La lettura sulla carta è una risorsa fondamentale: non solo fissa nella memoria i concetti, ma fa crescere le potenzialità del nostro cervello. Libri, quaderni, appunti scritti a mano sono strumenti quotidiani per riconquistare l’equilibrio ed evitare l’eccesso di digitale, che ha invaso negli ultimi due decenni la vita di tutti. Con effetti negativi soprattutto sulle giovani generazioni, sulle quali il rischio di danni è maggiore. È, in estrema sintesi, quanto emerge dall’incontro che si è svolto, presso Fondazione Corriere della Sera, “Lettura su carta e scrittura a mano patrimonio culturale dell’umanità”, organizzato da Federazione Carta Grafica e Comieco, per il Book City Milano.
«BookCity – ha detto Carlo Emanuele Bona, Presidente Federazione Carta Grafica promotrice di questo incontro – ci invita a riflettere sulla vita ibrida e sicuramente uno degli elementi di complessità sul quale è bene concentrarsi è come conciliare la sempre più pervasiva spinta verso la digitalizzazione, con la lettura e la scrittura su carta, che sono alla base dello sviluppo psicofisico dell’umanità e che oggi rischiano, soprattutto con le nuove generazioni di perdersi.»
Carlo Montalbetti, Direttore Generale Comieco, ricorda che solo il 41% degli italiani legge *, ma le preferenze sulle modalità per farlo sono nette: il 74% dei lettori predilige la carta *. Una scelta che non stupisce. I benefici sono molteplici: la parola su carta dà possibilità di riflettere, apprendere meglio un testo, massimizzare le informazioni, favorendo la costruzione del proprio pensiero e, in termini più ampi, alla formazione di una coscienza ambientale collettiva.
La carta è poi protagonista di buone pratiche, a partire dalla raccolta differenziata. E in questo l’Italia è leader in Europa: nel 2021, ogni italiano ha avviato a riciclo oltre 60 kg di carta e cartone; il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici ha superato l’obiettivo UE dell’85% fissato al 2030. In un anno la raccolta differenziata di carta e cartone ha comportato il risparmio di 3,5 milioni di CO2 nell’atmosfera. Promuovere la lettura e anche la scrittura su carta è dunque un ulteriore modo per rafforzare buone abitudini.
Andreas Aceranti, psichiatra e neuroscienziato, dopo aver schematizzato il meccanismo che regola l’apprendimento a livello neurocognitivo, ha spiegato che “quando lo studente scrive a mano un appunto, lo ha già memorizzato. Diversamente, annotare sul computer fissa meno la memoria perché richiede un percorso abbreviato nel cervello”.
Eleonora Gaudenzi, presidente dell’Associazione Grafologica Italiana, afferma che l’efficacia della scrittura, in cui l’individuo riporta se stesso, è un fenomeno unico per ciascuno di noi: «Nel mio lavoro con i bambini riscontro che negli ultimi 20 anni la grafia sta peggiorando, fenomeno causato sia dalle dinamiche di insegnamento, sia dalla minore attitudine all’uso di carta e penna.»
Anna Teresa Ferri, Direttrice Istituto Rinnovata Pizzigoni di Milano, ha riportato l’attenzione sulla connessione fra il saper fare e il saper scrivere: «Un’esperienza quotidiana in cui i bambini sono educati a partire dalla coltivazione della terra e dei suoi frutti, nell’appezzamento della scuola, al racconto che ne consegue, scritto a mano nei banchi.»
Il riconoscimento del fascino del libro è stato portato all’incontro dallo scrittore Nicola Gardini, che ha affermato: «Possiamo leggere un libro in due modi: seguendo le parole che contiene o avendolo in casa. È da possedere, ci guarda, lo abbiamo acquistato o ricevuto, è un pezzo del nostro diario. Contiene segni, cose oggetti: un granello di sabbia, una carta d’imbarco, una macchia di caffé, le pagine corrugate da uno spruzzo del mare, le pagine segnate o spiegazzate. E una montagna di sensazioni ad esso associate. Un libro è fonte inesauribile di metafore della vita.»
Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, capofila di un’indagine conoscitiva sui danni provocati negli adolescenti dal digitale, ha dato riscontro delle problematiche che dall’eccessivo utilizzo degli schermi digitali si riversa soprattutto sulle giovani generazioni. Come risulta dal documento approvato nel giugno 2021 dalla 7ª Commissione permanente del Senato a luglio Istruzione pubblica, Beni culturali, “nei più giovani si registra calo del quoziente intellettivo, fatto mai avvenuto nella storia dell’umanità. Consolle di videogiochi e smartphone hanno sottratto tempo e capacità mentale, tutti gli indicatori del malessere giovanile come ansia, depressione, stress, disturbi alimentari derivano da un uso eccessivo dei dispositivi“, come hanno confermato gli studiosi interpellati dalla Commissione, le cui conclusioni hanno dato origine al libro “Coca Web, una generazione da salvare”.
