Scambiamo quattro chiacchiere con “Un mondo di libri” blog di letteratura per l’infanzia, un argomento non semplice, che richiede competenza e andrebbe valutato meglio perché iniziare bene dai bambini vale tempo e dedizione.

Abbiamo letto con interesse il quesito che avete esposto nel vostro blog letterario e sui Social: “la letteratura per l’infanzia non fornisce risposte ma suggerisce domande”. Risulta evidente dai commenti che siamo tutti d’accordo. Tuttavia ci piace approfondire.

MetaÃlice – Ma prima vorremmo introdurre “Un mondo di libri”: come e quando nasce, quali obiettivi si prefigge e chi lo ha creato?
MdL – Ciao a tutti, ringrazio innanzitutto MetaÃlice per questa intervista e per l’opportunità di uno scambio di idee. Mi chiamo Vanessa e sono l’ideatrice e curatrice di Unmondodilibri, che nasce come blog circa tre anni fa, dalla volontà di condividere la passione per la lettura e per la scoperta di culture differenti. Per questo motivo il blog consta di recensioni e interviste agli autori e di una grande mappa del mondo dove ogni libro letto è stato collocato nella sua città di ambientazione. Da qui è nata l’idea del nome, perché la lettura non solo è un viaggio di scoperta di luoghi a noi vicini o lontani, ma è anche un viaggio nel tempo e nei sentimenti.

MAÃ – Quali sono le tue scelte?
MdL – Attualmente promuovo classici, ma anche nuove uscite con un’attenzione speciale ad autori/autrici esordienti e a piccole case editrici. Mi piace spaziare tra generi diversi, curiosare nel passato e scoprire quello che di nuovo si affaccia sul mercato. L’obiettivo è quello di condividere e divulgare la bellezza della letteratura con chiunque abbia la stessa passione o semplicemente la curiosità di conoscere un libro.

MAÃ – Credo anche che in questo modo si voglia provare a instillare nel pubblico giovane la sana abitudine di leggere. Tornando al quesito iniziale: aiuta a dare risposte e suggerisce domande. Potremmo aggiungere: incuriosisce e sorprende. Sei d’accordo?
MdL – Non posso definirmi un’esperta di letteratura per l’infanzia, in quanto mi occupo principalmente di letteratura per adulti, ma durante il mio percorso di studi ho avuto l’occasione di studiare la nascita e lo sviluppo della fiaba, leggendo moltissime raccolte di fiabe tradizionali e rileggendole, insieme a una letteratura per l’infanzia più recente, ai miei tre figli.
La parola, che sia letta da un bambino o da un adulto che legge per lui, e dunque ascoltata, è in grado di stimolare la riflessione, di sviluppare la creatività e, certamente, di lasciare a bocca aperta. Spesso i miei figli hanno ascoltato racconti sul mito o leggende di altre culture, che io e mio marito abbiamo letto loro, con la massima attenzione e curiosità facendoci molte domande e tornando nei giorni successivi sull’argomento. Quindi sono assolutamente d’accordo: incuriosisce e sorprende.

