Barbara Truffi, laureata in Scienze e Arti della Stampa al Politecnico di Torino, si dedica a una grande passione: l’arte nelle sue varie espressioni.

Barbara Truffi e le sue uova di struzzo
Partendo dalla fotografia macro, procedendo con la pittura su carta, tela e altri supporti anche di grandi dimensioni che diventano meravigliosi trompe l’oeil, fino ad arrivare all’incisione e intaglio su vetro e uova, in particolare quelle di struzzo, sfidando la consistenza del guscio, al limite della rottura. Perché proprio quelle, ce lo faremo dire da lei.
MetaÃlice – Ciao Barbara, sono felice di averti ritrovata. Veniamo dalla stessa realtà artistica, ma abbiamo preso strade diverse. Una grafica che è divenuta artista dell’intaglio, interesse e capacità già attiva in te sin dai tempi dell’università. Che cos’è per te l’arte?
Barbara Truffi – Ciao Wilma, è sempre un piacere parlare con te. Hai ragione, fin dai tempi universitari l’arte mi ha appassionata nelle sue varie espressioni. Dopo la laurea in Scienze e Arti della Stampa ho proseguito i miei studi; grazie alla borsa di studio Erasmus, sono andata al Politecnico di Grenoble dove ho preso la specializzazione in Scienze dei Materiali e poi ho continuato con il dottorato di ricerca in Ingegneria dei Processi Industriali, con specializzazione in Processi Grafico-cartari e posso affermare che anche questa esperienza in terra francese ha sviluppato in me nuove consapevolezze anche in materia artistica.
Ma veniamo a noi, per me arte è emozione: cogliere l’attimo nella fotografia, poterlo fermare nel tempo nei disegni e nelle pitture con tracce indelebili, infine è la ricerca del particolare anche nell’incisione su materiali duri dove se sbagli non c’è rimedio.
ARTE per me è un acronimo: Armonia, Ricerca, Temperamento, con un po’ di Estro.
MAÃ – Un curriculum di tutto rispetto. Sul tuo sito distingui tre parole: arte, pittura, scultura, ma io aggiungerei anche fotografia. Che cosa sono per te e quali soddisfazioni ti stanno dando?
BT – Hai ragione, forse è proprio la fotografia lo strumento di arte a cui mi dedico di più, forse perché è più immediato. Amo fotografare paesaggi, e soprattutto la natura nei sui vari colori, quindi fiori, alberi e particolari di vario genere. Per me queste espressioni sono uno svago che mi dà molte soddisfazioni, soprattutto quando ho un riscontro dalle persone che le osservano. Le incisioni, che richiedono tanta pazienza e molto tempo nella realizzazione, mi danno serenità mentre le realizzo e soprattutto quando le termino e vedo che il mio tempo è stato ben speso.
MAÃ – Vivi in campagna, in mezzo alla natura. È stata una scelta obbligata o ragionata? E in ogni caso, quanto giova al tuo talento artistico?
BT – Come ho già anticipato, amo la natura nelle sue varie declinazioni. Dapprima mi sono trasferita da Torino in campagna per avvicinarmi al mio posto di lavoro (ormai dismesso) e ritornare ai luoghi d’origine, ma poi questa scelta mi ha dato lo slancio per iniziare cose nuove con l’incisione e ad applicarmi nel tempo libero di nuovo al disegno e alla pittura, mentre la fotografia è sempre stata una passione e in campagna ho avuto l’imbarazzo della scelta.
MAÃ – Ma passiamo alle tue opere che ritengo più difficili da realizzare: l’intaglio delle uova di struzzo. Quanto tempo impieghi a intagliare un uovo di struzzo che diventa una splendida lampada? E in seconda battuta, hai imparato da qualcuno o sei un’autodidatta?
BT – Intagliare un uovo di struzzo è un’impresa nel vero senso della parola. Non posso dare un tempo di realizzazione, ogni uovo ha una sua forma, un suo spessore e poi dipende molto dal disegno che intendo realizzare; possono essere giorni per i disegni semplici e solo incisi, come mesi nei casi più complessi, fino ad arrivare al traforo, sempre incrociando le dita che non si rompano in ultima battuta.
Ho iniziato per caso, andando a un mercatino delle cose usate, ho visto delle uova di struzzo e mi è venuta la curiosità di comprarne uno e provare a inciderlo. Sono autodidatta quindi, e la prima volta non sapevo da che parte iniziare, allora ho preso una fotografia che avevo scattato in Africa durante un safari, un paesaggio con le classiche piante della savana, e l’ho riprodotto sul guscio dell’uovo, in parte semplificandolo, usando tecniche inventate sul momento. Visto il risultato positivo, ho poi continuato fino a intagliare il guscio con incisioni al limite della rottura. Tengo a precisare che le uova non hanno nessun rinforzo, sono naturali, sono pulite al loro interno da ogni traccia di sostanza organica. Le disinfetto e poi incido e solo successivamente tolgo tutte le pellicine che sono presenti all’interno, in modo che rimanga solo la parte calcarea del guscio inciso. Non sono né verniciate né supportate da colle per resistere agli urti o incidenti, sono così, al naturale. Le uova non diventano sempre delle lampade anche se la luce può esaltare il disegno inciso, ma possono essere anche dei soprammobili, soprattutto quelle intagliate.
