Taga Italia compie 30 anni e lancia una sfida: di fronte a una generalizzata qualità ‘tanto basta’ seguire le regole degli standard può elevare lo stampatore sopra alla massa. E quindi renderlo unico.

Il convegno tecnico che Taga Italia ha organizzato presso l’Istituto Pavoniano Artigianelli di Milano il 25 ottobre poteva essere occasione per molti stampatori per interrogarsi su “cosa faranno da grandi”. Questo il messaggio che abbiamo recepito, anche se i tecnici (volontari) di Taga intendevano chiaramente porre dei paletti a una stampa di qualità e a una crescita del mondo grafico basato su ampie vedute, ma sempre all’insegna del lavoro al meglio delle possibilità tecniche, indipendentemente dalle tecniche di stampa utilizzate.
Diciamo subito che la scarsa partecipazione è stata deludente: scarsa nel senso che oltre alle aziende di stampa e cartotecnica i cui tecnici dedicano il loro tempo libero per migliorare gli standard e migliorare se stessi, e oltre alle aziende sponsor (Colorgraf, Edigit, huber group, X-Rite), consulenti e docenti, ben pochi erano gli stampatori presenti (e nonostante la giornata si svolgesse a Milano, la maggioranza veniva dall’Emilia).

Volontari che portano la voce dell’Italia nel mondo

Carlo Carnelli, presidente di Taga Italia ne ha illustrate le finalità, facendo anche presente che da alcuni anni il nostro Paese non ha più una presenza passiva a livello internazionale, ma contribuisce attivamente, attraverso i propri gruppi di lavoro (GDL), al continuo aggiornamento degli standard ISO.
Il problema è, fa notare Carnelli, che quando un cliente, specie se una multinazionale chiede alle nostre aziende di stampare secondo le norme ISO, è il panico. Da qui il progetto “misuriamoci per dimostrare che in Italia si stampa bene dalla teoria alla pratica” e lavorare insieme per non arrivare dopo gli altri. È noto che in Italia si stampa bene e meglio rispetto ad altri Paesi: ma quanto durerà ancora questa supremazia? E come renderlo noto, dati alla mano?
Adalberto Monti, con la sua passione di sempre, nel presentare le attività delle sedi regionali di Taga Italia ha quindi rivolto un appello (che rilanciamo ovviamente, non essendoci stati in diretta gli ascoltatori giusti) a partecipare, a essere consapevoli dei vantaggi che ogni azienda di stampa può ottenere essendo membro attivo di Taga. Va da sé, che tutti i parametri derivanti dagli studi dei tecnici Taga sono a disposizione di tutti i soci che potranno così trarne profitto per il proprio lavoro.

La stampa offset non è ferma

Si sono quindi avvicendati i tecnici che hanno illustrato i risultati di un anno di lavoro dei gruppi che si riuniscono periodicamente per studiare e sperimentare al fine di apportare miglioramenti e aggiornamenti agli standard in uso nelle diverse tecniche di stampa. A partire dalla stampa offset che, contrariamente a quanto si può pensare, riserva ancora delle grandi novità, come ha detto Luca Morandi.
Morandi ha fatto un valido paragone con le classi energetiche delle abitazioni: “in quale “classe energetica” si colloca la nostra azienda dal punto di vista della qualità?
La norma ISO per la stampa offset è, come noto, la 12647-2 che risale al 1993; la versione 2 è del 2004 con revisione nel 2007. Ma la stampa offset ha fatto ulteriori progressi per cui è in corso di pubblicazione una terza versione per la misura della scala di controllo direttamente sul foglio macchina e non più sulle prove colore, permettendo l’invio del file PDF/X4 direttamente dal cliente alla macchina da stampa. Inoltre, la nuova versione estende al retino stocastico, non previsto nelle precedenti.

Emanuele Cheller, Printer Trento

Emanuele Cheller, Printer Trento

 Come testimonial su questo punto è intervenuto Emanuele Cheller di Printer Trento che ha illustrato come per l’azienda trentina, che lavora per editori internazionali, sia indispensabile operare secondo gli standard ISO, oltre a tutte le certificazioni che possiede, dalla FSC e ISO 14001 al CertiPrint e alla PAN4, evidenziandone i vantaggi tecnici, economici e organizzativi che l’azienda ne trae.
Ma lo stampatore deve limitarsi a stampare bene? Certo che no, come ha dimostrato Marco Moglia, dell’omonima tipografia torinese, che ha spiegato che per essere competitivi sul mercato l’azienda ha scelto di andare oltre gli standard, con un nuovo approccio strategico alla stampa offrendo al mercato nuove tecniche di comunicazione e nuove logiche di marketing. Questo lo ha fatto sia utilizzando lo stampato come mezzo di linguaggio emotivo aggiungendo agli stampati multisensorialità e matericità, sia “reinventando la carta”, facendo cioè nascere oggetti di design che parlano e “si fanno toccare” in cui l’accostamento dei materiali e delle nobilitazioni è supportato da ricerca e sperimentazioni continue. Il passo successivo è quello della realtà aumentata, dove la carta stampata diventa digitale. Il catalogo o la brochure sono forniti sia nel tradizionale supporto cartaceo, sia nella versione web, ormai indispensabile.

Ma stampare “fuori norma” significa stampare male? Una quasi provocazione lanciata da Giovanni Casoli di Colorgraf, secondo cui, correttamente, stampare “a norma” non ha solo il significato di seguire delle regole, ma creare un metodo di lavoro che possa migliorare la produzione sia a livello di quantità che di qualità, traendone vantaggi in termini di competitività. Questo per sottolineare come a volte si renda necessario “oltrepassare” le norme ISO, che hanno ad esempio dei limiti in fatto di quadricromia laddove si debbano usare inchiostri speciali o supporti di stampa non a norma. L’azienda deve quindi anche tenere conto della possibilità di avere dei punti di forza che altri non hanno. La standardizzazione in questi casi serve a garantire meno sprechi, ripetibilità e incontestabilità.

