L’abolizione della plastica monouso è uno dei temi preferiti di questa estate. E l’Italia è all’avanguardia anche per il divieto sulle spiagge. Questo articolo ne riassume gli aspetti.

La difesa dell’ambiente è uno dei temi che negli ultimi anni ha tenuto banco nell’agenda dell’ONU. Sulla scia dei protocolli di Kyoto, stipulati nel 1997 ed estesi fino al 2020 con gli emendamenti di Doha del 2012, le maggiori nazioni del pianeta si sono incontrate per sottoscrivere un trattato che limiti le emissioni di CO2 rallentando il surriscaldamento globale.
Sempre più Paesi stanno cercando di riconvertire parte del loro sistema energetico utilizzando bio-combustibili e adottando fonti d’energia rinnovabili (solare, eolico ecc.). Diverse organizzazioni quali il WWF e Greenpeace stanno cercando di promuovere uno sviluppo green dell’industria e in diverse parti del pianeta si stanno lentamente diffondendo soluzioni atte a ridurre la deforestazione, preservare gli ecosistemi e la loro fauna e rendere il pianeta un posto più vivibile per tutti e non solo per la nostra specie.

Inquinamento da plastica in un canale

Inquinamento da plastica in un canale – Photo by Aarchiba

Questo rinnovato interesse per la salvaguardia dell’ecosistema è dimostrato anche dallo straordinario successo dell’ultima giornata della Terra.
Lo scorso 22 aprile, a Roma e in altre parti d’Italia, migliaia di attivisti hanno manifestato per supportare le istanze di uno sviluppo eco-sostenibile, contro il riscaldamento globale e più in generale per chiedere alle istituzioni un interesse maggiore nei confronti del pianeta. Uno dei problemi che tuttavia preoccupa di più è l’inquinamento della plastica.
Negli ultimi anni la nostra industria è in qualche maniera diventata dipendente da questo derivato del petrolio che può impiegare oltre 100 anni per decomporsi e che rappresenta una seria minaccia per l’ecosistema soprattutto per quello degli oceani. A tal proposito, grazie ad alcuni giovani imprenditori e alle loro start-up, l’Italia ha saputo ritagliarsi un ruolo importante nella lotta a questo tipo di rifiuti.
Nel corso della kermesse IH Fellowship on Ocean Cleanup, un contest realizzato nel 2017 a Roma dedicato alla premiazione di progetti volti a ridurre l’inquinamento off-shore e l’impatto dei rifiuti plastici, hanno ricevuto il premio della giuria due start-up italiane: la Gr3n e la SEADS (Sea Defence Solution).
La prima azienda, oggi domiciliata nei pressi di Chiasso in Svizzera, ha sviluppato una tecnologia che, grazie a un processo chimico, permette di riciclare la plastica in un ciclo indefinito, eliminando di fatto quelle tonnellate di materiali destinate a inceneritori e discariche per impossibilità di riutilizzo. Un circuito aperto che consente di riutilizzare ad libitum questo materiale altamente inquinante e difficilmente deperibile.
La SEADS sviluppa invece barriere nei fiumi, capaci di raccogliere oltre l’80% della plastica che si riversa in mare attraverso i fiumi, creando bacini di raccolta che forniscono materiale riciclabile e proteggendo gli oceani dal loro nemico più temibile. Attualmente la stessa azienda è impegnata a installare le proprie barriere anti-plastica a Giacarta nel fiume Ciluwung.
Forse non tutti sanno che la gran parte parte della sporcizia che si riversa negli oceani è infatti trasportata dai dieci fiumi più grandi e inquinati del mondo (Indo, Fiume Giallo, Hai, Nilo, Niger, Gange, Fiume delle Perle, Mekong, Yangze e Amur).
Sempre nell’ambito di soluzioni alternative la bolognese Bio-on produce dal 2007 una plastica naturale ottenuta dalla fermentazione degli scarti agricoli e dagli oli esausti. Un materiale totalmente biodegradabile che potrebbe quasi azzerare l’impatto del packaging plastico. La stessa azienda ha recentemente concesso ai russi di Taif JSC una licenza per la produzione della bio-plastica che porterà nei territori dell’ex Unione Sovietica oltre 20mila tonnellate di plastica biodegradabile all’anno.

Photo by Hajj0 ms / CC BY-SA 3.0

Non solo le aziende private ma anche le giunte comunali italiane si stanno mobilitando sull’onda della direttiva dell’UE che a partire dal 2021 vieterà la produzione e commercializzazione della plastica monouso in tutti i Paesi membri. Ad esempio diversi Comuni tra cui quello di Aosta, Ancona, Pescara, Treviso e Como (solo per citarne alcuni) hanno approvato mozioni che impongono l’eliminazione della plastica monouso dalle catene di produzione, incentivando una “de-plastificazione” dei rispettivi territori comunali non solo attraverso programmi di raccolta differenziata ma anche con il divieto di plastiche monouso in bar, pizzerie, ristoranti e durante feste, eventi e manifestazioni promosse dalle rispettive amministrazioni. Un segnale forte anche dalle istituzioni che riflette la rinnovata sensibilità dell’opinione pubblica su questi temi, per un futuro plastic free per le nuove generazioni e un presente meno inquinato e più sostenibile.