MAÃ – Come procedi esattamente?
BT – Acquisto l’uovo, possibilmente già svuotato dall’allevatore di struzzi. Mi è capitato di acquistarlo intero e ho fatto una gran frittatona che ho offerto ai miei amici. Un uovo di struzzo equivale a 20-30 uova di gallina.
-Disinfetto l’interno per eliminare ogni residuo organico (tuorlo, albume, ecc);
– faccio un disegno approssimativo, solo per definire le aree da incidere e traforare;
– inizio l’incisione con una piccola fresa;
– dopo aver terminato l’incisione sono necessari molti lavaggi per eliminare la massa di polvere creata;
– infine arriva la parte ancora più delicata: eliminare tutte le pellicine interne al guscio. Questa fase è doppiamente difficile perché le pellicine sono attaccate al guscio e staccandole si rischia di rovinare il lavoro fatto e a volte rompere tutto, e se invece non ho eseguito il traforo, possono rimanere tracce visibili se l’uovo è retroilluminato perché si potrebbero vedere in trasparenza e disturbare la traslucidità.
La funzione principale è quella di soprammobile, soprattutto per collezionisti o amanti del genere, senza dovere necessariamente diventare una lampada. Certo sono belle, infatti ho provato alcuni tentativi, ma l’uovo si potrebbe rompere a causa del surriscaldamento del guscio. Quelle in versione natalizia, hanno al loro interno una piccola lampadina fredda a pile. Per spegnere la lampadina, però, bisogna togliere l’uovo. Probabilmente un buon artigiano elettricista riuscirebbe a risolvere il problema.
MAÃ – Un gran lavoro, ma ciò che crei rimane a te o permetti ad altri di goderne? Vendi le tue opere, partecipi a mostre?
BT – All’inizio le tenevo per me, poi ho partecipato ad alcune mostre collettive. La prima è stata a Venezia durante la Biennale del 2012, poi in occasione dell’American’s Cup ho partecipato alla mostra itinerante delle “Vele d’Arte” a Capri, a Piano di Sorrento e a Roma creando una vera e propria vela che rappresentasse un mio uovo (considerando la fragilità dell’uovo inciso, l’idea di realizzare una vela è stata geniale e molto più pratica per il trasporto tra una sede e l’altra). Ho realizzato anche uova su ordinazione per alcune occasioni particolari, quindi sì, le vendo anche a persone interessate.
Ho partecipato anche a mostre fotografiche, in particolare a Micro2, mostra itinerante a Milano.
Negli ultimi anni ho realizzato anche delle pitture su legno e stoffa in particolare per tovagliette da breakfast e tovaglie per tavoli importanti. Ho dipinto, come hai già anticipato, un trompe d’oeil (1 x 2,3 m), ma questo è rimasto sui muri di casa mia. Per ultimo, qualche anno fa, mi hanno commissionato il restauro conservativo della statua di San Giuseppe posta all’Opera Famiglia Casa di Nazareth di Morzano (BI).
MAÃ – Una bella soddisfazione essere interpellati per un restauro. Questo ci fa capire quali sono le tue capacità e qual è il ritorno, il famigerato feedback di ciò a cui ti applichi. Ma chi sono i tuoi fan, qual è il tuo pubblico?
BT – I miei fan sono persone appassionate di oggetti unici, sono collezionisti d’arte ma anche persone comuni a cui piacciono gli oggetti che realizzo.
MAÃ – Non hai ancora pensato di riunire le tue opere in un libro? In fondo ti sei formata anche nel mondo delle arti grafiche editoriali.
BT – Realizzo regolarmente libri fotografici delle mie vacanze e anche per amici e conoscenti che me li chiedono, ma hai ragione, non ho mai pensato di realizzare un libro delle mie opere, soprattutto per le uova. Potrebbe essere una bella idea, però mi aiuti per i commenti alle opere? Se lo facessi io, sarebbero di parte.
MAÃ – Perché no, potrebbe nascere una collaborazione artistica-editoriale. I nostri lettori dove ti possono trovare?
BT – Mi possono trovare sul web, sul mio sito artpaintsculptor o la mia pagina personale Barbara Truffi (anche se entrambi avrebbero bisogno di un buon aggiornamento) oppure semplicemnte via mail barbara.truffi@gmail.com

Barbara Truffi nel suo atelier

Barbara Truffi – riccioli

Barbara Truffi – margherite

Barbara Truffi – Cupola S. Pietro

Abete

Acquerello
Grazie Barbara per aver condiviso con noi la tua arte. Tienici informati sulle novità. E chissà che non pubblichiamo il tuo libro che potrebbe inaugurare una nuova Casa Editrice. Mai dire mai…
Buon proseguimento!
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