Digitale: miti da sfatare

Si è passati quindi a considerare le altre tecniche di stampa per le quali lavorano gli altri GDL.
La stampa digitale, illustrata da Alessandro Beltrami, che ha presentato il Fogra PSD, un insieme di metodi che aiuta gli stampatori di piccolo e grande formato a ottenere una stampa prevedibile e ripetibile nel tempo.
Fogra PSD standardizza il metodo di stampa, indipendentemente dal fatto che si usi toner o inchiostro, e prevede tre livelli di qualità: A dove la resa del colore è critica; B, per normali tolleranze di colore; C tolleranze “rilassate”.
Sulla stampa digitale ci sono alcuni miti da sfatare: deve essere calibrata in simulazione Fogra 39 e copiare la offset? No, e può essere calibrata verso altri riferimenti; il grande formato non può essere standardizzato? no, può esserlo e permette grandi risparmi; i visori a luce normata sono inutili? No, anzi lo sono più che nella offset; se ha una MediaWedge è certificata? No, significa solo che posso misurarla e verificarla.
La norma PSD (disponibile in inglese) sarà pronta in lingua italiana nei primi mesi del 2014.
Sempre sul tema digitale è intervenuta Edigit per illustrare l’utilità dell’e-commerce per una azienda di stampa, purché sia impostato in base alle proprie capacità produttive e organizzative, evitando di copiare che è arrivato prima. Ormai i prezzi degli stampati web-to-print sono disponibili con un click: ma sarebbe assai pericoloso basarsi sul prezzo praticato da aziende con un alto livello di organizzazione. Occorre quindi calcolare i propri costi e definire di conseguenza i prezzi di vendita, e automatizzare il più possibile il processo dal preventivo alla consegna. Sono stati dati alcuni utili suggerimenti che potete trovare anche in articoli sul w2p da noi pubblicati nei mesi precedenti.

I quotidiani anche il digitale ha un suo ruolo

 

Dario De Cian, direttore generale di CSQ

Dario De Cian, direttore generale di CSQ

 David Serenelli espone i risultati del GDL quotidiani sulla nuova norma ISO/FDIS 12647-3:2013, che prevede di standardizzare la stampe dei quotidiani indipendentemente che il processo sia offset o flexo; da cui emerge che i dati confermano che è possibile adottare i valori di CD SNP anche per il processo flexo usato su supporto Standard Newsprint, e di fornire informazioni per una nuova Printing Condition cold set da affiancare alla attuale per le carte migliorate.
Quindi Dario De Cian, direttore generale di Centro Stampa Quotidiani di Erbusco, ha descritto la scelta del gruppo di inserire tra le proprie unità produttive la stampa digitale. Una scelta legata alla possibilità di stampare quotidiani esteri in bassa tiratura nei periodi di afflusso turistico, ma anche per permettere a quotidiani regionali di avvalersi delle pubblicità zonale, meno costosa e quindi alla portata di piccole attività artigianali e commerciali interessate a piccoli centri, ad esempio nelle valli bergamasche e bresciane. Quale tecnologia è stata scelta la HP T230 da bobina a bobina con sistema di finitura Hunkeler, per ragioni legate al formato utile (gabbie da 20”) sia per la possibilità di stendere un primer sotto alla quadricromia per evitare il trapasso dell’inchiostro sulla carta da giornale.
De Cian ha concluso affermando che per CSQ il digitale a parte l’uso per tirature residuali, è una tecnologia ancora da esplorare per una rinnovata editoria su carta.

Il packaging

Per quanto riguarda i GDL per la stampa flexo e il packaging, Carlo Carnelli ha illustrato la nascita del nuovo standard dove la corretta comunicazione è la base per una perfetta realizzazione. Nel caso specifico il gruppo è al lavoro per redigere un nuovo documento ch non è uno standard ma un Technical Report (TR) o Technical Specification (TS) che si pone l’obiettivo di definire i requisiti e le proprietà minime che devono essere comunicate tra i brand e la catena di produzione degli stampati; di essere un riferimento per la discussione sulle esigenze del mondo del packaging rispetto agli standard attuali; ed essere una guida per gli sviluppi di standard futuri.
I requisiti fondamentali per queste TR o TS sono di definire l’aspetto e le funzioni del prodotto da realizzare; avere i formati file definiti in modo da garantire lo scambio di dati tra tutti i partecipanti in modo completo e univoco; fornire specifiche per il viewing, la misurazione e il proofing in modo che tutti i partecipanti possano visionare e misurare allo stesso modo; fornire strumenti che consentano definizioni, valutazione e test comuni per i materiali in ingesso e in uscita. Poiché oggi si usano vari formati file (ArtPro, Illustrator, Photoshop) il formato file dovrà essere comune: PDFX-4 e tutto lo scambio dovrebbe essere basato su ISO 15390-7, Graphic Techology ¨C Prepress Digital Data Exchange Using PDF ¨C part 7 e il Complete Exchange of Printing Data (PDF/X-4) e PDF/X-4p (parziale usando PDF 1.6).
Per i dettagli si suggerisce di rivolgersi a Taga Italia.
F. Corso di GlaxoSmithKline e A. Mazzacani di Selection-Perfetti VM Group hanno illustrato il punto di vista dei brand per quanto riguarda il PDF/X-4 come delivery standard di esecutivi e la comunicazione digitale dei colori spot.
Per la valutazione del colore e per quanto riguarda gli inchiostri per il packaging hanno riferito A. Vannacci di X-Rite e G. Gianetti di Huber Italia.