MAÃ – Quindi ci stimola a fare domande. Ma se prendiamo la letteratura classica delle fiabe, fratelli Grimm, Andersen, sembra che questo suggerisca più risposte che domande. O piuttosto non ponga quesiti, ma dia sentenze. Come è cambiata nel tempo la letteratura per l’infanzia?
MdL – Le fiabe dei fratelli Grimm, che ricordiamo essere stati due grandi linguisti e filologi, nascono dalla volontà di raccogliere il patrimonio orale delle fiabe tedesche, con un’attenzione alla componente linguistica e alle varianti regionali creando un insieme armonico.  Propongono indubbiamente una morale univoca, presentata nello schema della favola classica in cui l’opposizione tra bene e male è incarnato da un protagonista buono che si scontra con il suo antagonista malvagio. I ruoli sono ben definiti e l’intreccio si sviluppa sempre con le stesse dinamiche. La separazione tra bene e male è netta, non c’è spazio per l’interpretazione personale. La fiaba promulga un messaggio etico, che ha quasi un valore giuridico e ci indirizza con il suo esempio verso determinati comportamenti.
La favola di oggi non si nutre più come un tempo dell’oralità. La letteratura è fruibile a un grandissimo pubblico e vive di un interscambio con gli altri mezzi di comunicazione e intrattenimento dal cinema, ai videogame, alle serie TV e di un immaginario che non è più quello del racconto tramandato. Ora abbiamo l’opportunità di trovare favole da qualsiasi parte del mondo e che accolgono tematiche importanti e delicate, nel rispetto della diversità e dell’uguaglianza. La favola conserva dunque il fine didattico, ma utilizza simboli e fantasia per poter parlare al bambino di tematiche che sarebbero difficili da affrontare in altro modo.

MAÃ – Ritieni che i bambini di oggi possano tollerare le fiabe di Grimm? Sono educative o diseducative?
MdL – Le fiabe dei fratelli Grimm si rifanno al tipo di società dell’epoca, del 1700/1800 e alla cultura tedesca, non è possibile rapportarle alla morale o all’educazione della società odierna, ne uscirebbero snaturate. Io credo che ancora oggi si possano leggere, spiegando ai bambini la storia di quel mondo e di quella cultura; con questo approccio ampliamo le conoscenze dei bambini, permettiamo loro di pensare e di confrontarsi con esperienze diverse dalla loro. C’è poi anche un’altra via, che vanta diversi esempi nell’editoria, in cui la favola classica è stata rivisitata in chiave moderna e ironica, creando nuove storie. Ricordiamo la figura di Gianni Rodari, che tra i primi ha portato questo approccio nelle scuole, stimolando la creatività dei bambini stessi. La fiaba moderna non fa altro che rifarsi a quel repertorio mutandolo a seconda di nuove esigenze educative.

MAÃ – E in merito allo stare al passo con i tempi, compaiono nuove parole, alcune di pura invenzione e i dialoghi si impoveriscono a causa dei Social che richiedono sintesi; secondo te anche la comunicazione per i bambini e di conseguenza le fiabe e le favole, andranno semplificandosi, seguendo questa tendenza?
MdL – Le fiabe e le favole sono uno specchio della società, della cultura da cui provengono e delle sue tendenze. Concordo nel verificare un generale impoverimento del linguaggio, di una tolleranza al mancato rispetto della grammatica a diversi livelli e mi preoccupa il fatto che la conseguenza sia un inevitabile impoverimento delle idee.
Se da un lato un linguaggio troppo alto, ne è un esempio il burocratese, è appannaggio di pochi che spesso lo utilizzano a loro favore, dall’altro un linguaggio troppo semplice corre il rischio di non poter sostenere un pensiero.
La letteratura, per grandi o piccoli che sia, se pur intaccata da questa tendenza, è ancora uno dei baluardi per l’arricchimento lessicale, il rispetto delle norme grammaticali e lo sviluppo della capacità critica.

MAÃ – Ai tempi ci si deve adeguare, è ovvio, ma secondo te sarà positivo il cambiamento e ciò che innescherà l’IA anche nel mondo editoriale e della scrittura?
MdL – Ritengo che il linguaggio sia una componente fondamentale dell’individuo, poiché permette di veicolare agli altri la nostra identità e intimità e di sostenere la complessità delle nostre idee. Qualora l’IA dovesse sostituire il nostro pensiero nella scrittura, allora avremmo un appiattimento dell’individuo, una sola visione priva di quelle mille screziature umane e un impigrimento della nostra capacità critica. Come tutti gli strumenti tecnologici possiamo avvalercene, ma dominandola e non venendone dominati.