È troppo tardi per rimediare? Per Cangini è importante innanzitutto mettere a nudo il problema, parlarne, restando consapevoli dei miglioramenti che il digitale apporta alla nostra vita, ma altrettanto avvertiti della necessità di guidarne l’uso. Una strada lungo la quale la carta ha, come risulta dall’incontro, un ruolo da protagonista.
Potete leggere qui un approfondimento.
* Fonte: dati Istat 2020
Il profumo delle pagine dei libri, mi insegnò a sentire, tre anni fa, un editore bolognese, conosciuto a Modena a una fiera per l’editoria.
L’esperienza olfattiva, insieme a quella tattile, stimola il cervello a creare un contatto emotivo prima che inizi la lettura. E proprio la vasta gamma di carta, ci porta a sceglierla per i più svariati motivi: per un disegno, una stampa di pregio, un libro di qualità, una lettera e molto altro.
Sarebbe sufficiente soffermarsi sulla lettera per comprendere l’entità del cambiamento della società nei confronti della scrittura, negli ultimi anni. Per gli uomini e le donne della mia generazione, scrivere una lettera d’amore in bella grafia, e riceverla, rientrava nella normalità, così come la sana abitudine, appresa sui banchi di scuola, di ampliare la cerchia delle conoscenze oltre confine, corrispondendo con gli amici di penna che univa l’utile al dilettevole.
A distanza di alcuni decenni, oggi, in veste di autrice di libri, riesco a spiegarmi perché ho sempre iniziato a scrivere a mano le bozze dei miei testi, quando sarebbe tanto comodo e veloce utilizzare la tastiera di un computer.
È innegabile che l’evoluzione tecnologica sia un valido aiuto e, spesso, anche un supporto ai vari livelli di istruzione, nelle disgrafie di quegli studenti che, viceversa, sarebbero costretti a compiere sforzi enormi e non raggiungerebbero buoni risultati nelle prove scritte. Ma è altrettanto vero che l’uso smisurato della tecnologia, dei social e degli smartphone, ha reso la comunicazione, seriale, stereotipata, senz’anima, se si eccettua quella trasmessa con le espressioni delle emoticon, sempre più dettagliate.
Purtroppo, solo chi ha provato l’esperienza della scrittura con carta e penna riesce a evitare gli eccessi del click facile su WhatsApp e sulle varie App di comunicazione virtuale, non perdendo il contatto con la realtà.
Ma possiamo biasimare unicamente gli studenti, bambini o adolescenti che siano? Da qualche anno, ormai, già nella Primaria, gli insegnanti hanno l’abitudine di consegnare loro fotocopie da crocettare, limitando l’uso della penna a una semplice X o a brevi frasi che non superino l’ampiezza dei puntini previsti per le risposte. E, proseguendo gli studi, la situazione non migliora di certo.
Questo voler fare sempre meno fatica, conduce verso un appiattimento delle capacità, con un conseguente sviluppo parziale delle stesse. Tuttavia, esistono anche situazioni positive, all’interno delle strutture scolastiche e complementari ad esse, volte a indirizzare i giovani verso un apprendimento sano che permetta di sviluppare abilità e talenti, grazie all’impegno di insegnanti consapevoli.
E, tornando alla lettura, l’avvento del più pratico ebook ha semplificato anche l’approccio con il libro che viene sostituito da un’immagine elettronica che si vede, ma non esiste nel mondo dei cinque sensi, perché sparisce quando si arriva all’ultima pagina. Di sicuro non occupa spazio nella libreria di casa, ma quale emozione suscita? Sui ripiani della libreria, invece, meritano di essere riposti i libri che hanno lasciato un segno, che contengono una dedica che emoziona ogni volta che la si rilegge, che conservano un segnalibro particolare che apre la memoria a vecchi ricordi o, persino, la traccia di un’orecchia su una pagina degna di nota.
Non si chiede di scegliere di passare dalla matita alla penna stilografica, ormai soppiantata dalla più pratica penna a sfera, né di rinunciare alla praticità dei social e di WhatsApp che, nelle giuste dosi, sono molto utili, né di sperperare denaro nell’acquisto di libri di carta, e neppure di ricoprire la scrivania di volumi presi in prestito in biblioteca, ma di dosare al meglio ciò che si sceglie di fare, evitando gli eccessi e lasciando alla mente il giusto margine per progredire.