Il mercato non tira. L’osservatorio di filiera non ci dà buone notizie. La ripresa, se e come ci sarà, è rimandata al 2015. Non ci resta che piangere? Eppure qualcuno ci invita a essere positivi e ottimisti; altri ci danno qualche filo di speranza. A Drupa vedremo se il barometro segna tempo buono o tempesta, ma intanto il due maggio ci sarà l’annuncio bomba di Benny Landa.

Non la vedo bene. Ma per giustificare questa ‘battuta’ occorre qualche spiegazione.
Pochi giorni prima di Pasqua, pensando a quale editoriale propinarvi per il mese di aprile mi stavo ispirando a un bel discorso che l’amico Tonino aveva scritto sul suo giornale Next (parlo di Tonino Dominici e del suo bel periodico bimestrale di Box Marche) sul numero di febbraio dedicato al tema del Destino. Dominici, che è ottimista per natura, premesso che “viviamo un momento particolare sotto il profilo economico, morale e sociale” prosegue con piglio realisticamente pessimistico: “insieme alla paura cresce il senso d’impotenza e la voglia di rimandare, di non provare, di accettare lo status quo, l’immobilismo, la non assunzione di responsabilità e di rischi.” E aggiunge: “abbiamo abolito il principio della responsabilità e non siamo più disposti a metterci in gioco, …, ci adagiamo nella ‘comfort zone’ … perché l’abbiamo ricevuta in eredità, è lì, senza averla conquistata.
Ma poi cambia tono e viene alla proposta: “Ascoltare meno le Cassandre … e guardare avanti con fiducia, positività e entusiasmo. Dobbiamo guardarci dentro e scoprire quello che siamo”. La sua conclusione è quindi decisamente positiva e di speranza “e mettiamo nella nostra mente e nelle nostre mani il nostro destino, non lasciamo agli altri decidere della nostra vita” e conclude citando Giovanni Paolo II “Facciamo della nostra vita un capolavoro“.

Tutto condivisibile, purché ci intendiamo su alcuni termini: per alcuni il ‘capolavoro della vita’ potrebbe essere quello di farsi i propri comodi a scapito della libertà altrui, speculare e rubare a man bassa come sta accadendo, da sempre ma oggi più che mai, nel mondo della politica. E questo non ci aiuta a essere ottimisti, ad avere fiducia nelle nostre forze.

So che molti imprenditori tipografi del nord hanno dato per anni fiducia al “nuovo che avanza” al nuovo che deve cambiare questa politica di ladroni. Ora ne abbiamo i risultati sotto gli occchi e i ladroni si sono biblicamente moltiplicati.
Ma in questo caso, ciò che più amareggia non è solo la disinvoltura con cui si gestisce il denaro pubblico per uso privato (tanto poi si colpiranno solo quelli trovati con le dita sporche di marmellata, ma chi ce li ha messi?) bensì la non cultura che ne è alla base e di cui costoro si fanno vanto. A rinfrescare le idee invito a leggere l’articolo di Francesco Merlo uscito proprio nel giorno di Pasqua: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/04/08/le-lauree-in-canottiera.html.
Qui c’è la sintesi di certa Italia. Sarà una minoranza, ma che diventa consistente tra chi ha le mani sulle leve del potere. Del resto ho sentito più d’un tipografo andar fiero di non aver mai letto un libro (ed è il colmo per chi stampa per mestiere).

  Poi, dopo le belle parole di speranza di Tonino e i dardi infuocati di Merlo, leggo l’ultimo blog sull’economia dell’amico Vittorio E. Malvezzi (http://www.soldionline.it/network/mercati-usa/una-strategia-particolare.html).
Da questo, che suggerisco di leggere per intero, cito l’incipit: “E’ cosa buona e giusta tenere i piedi per terra e pensare concretamente ai danèe. Figurati se non sono d’accordo, è una cosa fondamentale. Però come si fa con le fondamenta, su di loro bisogna costruire qualcosa che si elevi verso l’alto. Quindi un paio di volte all’anno pensiamo anche a quelli che vengono chiamati i Valori.” Ecco un invito condivisibile e auspicabile.
Ma poi, nella sua analisi, ci dice che “Negli USA i posti di lavoro “non farm” aumentano meno del previsto. Se il recupero dovesse procedere di questo passo, non rivedremmo i livelli del 2008 prima della fine del 2015.

Cosa possiamo dedurre da tutto questo? Cosa possiamo aspettarci per il nostro Paese e il nostro mercato? Quali speranze possiamo nutrire? Purtroppo, e vorrei essere smentito, temo che ci sia ben poco da stare allegri. Soprattutto perché si ritorna sempre nel solito mònito che da lustri sento ripetere: “dove non c’è ricerca e sviluppo non c’è crescita“. Ma qual è, non dico l’industria italiana, ma anche la semplice impresa, che può permettersi di investire seriamente in ricerca e sviluppo? E, soprattutto, qual è il piccolo o medio imprenditore che ne ha la mentalità? E se anche le avesse, ne ha i mezzi? E lo Stato? (qualcuno mi dice che fortunatamente è assente, perché quando interviene sono guai).
Abbiamo letto il rapporto sull’andamento del terzo trimestre 2011 e primo del 2012 sul mercato carta, stampa e converting: negativo su tutti i fronti ma, a mio modestissimo e ininfluente parere, le stesse ‘misure’ auspicate dal presidente, mi sono sembrate sempre le stesse che si ripetono da alcuni anni e che non hanno ancora avuto risposta. Forse perché non ce ne sono altre.
Ma intanto prepariamoci ad assistere alla nuova rivoluzione nel mondo della stampa: quella che Benny Landa annuncerà il 2 maggio prossimo. Ne vedremo delle belle.

Post Scriptum: ricordiamoci che Benny Landa ha investito il ricavato dalla vendita della sua società Indigo alla HP per costituire una società con un centinaio di cervelli: ingegneri, fisici, chimici, di altissimo livello. Le altre aziende poi non si lamentino se vedranno il proprio mercato restringersi inesorabilmente.