Da una analisi di Competere  (https://www.competere.eu/) in un articolo di Giacomo Bandini per l’Osservatorio Next Generation, emerge che il mercato 4.0 è vivace, con un aumento importante di adozione delle tecnologie nell’anno della pandemia. Ma l’industria deve ancora vedere la vera svolta. Mancano però serie e realistiche politiche pubbliche che sostengano la crescita, soprattutto per la ricerca e le competenze.

Rimandando i volonterosi alla lettura dell’intero rapporto di Competere, riassumiamo qui i punti principali.

Crescita nonostante le difficoltà

Il Covid-19 ha fatto crescere l’impiego di tecnologie avanzate per l’industria e i servizi, e la crescita di Industria 4.0 ha fatto registrare un +8% nel 2020 rispetto al 2019. Ora tocca alla politica fare la sua parte per il sistema d’innovazione italiano. A partire dalla ricerca in filiera su cui si concentra la Missione 4 del PNRR per arrivare al nodo delle competenze che servono alle imprese.

Il mercato 4.0 oggi ha un valore complessivo stimato di 4,1 miliardi (+200 milioni di euro sul 2019). Alcune tecnologie come il cloud sono state utilizzate dal 60% delle aziende italiane (dati l’Istat) nell’anno 2020 con una crescita del 36% rispetto al 2018. Anche l’installazione di robot e il ricorso all’intelligenza artificiale mostrano trend in grande aumento insieme alle soluzioni di Industrial IoT (+31%). I progetti implementati sono stati concentrati soprattutto sulla connettività e l’acquisizione di dati, e l’Industrial Internet of Things ha raggiunto il valore complessivo di 2,4 miliardi di euro le Industrial Analytics 685 milioni.

Macchine e robot

Anche Ucimu è tornata sulle stime relative alla produzione e all’adozione di macchine utensili che nel 2021 crescerà del 21,6%, raggiungendo quota 6,3 miliardi di euro, dimostrando grande dinamismo di tutto il comparto industriale. Se si osservano, infatti, le statistiche relative alla Nuova Sabatini è possibile notare come anche il mese di agosto 2021 le prenotazioni e le richieste di contributo hanno mantenuto livelli superiori ai 2 miliardi di euro dopo il picco di giugno a 2,5 miliardi. I finanziamenti deliberati per l’Industria 4.0 superano abbondantemente quelli per gli investimenti ordinari e il totale cumulato dei finanziamenti previsti in relazione ai contributi ha superato la cifra di 31 miliardi di euro dal 2014 a oggi.
Ma su questo tema occorre fare una precisazione [ndr]: è corretto spendere tutto subito, o non saremme più equilibrato diluire tali investimenti su alcuni anni?

Tecnologia c’è , ma le politiche?

Qual è la risposta della politica al dinamismo delle imprese italiane, oltre alle misure già presenti per beni strumentali e tecnologici alla prova di maturità delle aziende?
Oltre al Piano Transizione 4.0, di cui si è diffusamente parlato, la cabina di regia del PNRR ha mostrato di voler indirizzare i primi sforzi anche sul tema della ricerca. In particolare, la missione 4 componente 2 “Dalla ricerca all’impresa” per la quale sono previste risorse pari a 11,4 miliardi, nove dei quali sono in dotazione del Ministero dell’Università e della Ricerca.

In merito a questa verticale sono state pubblicate le prime linee guida del PNRR proprio dal MUR. Esse definiscono i binari fondamentali per ottenere i pagamenti della Commissione a loro volta subordinati all’implementazione dei progetti definiti nell’ambito del PNRR, in base al rispetto di indicatori specifici e trasparenti (milestone e target), negoziati con la Commissione europea e puntualmente definiti all’interno del Piano stesso. Le linee guida sono focalizzate su quattro elementi principali:
Utilizzo diffuso dei partenariati che prevedono la partecipazione delle università, dei centri di ricerca e delle aziende per il finanziamento di progetti di ricerca di base (1,61 miliardi di euro);

Potenziamento delle strutture di ricerca – esistenti e di nuova formazione – per la creazione di campioni nazionali di ricerca e sviluppo che prevedano l’utilizzo di tecnologie abilitanti (1,6 miliardi di euro);
Gli Ecosistemi dell’innovazione come leader territoriali di ricerca e sviluppo (1,3 miliardi di euro);
Creazione di un sistema d’innovazione integrato che convogli al suo interno le infrastrutture di ricerca e le infrastrutture tecnologiche di innovazione (1,6 miliardi di euro).

Competenze e formazione

La parte ancora mancante e, forse, la più attesa è quella delle competenze. La carenza delle skill 4.0 o digitali sarà ancora più pressante negli anni a venire. Non sembra sufficiente da questo punto di vista la creazione di grandi partenariati senza che vi sia un cambiamento fondamentale nell’intero sistema formativo. Gli Ecosistemi di innovazione, previsti dal MUR, potrebbero sicuramente giocare un ruolo maggiore da questo punto di vista, ma nelle linee guida non si fa cenno all’incubazione delle competenze. Eppure la presenza delle università e dei centri di ricerca nello schema disegnato dalla cabina di regia governativa dovrebbe essere funzionale anche a questo scopo.