Caro amico Direttore,
“Musei della stampa: un rammarico”. Così iniziava il tuo articolo che si trova nella sezione “Amici di piombo” di “Metaprintart”, la tua bella rivista di tecnica e cultura grafica. Parecchi si sono dedicati alla sua lettura e hai raccolto un bel numero di commenti, a cui hai trovato parole per replicare. L’ultimo commento che appare, finora, è il mio.
Vorrei ora fare alcune considerazioni che spero pongano la parola fine a una “querelle” certamente nata dal tuo amore per l’Aimsc (Associazione Italiana Musei della Stampa e della Carta) che consideri, a ragione, una creazione nata grazie a una tua splendida idea.
Nel mio commento dico di condividere quanto auspicavi nel tuo editoriale: cioè quello di avere nel programma del X Congresso uno spazio “ufficiale” affinché gli intervenuti avessero modo di dibattere e confrontarsi su tematiche e proposte. Era anche un mio desiderio, però il Consiglio direttivo si è trovato difficoltà a variare il programma prefissato, già molto ricco e vario.
E’ vero che nell’assemblea di primavera a “La Stampa” di Torino avevo voluto portare l’attenzione su diversi problemi come quelli che tu sottolinei nel tuo articolo. Se ricordo bene, però, in quell’occasione deputata agli interventi dei soci, non si è alzata altra voce né di consenso né di dissenso.
Così siamo arrivati al decimo Congresso, e alla vigilia si è alzata la tua voce critica. Non ha sorpreso, come non sorprenderebbe un padre che difende la sua creatura. Ciò non toglie che tutti ti aspettavano alla Corte della Miniera, la culla dell’Aimsc. C’era chi si era offerto di portarti, chi ti ha pregato di essere presente al congresso del decennale e, ancora, chi aveva addirittura messo al fresco una bottiglia di spumante per brindare al tuo arrivo.
I tre giorni di congresso, ti confesso, non sono stati affatto formali e sorprendentemente avresti trovato invece quell’atmosfera di festa che prevedevi assente. Ha sorpreso anche me la calda partecipazione di tutti i soci intervenuti; le relazioni sono state tutt’altro che noiose e si sono buttati molti semi per far crescere la “nostra” Associazione. Si è parlato con ragazzi e professori delle Belle Arti di Urbino che poi sono stati con coi e abbiamo ascoltato a nostra volta. Si sono gettate le basi per diversi progetti, si sono sollecitate e immaginate iniziative per vivacizzare e far diventare sempre più belli e interessanti i nostri musei.
Abbiamo trovato il tempo e i modi per discutere, proporre e confrontarci, ma bisognava esserci. L’Aimsc, è vero, in dieci anni non è ancora diventata un’ammiraglia, ma è una solida barca. Ha il difetto di tutte le barche, volendo andare lontano si chiede a tutti di remare. Possiamo, per statuto ogni tre anni, cambiare capitano, vicecapitani e ufficiali, ma alla fine tutti devono darsi da fare. Mugugnare non serve, da buon ligure come sei ricorda che nel diritto marinaro il mugugno ti era concesso, ma a caro prezzo. Per costruire c’è bisogno di manovalanza, gli onori forse verranno al termine. Ora c’è bisogno di creare solidità, non di far cadere i puntelli.
Tu non puoi abbandonare la tua creatura proprio quando (e proprio perché) ti accorgi che ci sono difficoltà. Aiutaci. Io, anche se sovente avverto la fatica, rimango. Vedrai che tutti insieme andremo lontano. Qua la mano.
Tuo
Giorgio Coraglia, Vicepresidente Aimsc