nella trappola di offrire linee di stampa che possano produrre qualsiasi cosa in un solo passaggio…

Quali substrati nel futuro?

HM – Per finire, nei prossimi 20 anni, packaging flessibile o cartone?

J-PB – Bobst è attrezzata per servire entrambi i settori, ma nel futuro prossimo vediamo sempre più un packaging con maggiore impiego di carta e cartone, rispetto alla plastica, per ovvie ragioni ambientali, basti pensare agli oceani invasi da bottiglie e sacchetti di plastica.
Vediamo quindi un futuro con nuovi sviluppi nel liquid packaging: per esempio carta con spalmature di protezione o accoppiata con materiali metallizzati biodegradabili. Altra soluzione è quella di sostituire il cartone con un micro-ondulato più leggero, prestampato con inkjet che permette una perfetta qualità di stampa. Il cartoncino pieghevole è il futuro del packaging nel senso più ampio, ed è una tendenza promossa da tutti noi, produttori e consumatori, che decideremo se promuovere o no materiali ‘più verdi’.
Se consideriamo come agiscono oggi aziende come Amazon e il numero di imballaggi di cartone ondulato che utilizzano, è facile vedere come cambierà il packaging con l’introduzione di linee continue eliminando i passaggi separati di stampa, confezionamento e riempimento. Si partirà da bobine di cartone con qualche stampa decorativa di base che saranno modellate in forma di scatole immesse direttamente sulle linee di confezionamento. Alla fine delle linee i dati necessari alla spedizione che vanno stampati all’esterno della scatola saranno conservati in una piccola scatola nera. L’imballo riempito e stampato andrrà direttamente sui pallet per la spedizione o sul furgone. Sarà un packaging personalizzato ma sfortunatamente non ci sarà più bisogno di stampatori come li conosciamo oggi. Bobst sarà pronta anche ad affrontare queste nuove soluzioni personalizzate.

Ringraziamo Jean-Pascal Bobst e l’Autore Helmut Mathes per questa esauriente intervista, e i colleghi di Der Verpackungsdruck  per la cortesia (chi fosse interessato può leggere qui l’originale in tedesco o in inglese).