MAÃ – Un uso appropriato e senza esagerare aiuterà di sicuro, ma ahimé ci sarà anche chi non se ne curerà e oltrepasserà la misura, come succede oggi con i Social.
Passiamo a un altro aspetto. Un ruolo fondamentale nei libri per l’infanzia lo giocano le illustrazioni. Qual è la tendenza? Basta guardare qualche cartone animato odierno per comprendere che i tempi sono cambiati; già lo erano nel periodo in cui spopolava Peppa Pig, oggi ancora di più. Se andiamo a ritroso e guardiamo in dvd i classici di venti, trent’anni fa ci rendiamo conto che c’è un abisso con l’epoca attuale e non solo nella tecnica ma anche nel modo di trasferire i messaggi. Alla luce di ciò, ritieni che si stia andando nella direzione giusta o proporresti qualche aggiustamento? Qual è la tua opinione?
MdL – Sono cresciuta con i classici della Disney del cinema e della televisione, guardavo i cartoni animati che provenivano dai manga giapponesi e li adoravo. Oggi i miei figli faticano a comprendere i dialoghi di quei cartoni, il linguaggio è aulico, i comportamenti di alcuni personaggi si rifanno ad alcune consuetudini che abbiamo perso. Allo stesso modo i messaggi sono cambiati, come dicevamo prima, sono specchio di una società più consapevole e improntati al politically correct. Ci sono cartoni che raccontano le emozioni che abbiamo nella nostra testa, personaggi che incarnano contemporaneamente il bene e il male, perché compiono un percorso di formazione e in quel percorso il lettore bambino può identificarsi e riflettere piuttosto che ricevere una morale in maniera passiva. Assistiamo a un cambiamento nelle modalità di comunicare un messaggio, così come sono cambiati i programmi didattici, la formazione di insegnanti ed educatori. C’è un’attenzione maggiore al bambino, consapevoli del fatto che ciò che apprendiamo da bambini costruisce il nostro essere adulto. Penso dunque si stia andando nella direzione giusta.

MAÃ – Ho scritto un testo per bambini/ragazzi e, da poco, un racconto a quattro mani con Marco Picasso. Ci siamo avvicinati con passo felpato al mondo dei più giovani e, per quanto mi riguarda, ho fatto di più creando un’impaginazione ad alta leggibilità per rendere leggibile a tutti ciò che desideriamo trasmettere. Che cosa pensi della letteratura inclusiva, distinguendo tra l’inclusività per le tematiche trattate e quella dell’alta leggibilità (ovvero accessibilità anche per i dislessici)?
MdL – Non ho esperienza di letture di inclusività da un punto di vista di leggibilità, ma ritengo sia giusto poter dare ai bambini dislessici un’opportunità di lettura con meno difficoltà, che non li faccia accostare ai libri con paura o disagio.
Per quanto riguarda l’inclusività tematica, ne riconosco allo stesso modo l’importanza. La lettura è aperta a chiunque e chiunque deve sentirsi accolto quando legge, senza alcuna discriminazione, allo stesso modo chiunque può aver modo di riflettere su tematiche su cui magari non si è mai soffermato, comprendendone l’importanza. Abbattere i muri della superficialità e dell’indifferenza è sempre importante.

MAÃ – Dove vi si trova il blog?
MdL – Per poter ampliare la condivisione il blog si avvale quindi anche di un profilo su X https://twitter.com/UnmondodilibriC , Instagram https://www.instagram.com/unmondodilibri19/  e Threads https://www.threads.net/@unmondodilibri19 e di un canale YouTube https://www.youtube.com/@Unmondodilibri in cui parlo di libri e di mitologia, un tema che mi ha sempre appassionato e che ho avuto l’opportunità di approfondire durante i miei studi universitari in Lettere classiche.

Ringraziamo Vanessa e appoggiamo il suo impegno di divulgatrice di buona letteratura e ci auguriamo che il suo blog possa incuriosire e avvicinare sempre piú giovanissimi alla lettura.unmondodilibr