Secondo un’indagine realizzata da Nic Newman per conto del ‘Reuters institute for the study of journalism’, gli editori temono le piattaforme WEB.

Anche se la crescita globale degli smartphone sta rallentando (l’acquisto di smartphone è cresciuta del 3% nel 2017, rispetto al 10% del 2016 e al 28% del 2015), ma la dipendenza da questi dispositivi è in crescita: il 46% degli utenti di smartphone nel mondo ha accesso a notizie dal letto e il 32% in bagno.

Ovviamente lo schermo più piccolo sta cambiando i formati di notizie e informazioni in generale. I contenuti visivamente guidati diventeranno più importanti, così come le notifiche push e gli avvisi. Un ruolo sempre più importante lo svolgeranno le fotocamere, mentre software sofisticati permetteranno di creare contenuti personalizzati da comunicare istantaneamente con gli altri. Queste tecnologie stanno diventando il nuovo campo di battaglia per giganti della tecnologia, e aprono una gamma di nuove esperienze multimediali e opportunità di business.

Il potere dei social

L’indagine dimostra come il potere e il ruolo che le piattaforme web, come Fb e Twitter, stanno assumendo vengano percepiti dal 44% dai media come la più grande minaccia per il 2018. Un dato che sale al 55% se si considerano esclusivamente gli editori di giornali. Questi ultimi sono tra coloro che maggiormente temono la diffusione delle piattaforme web, che in questi ultimi anni stanno sempre più sottraendo i profitti derivanti dai ricavi pubblicitari. Non tutte le aziende tecnologiche sono però viste con uguale preoccupazione. Su una scala da 1 a 5, c’è una visione più positiva verso Google (3.44) e Twitter (3.23) rispetto a Snapchat (2.82) e Facebook (2.57).

Il sentimento nei confronti di Facebook, in particolare, sembra essere peggiorato a seguito del suo ruolo nel promuovere fake news e lo scarso successo che hanno avuto i video. Sempre secondo il report, l’incapacità a innovare preoccupa il 20% del campione, mentre il 17% degli interpellati teme la resistenza al cambiamento. Le organizzazioni giornalistiche si trovano così a dover ripensare il loro ruolo in un mondo in cui le persone andranno sempre meno a cercare le notizie, perché si sentiranno sempre più immerse in esse.

La pubblicità

Le grandi piattaforme tecnologiche si stanno accaparrando la maggior parte dei fondi pubblicitari digitali grazie alla loro capacità di indirizzare il pubblico in modo efficiente e su vasta scala. I media, dal canto loro, stanno tentando di studiare e sperimentare nuovi approcci, come ad esempio diverse forme di pagamento del lettore.

Nel report, il 44% degli editori afferma che l’abbonamento digitale rappresenta un flusso di entrate molto importante rispetto a qualsiasi altra opzione. I video (ads o sponsorizzati) interessano circa la metà degli editori, la “membership” è considerata molto importante per il 16% degli interpellati, mentre le “donazioni una tantum” interessano il 7% degli intervistati.

Spostarsi quindi verso una strategia del “reach + ads” a “engagement + subscriptions” non è solo un semplice cambiamento nel modello di business, ma obbliga gli editori a ripensare i contenuti che creano e al pubblico dei destinatari.