I costruttori italiani di macchine per packaging mettono a segno il quarto anno consecutivo di crescita, con oltre 8 miliardi di euro, segnando un +2,2% di fatturato nel 2019, unico segno più nel settore dei beni strumentali.

È vero: il 2020 non sarà come il 2019, ma ci sono le premesse per un rimbalzo nel 2021. Anche perché i costruttori italiani di macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio (che fanno capo a UCIMA) sono gli unici a chiudere il 2019 con il segno più, tra le aziende italiane produttrici di beni strumentali. Confermano così la leadership mondiale di questa nicchia della meccanica “made in Italy” che per la prima volta nella sua storia batte il muro degli 8 miliardi di euro di fatturato, con una crescita su base annua del 2,2%.

Meno aziende più occupati

L’anno alle spalle ha visto ridursi il numero di imprese attive (-2,4% a 616 unità), sulla scia dei processi di M&A in atto nel comparto, ma è andato invece aumentando il numero di occupati, saliti a 33.304 addetti (+2,1%).
Sono i risultati della 8ª Indagine Statistica del Centro studi Ucima-Mecs, presentata in occasione dell’assemblea annuale. In questi otto anni (2012-2019) i costruttori di macchine per il packaging hanno aumentato di quasi il 50% il volume di affari (da 5,5 a 8,04 miliardi di euro), del 40% l’export (salito da 4,56 a 6,35 miliardi) e creato 7000 nuovi posti di lavoro.

I mercati internazionali

Il 79% del fatturato del settore è realizzato all’estero, pari a un valore di 6,35 miliardi di euro, in crescita del 2,3% rispetto al 2018.
La dinamica delle esportazioni è mezzo punto percentuale superiore al trend sul mercato interno (+1,8% il fatturato Italia nel 2019 a quota 1,69 miliardi).
L’Unione europea si conferma la principale area di destinazione delle macchine italiane per il packaging e assorbe il 37,5% (2.383 milioni di euro) del fatturato totale (vendite in Italia incluse); seguita dall’Asia, al secondo posto con un valore di 1.402 milioni di euro e un’incidenza del 22,1%, e dal Nord America al terzo posto, con 814 milioni di euro (12,8%).
Rispetto al 2018, si inverte il ruolo strategico dell’Europa extra-UE (637 milioni di euro; 10% del totale) rispetto al Sud America (559 milioni di euro; 8,8%). Seguono Africa (449 milioni di euro; 7,1%) e Oceania con 107 milioni di euro (1,7%).