Nella biblioteca dell’Hospice Maria Chighine scienza e benignità in ode all’Uomo tra gioia e dolore.

Le sei di sera, è ottobre, a ogni passo ti aspetti di udire un rantolo, il brivido si perde dietro ogni porta, oltre i muri delle dodici stanze, ognuna con un nome.
Poi, da una di queste, la Priore, una sinfonia, l’espressione melodica prende forma, spumeggiante come il mare che si vede in lontananza, oltre le stanze, l’accordo di una musica serena, delirante di gioia. Una preghiera verso il cielo, il trionfo sulla tristezza e sul male.
È la ‘Nona’. La parola Gioia (Oh Freude!) che Beethoven si augurava di poter pronunciare ancora una volta proprio nei suoi giorni più disperati, nell’ultimo tempo della sua mirabile Nona Sinfonia: beethoven
O Provvidenza, concedimi un giorno di pura gioia, da tanto tempo ormai non conosco più l’intima eco della vera gioia. Oh quando, quando, Dio Onnipotente, potrò sentire di nuovo questa eco nel tempio della natura e nel contatto con l’umanità. Mai? No! Questo sarebbe troppo crudele“.

Dodici vite, dodici destini, uniti forse da una rabbia ostinata e non meno da un disperato amore ci offrono la loro testimonianza diretta. Libri che c’erano e non ci sono più.
Un giorno, da qualche parte, questi libri, tutti i libri scomparsi ma che sono esistiti, potrebbero miracolosamente ritornare nella loro biblioteca. Libri che devono essere letti prima di perderli. Hospice come meridiana per ricordarci il tempo.

Albrecht Durer Melancholia

Albrecht Dürer Melancholia

Ci destiamo, finalmente! Capiamo che ogni vita è una contraddizione, una nuova verità, un nuovo fulmineo miracolo irripetibile. Medici, Infermieri, Tecnici, Braccialetti bianchi, un Frate, scienza e benignità, aiuteranno noi, lettori, a ritrovare il senso dell’amore, a riportare noi, l’uomo, alla sua naturale dignità e umanità.

Nell’Hospice troveremo il tempo perduto per comprendere che nessun uomo vivente può essere più grande di un altro e che con la sincerità e la coerenza quell’uomo sarà se stesso e nessun libro sarà perduto.
Sulla carta sono crocefisso con i chiodi delle parole”, scrive Majakovskij nel suo ‘Flauto di vertebre‘. Ebbene, nessuno si stupisca se affermo che non esiste altro luogo al mondo in cui il dolore e la morte sono affrontati con mirabile e disperata immaginazione, il divino è dentro la natura febbrile della parola.

Arnold Boecklin -Island of the dead

Arnold Boecklin -Island of the dead

Ricordi, una semplice trama della vita. Come un fantasma la parola risuonerà in un bisbiglio e respirerà il respiro, sino agli estremi istanti, vertiginosi, dalla bocca pietrosa come il deserto.

( *** )
Noi
poeti
erranti
esploriamo
il mondo,
e in ogni porta
ci riceve la vita,
noi prendiamo parte
alla lotta sulla terra.
Quale fu la nostra vittoria?
Un libro,
Un libro pieno
di contatti umani,
di camicie,
un libro che non conosce
la solitudine, con uomini
ed utensili, un libro
è la vittoria.
Vive e cade
come tutti i frutti,
non soltanto ha luce,
non soltanto ha
ombra,
ma si spegne,
si sfoglia,
si perde
fra le strade,
crolla a terra.
Libro di poesia
del domani,
torna
ancora
ad avere neve o muschio
nelle tue pagine
le impronte
o gli occhi
lascino
tracce:
descrivici
di nuovo il mondo,
le sorgenti
nei folti boschi,
gli alti albereti,
i pianeti
polari,
e l’uomo
sui cammini,
sui nuovi cammini,
che avanza
nella selva,
nell’acqua, nel cielo,
nella nuda similitudine marina,
l’uomo
che scopre
gli ultimi segreti,
l’uomo
che ritorna
con un libro,
il cacciatore che ritorna
con un libro
il contadino
che ara
con un libro.

Francesco Pirella
Genova, 3 ottobre 2016

( *** ) Da Pablo Neruda, Ode al libro, a cura di Giovanni Battisti De Cesare,
Passigli, 2003